Infezioni tropicali e antibiotico-resistenza: sono queste le minacce che ci troviamo oggi a fronteggiare come conseguenza della globalizzazione. Se ne parlerà anche al G7
Infezioni tropicali e antibiotico-resistenza: sono queste le minacce che ci troviamo oggi a fronteggiare come conseguenza della globalizzazione. Queste sfide, che saranno anche al centro del prossimo G7 che si terrà ad Ancona dal 9 all’11 ottobre, sono state analizzate nel secondo appuntamento dell’anno del progetto “La Sanità che vorrei…”, promosso dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, in collaborazione con altre società scientifiche (in questa occasione AMCLI, SIMA, SIMM, SIMeVeP, ISAC-CNR), associazioni di pazienti, rappresentanze della società civile e delle imprese (Assobiotec, Farmindustria, CARB-X), decisori politici, istituzioni.
Le infezioni tropicali preoccupano il futuro dell’Italia
L’incontro scientifico-istituzionale “La tutela della salute umana in un mondo che cambia: l’approccio One Health nella Salute Globale nel corso dell’epidemia da AMR”, si è tenuto presso l’Auditorium Cosimo Piccinno del Ministero della Salute organizzato da Aristea International, ha visto il susseguirsi di tre tavole rotonde moderate dal giornalista scientifico Daniel Della Seta.
Ad aprire la giornata i saluti istituzionali del Prof. Francesco Saverio Mennini, Capo del Dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Servizio sanitario nazionale del Ministero della Salute, e l’intervento del Prof. Claudio Mastroianni, Past President SIMIT. Un percorso culturale per le nuove sfide cui siamo chiamati ad affrontare, e una interconnessione continua tra Società Scientifiche e istituzioni, in grado così di poter supportare gli specialisti in questo approccio multidisciplinare integrato.
“Il cambiamento climatico cui assistiamo è ormai irreversibile. Da anni ci troviamo di fronte a una serie di infezioni tropicali che saranno sempre più presenti alle nostre latitudini, a causa dei frequenti spostamenti di popolazione e del riscaldamento globale – ha sottolineato il Prof. Mastroianni –. Possiamo ipotizzare con ragionevolezza che i casi di Dengue, Zika, West Nile, Chikungunya già diffusi in passato si presentino nuovamente, soprattutto nella stagione estiva, con sempre maggiore frequenza. Servono pertanto sistemi di sorveglianza attivi sulla circolazione dei microrganismi, diagnosi precoci, oltre che una prevenzione vaccinale.
La tavola rotonda scientifica intitolata “Come cambia l’approccio alla salute fra infezioni tropicali, eventi estremi, fenomeni migratori” si è soffermata proprio su questi rischi. Sandro Fuzzi, Membro Comitato ONU per i cambiamenti climatici e associato di ricerca del CNR ISAC (Istituto Scienza Atmosfera e Clima), di Bologna, ha rilevato che le stime attuali ci portano per il 2050 a identificare a causa del cambiamento climatico 14,5 milioni di morti addizionali, con un danno economico stimato in 12mila 500 miliardi di dollari.
Inoltre, mezzo miliardo di persone saranno esposte a patologie provocate da vettori (dati del World Economic Forum, Quantifying the Impact of Climate Change on Human Health, January 2024.). Il Prof. Prisco Piscitelli, Vicepresidente SIMA – Società Italiana Medicina Ambientale, ha ricordato che nel 2023, dalla primavera all’autunno scorsi, in Italia vi sono stati 350 casi di West Nile, distribuiti in quasi tutte le regioni. Le isole di calore urbano e le piantumazioni utili ad assorbire il “climate change” sono solo alcune delle contromisure attuate.
Numeri che fanno eco alle cifre segnalate dall’ISS, che ha contato 197 casi di infezione da virus Dengue dall’inizio dell’anno al 13 maggio 2024. Su questi nuovi scenari e sull’intreccio tra salute umana, animale e ambientale si sono soffermati anche Nicola Cocco, Socio SIMM – Società Italiana Medicina Migrazioni; Prof. Paolo Fazii, Coordinatore AMCLI – Associazione Microbiologi Clinici; la Prof.ssa Miriam Lichtner, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Sapienza, Roma; Emanuele Nicastri, Segretario SIMIT; Antonio Sorice, Presidente SIMeVeP, Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva.
L’antibiotico-resistenza al centro del prossimo G7 salute
L’altra faccia della globalizzazione a cui dobbiamo prestare attenzione è l’antibiotico-resistenza. L’Italia resta il primo Paese europeo per numero di infezioni e di morti, con più di 10 mila decessi l’anno stimabili come causati da microrganismi resistenti agli antibiotici. Come indicato dall’OMS, nel 2050 l’antibiotico-resistenza potrebbe diventare la prima causa di morte a livello globale, con 10 milioni di decessi.
Da qui è partita l’analisi della sessione “L’etica dell’industria in un mondo sempre più minacciato dai microrganismi multiresistenti e da calamità naturali”, in cui sono intervenuti Damiano De Felice, Capo delle Relazioni Esterne, CARB-X; Marica Nobile, Direttrice Federchimica Assobiotec; Mauro Racaniello, Direzione Tecnico Scientifica di Farmindustria.
“L’antibiotico-resistenza già uccide più di un milione di persone nel mondo – ha spiegato Damiano De Felice di CARB-X, realtà internazionale no profit impegnata nello sviluppo di nuovi antibiotici, vaccini e strumenti diagnostici sulla base di un partenariato pubblico-privato capace di investire 100 milioni di euro nella ricerca di nuove molecole.
La resistenza dei batteri agli antibiotici è un fenomeno naturale, ma stiamo perdendo la capacità di innovare e non stiamo investendo nella manutenzione continua dell’armamentario antibatterico, che invece è necessaria.
Siamo felici di constatare l’accresciuto interesse delle istituzioni per questo tema: a settembre l’Assemblea Generale dell’ONU convocherà una riunione di alto livello, mentre a novembre un altro appuntamento si terrà in Arabia Saudita.
È molto importante dunque che l’Italia lo abbia identificato come uno dei temi portanti del G7, che, cadendo a ottobre, sarà un ponte tra gli altri due consessi internazionali. Sarà un momento importante per incentivare la comunità scientifica e le aziende a investire nella ricerca su nuovi antibiotici e per identificare altri strumenti diagnostici e di prevenzione”.
Il confronto tra istituzioni, clinici e società civile
A raccogliere l’appello di comunità scientifica, imprese e società civile ha provveduto la tavola rotonda istituzionale “La globalizzazione delle emergenze dopo la pandemia Covid-19”, che ha visto la partecipazione della Vicepresidente del Senato, Sen. Maria Domenica Castellone, Membro 10a Commissione Affari Sociali, Sanità, Lavoro pubblico e privato, Previdenza sociale Senato; l’On. Francesco Ciancitto, Membro XII Commissione Affari Sociali, Camera; l’On. Ylenja Lucaselli, Membro V Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione, Camera, nonché copresidente con l’on. Luciano Ciocchetti dell’Intergruppo One Health, che ha dato vita a un comitato tecnico scientifico per affrontare le sfide dell’antimicrobico resistenza, con analisi dei dati, supporto alla ricerca, sensibilizzazione sul buon uso degli antibiotici.
Le esperienze locali tra Lombardia e Campania, Milano e Napoli, sono state analizzate con Emanuele Monti, Presidente Commissione Sostenibilità Sociale, Casa e Famiglia, Consiglio Regionale della Lombardia, e Mariarca Viscovo, Assessore Politiche Sociali, Comune di Napoli. Dai diversi contributi che si sono susseguiti nelle diverse sessioni è emerso come sia imprescindibile prendere atto della gravità di queste situazioni che potranno degenerare ulteriormente nel prossimo futuro.
Serviranno investimenti in ricerca, interazione tra pubblico e privato, misure di infection control per le infezioni ospedaliere, consapevolezza della cittadinanza. Come ha rilevato in conclusione il Prof. Mauro Cozzoli, Professore Emerito di Teologia Morale, Pontificia Università Lateranense, servirà un’attenzione etica e responsabile, che interpelli le nostre coscienze: la posta in gioco è grande e servirà una “solidarietà cosmica” come anima dell’approccio One Health.