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Carburanti verdi per il settore marittimo: Italia ancora indietro

iam istruttori associati marittimi

Mentre nell’Unione Europea cresce la produzione pianificata di carburanti verdi, l’Italia non riesce ad attrarre capitali per avviare progetti

Mentre nell’Unione Europea cresce la produzione pianificata di carburanti verdi, l’Italia non riesce ad attrarre capitali per avviare progetti per la sintesi di questi vettori, necessari alla decarbonizzazione del trasporto marittimo. È quanto emerge dalla mappatura dei progetti europei per la produzione di idrogeno verde (e carburanti sintetici da esso derivati), realizzata da Transport & Environment, la principale organizzazione ambientalista indipendente in materia di trasporti. L’analisi mostra che, qualora tutti i progetti maturassero sino alla fase di produzione, quasi il 4% (corrispondente, in termini energetici, a circa 1 Mtep) del trasporto marittimo europeo potrebbe essere alimentato con carburanti verdi entro il 2030, creando nuovi posti di lavoro nel continente e avviando il processo di decarbonizzazione del settore.

L’Italia rischia di essere tagliata fuori. L’Italia fatica ad attrarre investimenti e – a meno di tempestivi stimoli di politica industriale – rischia di rimanere ai margini della nascita di una nuova industria strategica, replicando quanto sta già accadendo nella transizione all’e-mobility.

Carlo Tritto, Policy Officer per Transport & Environment Italia, ha commentato: “La transizione del settore marittimo verso carburanti neutri dal punto di vista climatico offrirà grandi opportunità industriali, economiche e occupazionali. Proprio per questo è preoccupante dover rilevare l’assenza dell’Italia all’appello per lo sviluppo di una nuova industria, che promette di prendere piede in molti stati europei. Il nostro Paese sembra non comprendere fino in fondo il ruolo che questi carburanti avranno. Lo si vede bene dalla proposta di PNIEC sin qui circolata, dove i volumi nazionali di consumo di e-fuels, da qui al 2030, vengono pianificati per il 93% per il trasporto su strada, mentre appena il 7% è riservato ai settori hard to abate come l’aviazione e il marittimo”.

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