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Radioterapia integrata con chemio e nuovi farmaci: aumenta la sopravvivenza

Radioterapia oncologica italiana in continua evoluzione: lo confermano i risultati dell'indagine nazionale promossa dall'associazione AIRO

Radioterapia integrata con chemio e nuovi farmaci:
cambia il paradigma e cresce la sopravvivenza (84%), diminuiscono la mortalità (25%) e le metastasi cerebrali (85%)

Una svolta confermata da due importanti lavori scientifici (LAURA E ADRIATIC), presentati al Congresso dell’ASCO e discussi in Italia durante il 34°Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Radiologia e Oncologia Clinica (AIRO) nell’ambito del 1° Congresso Congiunto delle Società Scientifiche nell’Area Radiologica.

“Risulta ancora più appropriato il titolo dell’edizione di quest’anno del Congresso AIRO “Curare per guarire” che sottolinea ulteriormente il ruolo della radioterapia come parte integrante del trattamento combinato con terapie a bersaglio molecolare o immunoterapiche per migliorare drasticamente la sopravvivenza (con un beneficio fino all’84%) e la qualità di vita dei pazienti. I risultati del trattamento di radiochemioterapia concomitante seguita da immunoterapia nel Microcitoma o terapia target nel Non-Microcitoma – sottolinea Marco Krengli, Presidente AIRO, Professore Ordinario di Radioterapia all’Università degli Studi di Padova e Direttore della UOC di Radioterapia dell’Istituto Oncologico Veneto, IOV – e il trattamento radioterapico ottimizzato, evidenziano l’importanza di un approccio terapeutico integrato e multidisciplinare, aprendo la strada a nuove possibilità di cura per i pazienti”.

RADIOCHEMIOTERAPIA INTEGRATA E NON POSTUMA PER IL 90% DEI PAZIENTI
Annunciati qualche settimana fa al congresso mondiale di oncologia a Chicago (ASCO) e discussi durante il 34° Congresso AIRO nell’ambito del 1° Congresso Congiunto delle Società Scientifiche nell’Area Radiologia, gli studi promettono di cambiare significativamente il trattamento dei tumori polmonari (sia per quello Non-Microcitoma che nel Microcitoma o tumore a piccole cellule).
“Nello studio LAURA, che utilizza la terapia target dopo il trattamento radiochemioterapico nei pazienti con tumore del polmone (Non-Microcitoma che presentano una mutazione attivante di EGFR), il risultato raggiunto è stato così significativo da far scaturire un applauso spontaneo ed emozionante dalla platea presente durante la sessione plenaria di ASCO – spiega Sara Ramella socio AIRO, Direttore Radioterapia oncologica e Professore Ordinario di Diagnostica per immagini e Radioterapia dell’Università Campus Bio-Medico, Roma – Oltre il 90% dei pazienti arruolati è stato sottoposto a trattamento radiochemioterapico concomitante, sottolineando ancora una volta come questo rappresenti la migliore strategia da offrire ai pazienti”.

SOPRAVVIVENZA LIBERA DA MALATTIA: +3 ANNI E METASTASI CEREBRALI: -85% 
“Il trattamento combinato e concomitante ha portato anche a un altro importante risultato legato ai tempi di sopravvivenza (libera da malattia) che possono superare i 3 anni, soprattutto se paragonati ai 5 mesi e mezzo del gruppo di controllo. Si aggiunge anche la riduzione delle metastasi cerebrali, per cui ne ha sviluppate solo il 5,6% tra i pazienti trattati con radiochemioterapia e terapia target, rispetto al 39,7% del gruppo di controllo. Anche nel Microcitoma Polmonare la terapia standard in pazienti in buone condizioni generali è quella concomitante, come riportato in tutte le linee guida a livello nazionale e internazionale (AIOM, ESMO, ASCO, ASTRO). I dati dello studio ADRIATIC sono l’ulteriore testimonianza che per raggiungere risultati così soddisfacenti, è necessario programmare la radiochemioterapia concomitante seguita da immunoterapia. La sopravvivenza mediana ha superato i 4 anni e mezzo (55 mesi), un risultato mai riportato in precedenza. Questi dati – conclude Ramella – colpiscono ancora più degli importanti risultati dello studio PACIFIC che ha utilizzato lo stesso schema nel trattamento del tumore non a piccole cellule del polmone (Non-Microcitoma). Nel caso dello studio PACIFIC, infatti, i risultati dell’immunoterapia in pazienti al III stadio erano maggiormente attesi, visti i benefici dimostrati in precedenza dall’immunoterapia nel IV stadio. Al contrario, nel Non-Microcitoma i benefici nel IV stadio non erano così significativi, quindi questa importante sopravvivenza raggiunta nei pazienti al III stadio è un dato che deve far riflettere soprattutto sulle cause. Infatti, il beneficio osservato potrebbe essere attribuito all’effetto di ‘priming’ della radioterapia che stimola il sistema immunitario a riconoscere le cellule tumorali. Questo effetto meriterebbe ulteriori indagini, soprattutto oggi, dato che le dosi totali e giornalieredella radioterapia sono state ulteriormente modificate”.

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