Un esame del sangue sarebbe riuscito a prevedere la maggior parte dei casi di gonartrosi fino a 8 anni prima dalla comparsa dei segni di malattia
Stando ai risultati di uno studio pubblicato su Science Advances, un esame del sangue sarebbe riuscito a prevedere la maggior parte dei casi di artrosi del ginocchio fino a 8 anni prima che i segni della malattia apparissero per la prima volta ai raggi X. Tali risultati sembrano suggerire l’esistenza di un ‘continuum dell’OA’ dal punto di vista biologico e che l’OA in fase iniziale, che progredisce attivamente, è simile all’OA progressiva in fase avanzata: entrambe sono causate da una risposta infiammatoria di fase acuta non risolta”.
Lo studio in breve
Disegno
Nel corso di uno studio precedente, gli autori del nuovo studio avevano messo a punto un esame del sangue per valutare i marcatori proteomici sierici che si sono dimostrati in grado di prevedere la progressione dell’OA radiografica del ginocchio.
Nel nuovo studio, invece, i ricercatori hanno valutato la capacità di questo esame del sangue di predire l’incidenza futura di OA radiografica del ginocchio in una coorte longitudinale di 200 donne britanniche di mezza età partecipanti allo studio Chingford 1000 Women.
La coorte, a detta dei ricercatori, era peculiare in quanto costituita da donne che avevano mostrato un basso rischio di sviluppare l’OA in base ai fattori di rischio abituali, quali la presenza di precedenti lesioni articolari e di sintomi del ginocchio al basale.
Su questi presupposti, si è proceduto all’analisi di un totale di 400 campioni di siero provenienti dalle partecipanti allo studio nel corso dell’anno 2 e dell’anno 6, ricorrendo alla spettrometria di massa per il monitoraggio di 165 peptidi.
I ricercatori, successivamente, sono ricorse a tecniche di intelligenza artificiale (machine learning) per selezionare quei biomarcatori proteomici del siero più legati all’incidenza di gonartrosi durante l’anno 10, confrontando i casi di OA e i controlli di pari età.
Risultati principali
Sei peptidi sierici corrispondenti a sei proteine hanno dimostrato un’area sotto la curva (AUC) del 77% per prevedere lo sviluppo di OA fino a 8 anni prima dell’insorgenza di anomalie radiografiche. La previsione dei biomarcatori ematici ha superato le misure di “previsione tradizionali”, come l’età e il BMI, che hanno determinato AUC rispettivamente pari al 51% e al 57%.
“La capacità di identificare i processi precoci di OA attraverso il test dei biomarcatori del sangue potrebbe consentire ai medici di iniziare a pensare, trattare e monitorare l’OA nello stesso modo in cui pensano, trattano e monitorano il rischio di osteoporosi – identificato da anomalie della densità ossea – o di malattie cardiache – identificate, tra l’altro, dal colesterolo alto” – hanno osservato i ricercatori nelle conclusioni del lavoro – “Questo potrebbe indurre ad intervenire più precocemente sull’OA, come facciamo per l’osteoporosi e le malattie cardiache, per prevenire anomalie irreversibili allo stadio finale, in questo caso le alterazioni radiografiche e la disabilità dovute all’OA.
Prossimi step di ricerca
Nel suggerire nuovi spunti di ricerca derivanti dai risultati del loro lavoro, i ricercatori hanno ipotizzato uno studio sulla possibilità di poter modificare i biomarcatori precoci dell’OA per la prevenzione del dolore, della disabilità, delle anomalie radiografiche e delle sostituzioni articolari in individui con e senza lesioni articolari importanti.
“Se ciò fosse possibile – concludono – questi marcatori ematici potrebbero essere utilizzati per identificare gli individui ad alto rischio che necessitano di un trattamento, a scopo di monitoraggio per determinare se gli individui stanno ottenendo un beneficio dal trattamento farmacologico e per guidare la selezione della dose per massimizzare il beneficio”.
“Questi biomarcatori ematici – aggiungono – potrebbero anche essere utilizzati per fornire una lettura precoce degli studi clinici sull’efficacia dei farmaci per l’OA, al fine di guidare le prime decisioni sull’opportunità di continuare uno studio o un programma di sviluppo di farmaci per l’OA”.
Bibliografia
Kraus VB, et al. An osteoarthritis pathophysiological continuum revealed by molecular biomarkers. Sci Adv. 2024;doi:10.1126/sciadv.adj6814.
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