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Artrite reumatoide all’esordio: più articolazioni dolenti sono un cattivo segnale

Un anno di trattamento con abatacept ha impedito che l'artrite reumatoide passasse dallo stadio "preclinico" allo stadio "clinico" nella maggior parte dei pazienti

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In pazienti con artrite reumatoide, la presenza di un maggior numero di articolazioni dolenti anziché tumefatte si lega ad outcome funzionali peggiori

In pazienti affetti da artrite reumatoide (AR), la presenza di un maggior numero di articolazioni dolenti anziché tumefatte si lega ad outcome funzionali peggiori. Queste le conclusioni di uno studio pubblicato su ACR Open Rheumatology, che suggerisce che l’impiego della differenza tra la conta articolare delle articolazioni dolenti e quella delle articolazioni tumefatte potrebbe rivelarsi utile nell’identificare i pazienti a rischio di outcome funzionali peggiori.

Razionale e disegno dello studio
I pazienti con AR precoce presentano spesso un numero di articolazioni dolenti superiore rispetto al numero di articolazioni tumefatte, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio. Sono molteplici le cause invocate per spiegare questa differenza e l’attività della malattia potrebbe essere sovrastimata.

Per questi motivi, gli autori del nuovo studio si sono proposti di valutare l’effetto della differenza tra le conte articolari (TSJD) sugli outcome funzionali in pazienti con AR precoce e di determinare se questo effetto differisse in base all’entità delle articolazioni colpite.

A tal scopo, i ricercatori hanno attinto ai dati della Canadian Early Arthritis Cohort,  una coorte prospettica e osservazionale.
Sono stati inclusi nell’analisi pazienti adulti arruolati da gennaio 2016 ad agosto 2022 con AR attiva e all’esordio (durata ≤12 mesi), che presentavano almeno 2 articolazioni tumefatte.

Durante il primo anno di follow-up dello studio, i partecipanti hanno completato il Multidimensional Health Assessment Questionnaire (MDHAQ) – un questionario sull’impatto dell’AR sulla qualità della vita -, la scala Quality of Life in Neurological Disorders upper extremity (Neuro-QOL UE) – che misura la qualità della vita in presenza di disordini neurologici delle estremità superiori – e il questionario Work Productivity and Activity Impairment from RA (WPAI-RA, che misura la produttività lavorativa e l’impatto dell’AR sulle attività.

Per ciascun partecipante allo studio, i ricercatori hanno eseguito la conta di 28 articolazioni tenere e tumefatte in modo da calcolare i punteggi complessivi della TSJD.

Lo studio ha incluso 547 pazienti (70% donne) con un’età media di 56 anni e una durata media della malattia pari a 5,3 mesi. All’arruolamento nello studio, il 52% dei pazienti (n=287) presentava una TSJD superiore a zero, indicativa della presenza di un numero maggiore di articolazioni dolenti anziché tumefatte. Le grandi articolazioni rappresentavano questa differenza nel 43% dei pazienti e le piccole articolazioni nel 34% dei pazienti.

Risultati principali
A 12 mesi, la percentuale di pazienti con una TSJD positiva è diminuita dal 52% al 32%, con il 25% dei pazienti che, in corrispondenza di questo timepoint, presentava una TSJD delle piccole articolazioni superiore a 0 e il 15% una TSJD delle grandi articolazioni superiore a 0.

Nel complesso, una TSJD maggiore è risultata collegata ad una peggiore funzione fisica generale e delle estremità superiori, nonché ad una maggiore compromissione della produttività lavorativa e dello svolgimento di attività.
Un aumento di un punto nella TSJD è risultato associato ad un peggioramento della funzione secondo i punteggi MDHAQ (variazione media aggiustata: 0,10; IC95%: 0,08-0,13), ad un peggioramento dei punteggi Neuro-QOL UE (media aggiustata: -0,59; IC95%: da -0,76 a -0,43) e ad una maggiore compromissione della produttività lavorativa (variazione media aggiustata: 1,95%; IC95%: 0,85%-3,05%) e dello svolgimento di attività (variazione media aggiustata: 1,67%; IC95%: 0,99%-2,36%), secondo i punteggi WPAI-RA.

Una TSJD di entità maggiore per le grandi articolazioni è risultata associata ad outcome funzionali peggiori in misura superiore a quanto osservato per le piccole articolazioni, in base ai punteggi MDHAQ per le grandi articolazioni (variazione media aggiustata: 1,26; IC95%: 0,99-1. 50), ai punteggi Neuro-QOL UE (variazione media aggiustata: -6,90; IC95%: da -8,43 a -5,37) e ai punteggi WPAI-RA per la compromissione della produttività lavorativa (variazione media aggiustata: 20,01%; IC95%: 10,56%-29,49%) e dello svolgimento di attività (variazione media aggiustata: 21,90%; IC95%: 16,50%-28,20%).

Riassumendo
Nel complesso, nonostante alcuni limiti metodologici intrinseci dello studio ammessi dagli stessi autori (studio osservazionale, breve durata del follow-up, mancanza di dati disponibili per ciascun partecipante allo studio per tutti i timepoint considerati, impossibilità di poter effettuare valutazioni ecografiche per individuare la presenza di sinovite), i risultati ottenuti hanno dimostrato che la valutazione di TSJD, soprattutto per le grandi articolazioni, potrebbe rivelarsi utile per identificare quei pazienti a rischio di outcome funzionali peggiori e, pertanto, necessitanti di interventi farmacologici precoci e mirati.

Bibliografia
Meng CF et al. Having more tender than swollen joints is associated with worse function and work impairment in patients with early rheumatoid arthritis. ACR Open Rheumatol. Published online March 6, 2024. doi:10.1002/acr2.11658
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