“Parmigianino, il prodigio e la sconfitta”, l’inchiesta sull’alchimista del Rinascimento, in onda stasera su Rai 5 per “Art Night”
Una giovane promessa del Rinascimento, precoce nel talento e nella sfioritura. Francesco Mazzola detto Parmigianino ha tutte le carte in regola per entrare nell’olimpo del Cinquecento. Eppure, il giovane colto, bello ed elegante che nel suo autoritratto in specchio concavo è “più simile a un angelo che a un uomo”, morirà nella miseria a 37 anni lontano dalla sua Parma e verrà sepolto nudo e con una croce di cipresso al collo.
Tacciato di alchimismo da Giorgio Vasari, uno dei più sofisticati, prodigiosi e misteriosi pittori del Cinquecento italiano è il protagonista del racconto in forma d’inchiesta “Parmigianino, il prodigio e la sconfitta”, in onda mercoledì 26 giugno alle 21.15 su Rai 5 per Art Night. Una produzione di Rai Cultura firmata da Maria Agostinelli e Silvia De Felice, per la regia di Marco Odetto. A ripercorre gli enigmi sulla sua figura, grandi studiosi, tra cui David Ekserdjian, professore di Storia dell’Arte alla Leicester University e uno dei più grandi esperti al mondo di Parmigianino.
Genio del Cinquecento concittadino di Correggio, il Parmigianino “nasce con i pennelli nelle mani”, dice di lui il Vasari, e regala al mondo capolavori di innovazione come la “Madonna dal collo lungo” e l’“Autoritratto entro uno specchio convesso”. A Roma è considerato “un novello Raffaello”, Papa Clemente VII rimane colpito dal suo lavoro, ma non gli darà mai una committenza. Il Parmigianino prende da Raffaello, Leonardo e Michelangelo e aggiunge la grazia, che fa di lui il padre del manierismo. Di lui abbiamo pochi dipinti ma mille disegni, più intimi, immediati e anche scandalosi. In uno stesso foglio disegna note musicali, versi di Petrarca, disegni di teste e un topo morto. Il trauma del sacco di Roma e la diaspora degli artisti lo portano a Bologna, seconda città papale.
Qui, il Papa nominerà imperatore Carlo V. Anche qui fallirà nell’accattivarsi il potere: il ritratto allegorico di Carlo V piace molto all’imperatore, ma lui glielo chiederà indietro.
La sua vera rovina sarà la committenza degli affreschi della più grande chiesa di Parma, Santa Maria della Steccata con un compenso altissimo per l’epoca. I lavori vanno a rilento e discute con i committenti, i Fabbricieri. Finirà in prigione, un caso quasi inedito tra gli artisti. Fuggirà al di là del Po, a Castelmaggiore. Ben lungi dall’essere quell’uomo “salvatico” degli ultimi anni descritto dal Vasari, saprà regalare i suoi ultimi capolavori.