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Polineuropatia demielinizzante cronica: conferme di efficacia per riliprubart

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Riliprubart dimostra un profilo beneficio-rischio favorevole nel trattamento della polineuropatia demielinizzante cronica

Al congresso annuale dell’American Academy of Neurology è stato presentato uno studio in aperto che ha valutato gli effetti di riliprubart, un anticorpo monoclonale umanizzato che ha come bersaglio il complemento C1s, in di pazienti con polineuropatia demielinizzante cronica (CIDP).

I risultati iniziali hanno mostrato un promettente profilo del rapporto rischio/beneficio inducendo l’azienda farmaceutica Sanofi a proseguire l’esplorazione in studi di fase 3.

I pazienti sono stati sottoposti a un periodo di trattamento di 24 settimane (parte A), seguito da un’estensione opzionale del trattamento fino a ulteriori 52 settimane (parte B). Lo studio ha arruolato 3 gruppi di pazienti attualmente trattati con terapie standard (SOC), incluse immunoglobuline o corticosteroidi, refrattari a SOC e naïve a SOC.

Nella parte A, l’end point primario per il gruppo trattato con SOC era la percentuale di partecipanti con una ricaduta dopo il passaggio da SOC a riliprubart, mentre l’end point primario per i gruppi refrattari a SOC e SOC-naïve era la percentuale di partecipanti con una risposta, rispetto al basale.

Presentato da Luis Querol Gutierrez, neurologo presso l’Hospital de la Santa Creu di Barcellona, Spagna, l’end point primario per entrambi i gruppi era rappresentato dalle ricadute, definite come una variazione di almeno 1 punto nel punteggio di disabilità aggiustato per la causa e il trattamento della neuropatia infiammatoria (INCAT).

Risultati dello studio confermano benefici di riliprubart
Gutierrez e colleghi hanno osservato che l’88% dei partecipanti trattati con SOC è migliorato o è rimasto stabile dopo il passaggio da SOC a riliprubart, e il 44% (11 su 25) è migliorato. In totale, 3 partecipanti hanno avuto una ricaduta (12%; 3 su 25), mentre il 50% dei partecipanti refrattari al SOC (9 su 18) ha risposto a riliprubart. Nel tempo, i pazienti trattati hanno mostrato riduzioni di livello tendenziale della catena leggera del neurofilamento, un biomarcatore del danno neuroassonale.

Nei partecipanti trattati con riliprubart sono stati osservati miglioramenti clinicamente significativi nelle scale INCAT, Inflammatory Rasch-built Overall Disability Scale (I-RODS), Medical Research Council Sum Score (MRC-SS) e grip-strength, tutti esiti di disabilità e compromissione. Gli eventi avversi emergenti dal trattamento (TEAE), che comprendevano principalmente cefalea, affaticamento e rinofaringite, sono stati riportati nel 60% (15 su 25) e nel 72% (13 su 18) dei pazienti trattati con SOC e di quelli refrattari a SOC, rispettivamente. Sono stati segnalati due decessi in partecipanti con comorbidità significative.

Al basale, il punteggio medio INCAT era di 3,3 nel gruppo trattato con SOC e di 5,4 nel gruppo refrattario a SOC. Oltre a mostrare miglioramenti clinicamente significativi negli end point di efficacia primaria e secondaria, è stata osservata una forte (>90%) e duratura inibizione dell’attività del complemento nei gruppi trattati con SOC e in quelli refrattari a SOC2.

I risultati sull’end point primario hanno superato i tassi di risposta al placebo attesi, che erano di circa l’11% sulla base dei dati storici.In totale, 2 partecipanti del gruppo SOC-refrattario hanno interrotto il trattamento a causa di un TEAE.I due decessi, entrambi in pazienti con comorbidità significative, sono stati causati da fattori quali una storia pregressa di embolia polmonare, malattie cardiovascolari e immobilizzazione a causa della CIDP.

Come agisce il farmaco
Noto anche come SAR445088, riliprubart ha come bersaglio la proteina attiva C1s, una serina proteasi del complesso C1, responsabile dell’attivazione della via classica del complemento. Inibendo selettivamente il complesso C1, l’agente sopprime l’attivazione a valle delle cascate di segnalazione del sistema del complemento che potrebbero bloccare i meccanismi infiammatori chiave alla base della demielinizzazione e del danno assonale nella CIDP.

Sanofi passa alla fase III
All’inizio di quest’anno, Sanofi ha registrato un nuovo studio di fase 3, denominato VITALIZE (NCT06290141), che valuterà l’efficacia e la sicurezza di riliprubart rispetto alle immunoglobuline per via endovenosa (IVIG) nei pazienti con CIDP che ricevono IVIG come terapia di mantenimento. I ricercatori intendono arruolare circa 160 partecipanti adulti con CIDP attiva, tipica, motoria o multifocale o possibile CIDP secondo le linee guida della European Academy of Neurology/Peripheral Nerve Society Task Force CIDP, seconda revisione.
Lo studio, che dovrebbe essere completato entro maggio 2025, include solo coloro che hanno sperimentato un miglioramento clinicamente significativo dei sintomi della CIDP in seguito alla terapia con IVIG negli ultimi 5 anni.

Fonte:
Querol L, Lewis R, Hartung HP, et al. Preliminary efficacy and safety data from the phase 2 trial of riliprubart (SAR445088), a humanized monoclonal antibody targeting complement C1s, in chronic inflammatory demyelinating polyneuropathy. Presented at: 2024 AAN Annual Meeting; April 13-18; Denver, CO. ABSTRACT 002552

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