Brovind, Pmi cuneese nel settore automazione industriale da 20 milioni di fatturato, è bloccata per la difficoltà a intercettare operai, ingegneri, impiegati tecnici
Il 48% dei lavoratori è introvabile. Solo nel 2023 quasi 2milioni e mezzo di posti di lavoro sono rimasti scoperti.
L’allarmante mancanza di personale qualificato, secondo Confartigianato, si ripercuote, non solo sulla crescita, ma anche sulla transizione ecologica e digitale delle Pmi. La questione è talmente complessa da venire percepita come la preoccupazione maggiore per oltre il 48% delle aziende italiane, ponendo in secondo piano difficoltà note come l’eccesso di burocrazia, la concorrenza sleale e l’accesso al credito.
Brovind, azienda metalmeccanica specializzata in automazione industriale su base vibrante, conosce molto bene il problema, acuito ulteriormente dalla particolare ubicazione dei propri stabilimenti produttivi, che hanno sede nel piccolo borgo di Cortemilia, da anni a rischio spopolamento. “Ogni giorno ci scontriamo con numerose difficoltà logistiche, legate alla viabilità tortuosa e di vecchia concezione – spiega Paola Veglio, Ad di Brovind -. A fine 2024 inaugureremo il nuovo stabilimento produttivo che ci permetterà di crescere e aumentare la produzione, ma siamo bloccati dalla mancanza di personale”.
La nuova sede, concepita in ottica di autonomia energetica e di magazzino automatizzato, sorgerà su un’area produttiva di oltre 33.000 mq, completamente riqualificata. “Un investimento titanico per Brovind, ma che rappresenta la sola possibilità di poter guardare al futuro”.
“Tra la fine del 2024 e il 2025 contiamo di inserire almeno 15 nuove risorse. Cerchiamo operai, impiegati tecnici, disegnatori diplomati, ingegneri, figure ad oggi introvabili e la cui scarsità scatena una contesa tra aziende per riuscire a inserire nell’organico le pochissime persone disponibili”.
Paola Veglio per arginare la difficoltà crescente nel reperire personale qualificato ha messo in pratica numerose attività in favore del territorio, per cercare di renderlo attrattivo, anche per i più giovani. “Per invogliare le persone a trasferirsi in questo borgo storico cerco, in prima persona, di incrementare il numero di servizi offerti dal territorio, affinché possa in qualche modo competere con le grandi opportunità offerte dalle città”.
In quest’ottica, l’imprenditrice ha riaperto un ristorante – pizzeria e un hotel chiusi da oltre 3 anni, sostiene attivamente lo sport e la cultura locali e cerca di fare rete con comune e terzo settore, per creare valore per il territorio e i dipendenti. “Grazie al bando della Regione Piemonte, Brovind paga ai bambini dei propri dipendenti la retta di frequenza all’asilo nido comunale di Cortemilia, inaugurato a settembre 2023 e fortemente richiesto dalla comunità, in quanto struttura completamente assente nel borgo”.
“Collaboriamo attivamente con le scuole e gli istituti tecnici di zona per intercettare i giovani talenti, accoglierli in azienda e offrire loro un lavoro qualificato e unico nel suo genere, quello del vibratorista. L’idea cui sto lavorando è di trasformare Cortemilia, conosciuta per la nocciola e il turismo, in un polo industriale tecnologico a zero disoccupazione.
Le difficoltà però sono molte. Da un paio di anni il mondo del lavoro è molto cambiato. Prima erano le aziende a scegliere le persone, ora avviene il contrario. È sempre più difficile agganciare i giovani, perchè il loro modo di pensare è estremamente diverso dalle generazioni che li precedono; finchè non impareremo ad entrare nel loro modo di ragionare sarà difficile coinvolgerli. Penso ad esempio che una narrazione diversa del lavoro in fabbrica, oggi sempre più tecnologicamente sofisticato, potrebbe riqualificare l’immagine dell’operaio come comunemente intesa e risultare quindi più attrattiva. Il sistema Italia, purtroppo, non è di grande aiuto su questo tema: mancano incentivi per assumere i giovani e dovrebbe essere nuovamente possibile partecipare agli stage estivi anche per i minorenni. Oggi i ragazzi hanno a disposizione solo l’esperienza di alternanza scuola-lavoro e spesso arrivano ai 18 anni completamente spaesati e senza avere la minima idea di come funzioni il mondo lavorativo. A tutto questo si aggiunge il costo del lavoro davvero proibitivo nel nostro Paese, che rende sempre più difficile fare impresa” conclude Paola Veglio.