Abbiamo incontrato Max Magnani uno degli artisti di Acetone, realtà musicale italiana in forte crescita internazionale
Come vedi la scena italiana dei club e di chi balla?
Il livello del clubbing in Italia non è forse azzerato, ma è certamente molto basso. Si fanno notare soprattuttoserate con cena e spettacolo, gli eventi per over 40, over 50, over 30, ecc. È un continuo ripescare il passato. Con “Remember” faccio riferimento alle tracce degli anni ’70, ’80 e ’90, che vengono riadattate o remixate, anziché rifatte completamente, per soddisfare l’ascolto odierno. Le sonorità degli anni ’70 non vengono più ballate come una volta; balliamo le melodie di quegli anni, ma aggiornate con groove e linee di basso tipiche degli anni 2000 e 2020. Tuttavia, il vero clubbing in Italia, onestamente, non sembra essere in ottima salute.
Quali saranno le tendenze musicali estate 24 in Italia? Che ci dici Max Magnani?
Come sempre, in Italia piacciono i tormentoni remixati in chiave Dance e anni ’90. Per quanto riguarda l’estero, invece, non ho dubbi: Latin, Tech, Tech House e Afrohouse sono generi molto difficili, e ripeto, molto difficili da proporre in Italia. È molto difficile trovare una situazione adeguata per poter presentare quelle che sono le vere novità… eppure, tutto questo funziona nel mondo.
Come vedo la figura del DJ in questo periodo? È al momento positivo per la dance oppure no?
Dividiamo spesso l’Italia dal resto del mondo. Il DJ dovrebbe essere protagonista in un locale in cui propone musica. La figura centrale, colui che dà l’indirizzo alla serata, che determina la linea musicale. In realtà, in Italia non è così; come ho già detto, mancano i veri locali, quelli che una volta chiamavamo discoteche. Un tempo, nella Riviera Romagnola, c’erano più di 200 discoteche, adesso ce ne sono veramente 10 o 12… Di conseguenza, oggi il DJ propone la sua musica, o come tutti dicono, suona in locali che non sono discoteche e non sono al 100% dedicati alla musica. Cene e spettacoli, pub, bar con aperitivi, chioschi sulla spiaggia. Pertanto, anche se il DJ dovrebbe essere una figura fondamentale, in realtà non lo è più.
Quali sono i problemi nel fare il DJ oggi?
Sempre più spesso si chiede al DJ di fare ben altro. La prima domanda è: “Quanta gente porti?” È una domanda sgradevole. Ecco perché spesso, avendo così poco potere, il DJ deve assolutamente adeguarsi a sonorità come “pop italiano, remixato”, house melodica (…), sonorità molto accessibili e orecchiabili. Per non parlare di quanto in console arrivano VIP che si esibiscono con set pre-mixati. Vengono scelti perché con la loro presenza è molto facile attrarre persone. È più semplice organizzare party occasionali piuttosto che tentare di costruire una serata con una linea musicale ben definita.
Max Magnani, ci sono stereotipi sulla professione del DJ? E tu come hai iniziato?
Chi fa il DJ non fa un lavoro, giusto? Ti diverti, ci sono donne, serate, alcool… non è percepito come un vero lavoro, ma come puro divertimento. In realtà, quando sei alla console, sì, certo ti diverti. Ma non siamo noi DJ, gli unici ad amare ciò che facciamo. Essere un DJ significa attenzione, significa dedizione, significa che stai lavorando mentre gli altri si divertono, o meglio, tu lavori per far divertire gli altri. Quindi è sicuramente qualcosa che ti piace, ma è anche qualcosa di estremamente impegnativo. Fare il DJ seriamente richiede ricerca, tempo, dedizione, professionalità, tecnica, insomma, tutto ciò che è richiesto in qualsiasi lavoro.
Io ho iniziato diciotto anni e un po’ per gioco, mi avvicinai al mondo della musica. Nonostante non sia diventato il mio primo lavoro, ancora oggi continuo a dedicarmi ad essa in maniera professionale, dedicandovi tantissimo tempo. L’impegno è cresciuto, insieme alle produzioni che pubblico su Acetone. Tutto questo mi dà grande soddisfazione, perché fare il DJ è davvero un sogno che si avvera ogni sera, ad ogni disco.
Ci racconti cosa state combinando con Acetone?
Sono particolarmente legato alla mia penultima uscita, “Party Rock“, che mi ha permesso di entrare nella top ten della classifica Funky House di Beatport. “Acetone” è un progetto gestito da due DJ di fama internazionale, come Maurizio Nari, che è anche un mio amico, e Jens Lissat, con il quale abbiamo stretto un forte legame e che apprezzo moltissimo. Quindi, è un’iniziativa giovane ma guidata da persone esperte. Nessuno di noi è più un ragazzino. Abbiamo tutti un’esperienza di quarant’anni nella musica. Tuttavia, è un progetto giovane e fresco. In un paio di anni, “Acetone” è riuscita a posizionarsi come la seconda etichetta mondiale per vendite su Beatport in ambito funky house. Mica male! Abbiamo già partecipato ad eventi internazionali e stiamo organizzando party per l’ADE ad Amsterdam nel 2024 e per la Miami Music Week nel 2025.