I risultati di un trial esplorativo hanno documentato l’efficacia di nipocalimab in pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) di grado-moderato severo
I risultati di un trial esplorativo (proof-of-concept) di fase 2a presentati nel corso del congresso annuale della British Society of Rheumatology (BSR), tenutosi recentemente a Liverpool (UK) hanno documentato l’efficacia di nipocalimab, un anticorpo monoclonale in fase di sperimentazione, in pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) di grado-moderato severo. I dati sono incoraggianti e, se confermati, potrebbero ampliare le opzioni di trattamento di questa condizione clinica nei casi refrattari alle terapie esistenti.
Razionale e disegno dello studio
L’artrite reumatoide (AR), ricordano i ricercatori nell’abstract di presentazione dello studio al congresso, è una malattia infiammatoria cronica associata ad autoanticorpi. Nonostante l’impiego di terapie mirate, ancora oggi molti pazienti non riescono a raggiungere la remissione o una bassa attività di malattia (LDA).
Gli anticorpi anti-proteine citrullinate (ACPA), autoanticorpi chiave che predicono la progressione della distruzione articolare associata all’AR, sono in gran parte di isotipo immunoglobulina G (IgG).
Nipocalimab è un anticorpo monoclonale in fase di sperimentazione, ad elevata affinità, completamente umano, aglicosilato e privo di effetti, che mira a bloccare selettivamente l’FcRn (un recettore per la regione costante delle immunoglobuline codificato dal gene FCGRT), per ridurre i livelli di immunoglobuline G (IgG) circolanti, compresi gli autoanticorpi (come gli ACPA) che gli alloanticorpi che sono alla base di diverse patologie.
In questo studio proof-of-concept di fase 2a (IRIS-RA), i ricercatori si sono proposti l’obiettivo di studiare l’efficacia e la sicurezza di nipocalimab in pazienti con AR di grado moderato-severo.
A tal scopo, i ricercatori hanno incluso nel trial pazienti adulti con AR da moderata a grave (≥6 articolazioni tumefatte/dolenti), con sieropositività agli ACPA o al fattore reumatoide (RF) e con ≥1 terapia avanzata.
Questi sono stati randomizzati, secondo uno schema 3:2, a trattamento con 15 mg/kg di nipocalimab per via endovena o con placebo ogni 2 settimane per 10 settimane.
L’endpoint primario era la variazione rispetto al basale dell’attività di malattia, misurata in base al punteggio DAS28-CRP alla settimana 12.
Tra gli endpoint secondari, invece, vi erano la proporzione di pazienti che aveva ottenuto le risposte ACR20, ACR50, ACR70 e ACR90, la remissione di malattia (misurata in base al punteggio DAS28-CRP) e la riduzione della disabilità (misurata come variazione, dal basale alla settimana 12, del punteggio HAQ-DI.
Risultati principali
In totale, sono stati arruolati 53 pazienti (nipocalimab, n = 33; placebo, n = 20). La maggior parte dei pazienti era di sesso femminile (67,9%) e di etnia Caucasica (90,6%), con un’età mediana pari a 59 anni (range, 26-74). Le caratteristiche demografiche e di malattia al basale erano paragonabili tra i gruppi, ad eccezione di una CRP più elevata nel gruppo placebo.
Alla settimana 12, i pazienti trattati con nipocalimab hanno mostrato una variazione media ( deviazione standard [SD]) del punteggio DAS28-CRP numericamente maggiore rispetto al gruppo placebo (-1,17 [1,34] vs -0,62 [0,96]; differenza media [IC95%]: -0,45 [-1,17-0,28]; p=0,224).
Una percentuale numericamente superiore di pazienti ha soddisfatto le risposte ACR20, ACR50, ACR70 e ACR90 rispetto al placebo.
Nel gruppo nipocalimab, 7 pazienti (21,2%) hanno raggiunto la remissione di malattia in base al punteggio DAS28-CRP rispetto a 2 pazienti (10,0%) del gruppo placebo (differenza di trattamento: 9,9% [-9,5-29,3%]; p=0,456).
Analogamente, i pazienti del gruppo nipocalimab hanno sperimentato un miglioramento medio (SD) numericamente maggiore del punteggio HAQ-DI (rispettivamente -0,27 [0,55] vs -0,11 [0,36]).
La proporzione di pazienti con eventi avversi legati al trattamento (TEAE) è stata dell’81,8% contro il 60,0% osservato nei gruppi nipocalimab e placebo. Nel gruppo nipocalimab sono stati segnalati 3 TEAE gravi, tra cui infezione da ustione, reazione correlata all’infusione e trombosi venosa profonda.
Da ultimo, non si sono verificati TEAE che hanno portato al decesso.
Riassumendo
In conclusione, dai risultati di questo studio è emerso che Il trattamento con nipocalimab ha portato a miglioramenti consistenti e numericamente superiori nelle risposte ACR20, ACR50, ACR70 e ACR90, così come a miglioramenti dell’attività di malattia fino alla sua remissione (in base al punteggio DAS28-CRP) e a riduzione della disabilità (espressa in base al punteggio HAQ-DI, il tutto con un profilo di sicurezza accettabile.
Oltre ad attendere le necessarie conferme di quanto osservato nei prossimi studi di fase clinica avanzata, sarà interessante anche approfondire alcuni aspetti legati all’impiego di questo farmaco potenziale, quali l’identificazione dei fattori predittivi della risposta a nipocalimab.
Informazioni aggiuntive su nipocalimab
Nipocalimab è l’unico anti-FcRn in fase di studio in tre segmenti chiave dello spettro d’azione degli autoanticorpi:
– autoanticorpi rari (ad esempio, miastenia grave generalizzata negli adulti e nei bambini, polineuropatia demielinizzante infiammatoria cronica, anemia emolitica autoimmune calda e miopatie infiammatorie idiopatiche)
– malattie materno-fetali mediate da alloanticorpi materni (ad esempio, HDFN)
– patologie reumatologiche (ad esempio, artrite reumatoide, SjD e lupus eritematoso sistemico)
Il blocco di FcRn ha il potenziale di ridurre i livelli complessivi di autoanticorpi preservando la funzione immunitaria senza causare un’ampia immunosoppressione. Si ritiene inoltre che il blocco del legame delle IgG al FcRn nella placenta impedisca il trasferimento transplacentare degli alloanticorpi materni al feto.
Nipocalimab ha ottenuto la designazione Fast Track per l’HDFN (malattia emolitica del neonato) e l’anemia emolitica autoimmune calda (wAIHA) nel luglio 2019 e per la gMG nel dicembre 2021, e ha ottenuto lo status di farmaco orfano per la wAIHA nel dicembre 2019, per l’HDFN nel giugno 2020, per la gMG nel febbraio 2021, per la polineuropatia demielinizzante infiammatoria cronica (CIDP) nell’ottobre 2021 e per la trombocitopenia alloimmune fetale e neonatale (FNAIT) nel dicembre 2023 dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense.
Inoltre, il trattamento ha inoltre ottenuto la designazione di medicinale orfano dall’Agenzia Europea dei Medicinali nell’ottobre 2019 per la HDFN. Nipocalimab è in fase di sviluppo e non è attualmente approvato.
Bibliografia
Taylor PC et al. Efficacy and safety of nipocalimab in patients with moderate to severe active rheumatoid arthritis: the multicenter, randomised, double-blinded, placebo-controlled phase 2a IRIS-RA study. Abs. OA04; BSR 2024