Studio ha stimato gli scenari futuri della biodiversità animale nel bacino del Lago di Massaciuccoli, sotto ipotesi di media ed alta emissione di gas serra
Il bacino del Lago di Massaciuccoli in Toscana è un’attrazione turistica suggestiva, grazie anche alla sua variegata biodiversità. Il bacino è infatti un nodo fondamentale per la migrazione degli uccelli, che attrae costantemente appassionati, turisti ed esperti. Le caratteristiche idrogeologiche, chimiche ed ambientali del Lago influenzano direttamente la presenza e persistenza delle specie animali (da pesci come carpe, persico-trota, pesce gatto a uccelli come il martin pescatore, varie specie di aironi e i falchi pescatore e di palude).
Un recente studio dell’Istituto di geoscienze e georisorse (Cnr-Igg) e dell’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione “Alessandro Faedo” (Cnr-Isti), pubblicato sulla rivista “Ecological Informatics”, ha stimato gli scenari futuri della biodiversità animale nel bacino del Lago di Massaciuccoli, sotto ipotesi di media ed alta emissione di gas serra. La ricerca predice, già entro il 2050, un’ampia variazione della biodiversità del bacino, in ogni ipotesi, e una decrescita radicale del gruppo degli uccelli (notoriamente suscettibile alle alterazioni delle condizioni ambientali nelle aree umide).
Inoltre, lo studio ha evidenziato che, sebbene la ricchezza della biodiversità oggi sia probabilmente migliore rispetto al passato remoto (1950) e prossimo (1999), essa diminuirà sensibilmente nel futuro.
“L’analisi è frutto di una collaborazione interdisciplinare tra il Cnr-Igg e il Cnr-Isti nell’ambito del progetto Pnrr “Itineris” (IR0000032-ESFRI Environment), ed è basata sulla combinazione tra l’esperienza, storica, del Cnr-Igg sul bacino del Lago di Massaciuccoli e i modelli di Intelligenza Artificiale sviluppati dal Cnr-Isti che hanno prodotto le proiezioni”, precisa Antonello Provenzale, direttore ff. del Cnr-Igg e coautore dello studio.
“Per svolgere questo lavoro, abbiamo raccolto migliaia di osservazioni di 180 specie presenti nel bacino (da uccelli a piccoli invertebrati), da basi di dati pubbliche ed abbiamo aggiunto centinaia di osservazioni, precise e ricontrollate, inviate da cittadini opportunamente istruiti su come riportare gli avvistamenti”, specifica Gianpaolo Coro, ricercatore del Cnr-Isti. “Utilizzando modelli di machine learning, abbiamo messo in relazione le osservazioni delle specie e diverse caratteristiche ambientali dei luoghi di avvistamento, per ottenere poi un prospetto della possibile distribuzione complessiva delle specie nell’intero bacino e proiettarla nel futuro. Per quanto riguarda i dati ambientali, siamo partiti da dati pubblici messi a disposizione dall’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale e li abbiamo proiettati nel futuro mediante un’integrazione con dati della Nasa”, specifica Coro.
Le tempistiche indicate per il cambiamento della biodiversità entro il 2050 suggeriscono di velocizzare le strategie per arginare la crescente aridità del bacino, in modo da evitare il degrado dell’ecosistema e perdite ingenti per il turismo e le attività economico-commerciali dipendenti dal bacino stesso.
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