In pazienti affetti da bronchiettasie, la gravità della malattia è risultata maggiore con una conta di eosinofili nel sangue inferiore a 50 cellule/μL o superiore a 300 cellule/μL
In pazienti affetti da bronchiettasie, la gravità della malattia è risultata maggiore con una conta di eosinofili nel sangue inferiore a 50 cellule/μL o superiore a 300 cellule/μL. Questo il risultato principale di uno studio recentemente pubblicato su CHEST, dal quale è emerso anche come, tra i due gruppi, quello con una conta più bassa di eosinofili si caratterizzi per una maggiore severità di malattia e delle esacerbazioni.
Razionale e disegno dello studio
Per quanto sia nota dalla letteratura l’esistenza di una relazione comprovata tra la conta degli eosinofili nel sangue (BEC) e la gravità dell’asma e della BPCO, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio, la sua relazione con le bronchiettasie non è ancora stata ben stabilita.
L’obiettivo di questo studio, pertanto, è stato quello di analizzare la relazione tra la BEC e il numero e la gravità delle esacerbazioni, nonché la risposta dei pazienti al trattamento con corticosteroidi per via inalatoria (ICS) nelle bronchiettasie.
Lo studio, avente un disegno osservazionale prospettico e multicentrico (43 centri), ha attinto ai dati iberici del Registro spagnolo delle bronchiettasie. Sono stati inclusi pazienti con bronchiettasie accertate e una BEC nota, mentre sono stati esclusi quelli con asma o trattamenti antieosinofili.
I pazienti sono stati suddivisi in quattro gruppi in base alla BEC al momento dell’inclusione nello studio in una situazione di stato stazionario: (1) bronchiectasie eosinopeniche (< 50 eosinofili/μL), (2) basso numero di eosinofili (51-100/μL), (3) numero di eosinofili nella norma (101-300/μL) e (4) bronchiettasie eosinofile (> 300 eosinofili/μL).
Considerando la coorte in toto, 123 pazienti (13,3%) erano affetti da bronchiettasie eosinopeniche (< 50 cellule/μL), 164 pazienti (17,7%) presentavano un basso numero di eosinofili (51-100 cellule/μL), 488 pazienti (52,6%) mostravano un numero di eosinofili nella norma (101-300 cellule/μL) e 153 pazienti (16,5%) erano affetti da bronchiettasie eosinofile (> 300 cellule/μL).
Risultati principali
Al basale, diverse caratteristiche erano più elevate nei gruppi di pazienti con eosinopenia ed eosinofilia rispetto ai gruppi a basso e normale numero di eosinofili: gravità complessiva della bronchiettasia, prevalenza di infezione bronchiale cronica da Pseudomonas aeruginosa, impiego di antibiotici e macrolidi per via inalatoria, numero e gravità delle esacerbazioni e ricorso agli ICS. I valori di FEV1, invece, erano più elevati nei gruppi a basso normale numero di eosinofili.
I ricercatori hanno utilizzato tre punteggi per valutare la gravità della malattia, tra cui FACED (FEV1, Età, Infezione cronica da P. aeruginosa, Estensione [lobi radiologici interessati] e Dispnea), Esacerbazioni-FACED e l’Indice di gravità della bronchiectasia (BSI). In ognuno di questi punteggi, è stata riscontrata una severità di malattia significativamente maggiore tra i pazienti con eosinopenia rispetto a quelli con eosinofilia.
Il dato rilevante dello studio è che la relazione tra BEC e gravità delle bronchiectasie può essere descritto da una curva a “U”, suggestiva di una maggior severità di malattia in corrispondenza con una conta ridotta o elevata di eosinofili nel sangue.
In modo analogo, anche la relazione tra BEC e riacutizzazioni può essere descritto da una curva a “U”, con un aumento significativo di ricoveri (P =0,032) e del numero di riacutizzazioni (P = 0,012) tra i pazienti con eosinopenia rispetto a quelli con eosinofilia.
Tra i gruppi di pazienti con numero di eosinofili ridotto o nella norma, non sono state rilevate differenze significative in termini di severità di malattia, anche se, in questo casi, i ricercatori hanno documentato un numero significativamente maggiore di ricoveri e riacutizzazioni nel gruppo a basso numero di eosinofili (gravità delle riacutizzazioni, P = 0,022; numero di riacutizzazioni, P = 0,044).
Focalizzando l’attenzione sui pazienti sottoposti a trattamento con ICS, è emerso che i pazienti con la conta degli eosinofili più elevata hanno sperimentato una riduzione significativa del numero di ospedalizzazioni (1,2 vs. 0,7; P = 0,011) e del numero di esacerbazioni (2,2 vs. 1,5; P = 0,017). I ricercatori hanno sottolineato, a questo riguardo, che questo risultato è stato osservato solo in questo gruppo di pazienti.
Dei quattro gruppi, il gruppo di pazienti con bronchiettasie eosinofile era quello con il maggior numero di individui colpiti da esacerbazioni (54,6%) e i ricercatori hanno riscontrato un rischio maggiore di esacerbazioni frequenti (almeno tre esacerbazioni all’anno) in questo gruppo (HR = 1,28; IC95%: 1,1-2,1) rispetto al gruppo con un numero di eosinofili nella norma. In particolare, il rischio di esacerbazioni frequenti era ancora più elevato nel gruppo di pazienti con eosinopenia rispetto al gruppo con un numero di eosinofili nella norma (HR = 2,4; IC95%: 1,6-3,7).
Riassumendo
In conclusione, la relazione tra la BEC e la gravità delle bronchiettasie presenta (dal punto di vista funzionale, microbiologico e delle riacutizzazioni) una relazione descritta da una curva a U (una U rovesciata nel caso del FEV1), mentre il gruppo con meno di 50 eosinofili/μL si è caratterizzato per essere quello colpito da malattia più grave.
Bibliografia
Martínez-García MÁ, et al. The U-Shaped Relationship Between Eosinophil Count and Bronchiectasis Severity. The Effect of Inhaled Corticosteroids CHEST. 2023;doi:10.1016/j.chest.2023.04.029.
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