Colangite biliare primaria: approvazione accelerata per Iqirvo


Ipsen ha ottenuto dalla Fda un’approvazione accelerata per Iqirvo (elafibranor) per il trattamento della colangite biliare primaria

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Ipsen ha ottenuto dalla Fda un’approvazione accelerata per Iqirvo (elafibranor) per il trattamento della colangite biliare primaria (PBC). Il farmaco, che sarà disponible per via orale, è il primo rappresentante  di una nuova classe, quella dei doppi agonisti del recettore attivato dal perossisoma proliferatore (PPAR) alfa e delta. In quasi un decennio è il primo nuovo farmaco approvato per il trattamento della PBC.

L’approvazione riguarda la formulazione in compresse da 80mg utilizzate in combinazione con acido ursodeossicolico (UDCA) negli adulti con risposta inadeguata a UDCA, o in monoterapia in pazienti che manifestano intolleranza per UDCA. Il nuovo farmaco è prescrivibile con effetto immediato negli Stati Uniti nei pazienti che presentano i requisiti di elegibilità.

L’esatto meccanismo d’azione di elafibranor non è completamente noto. Sebbene non sia controindicato, la scheda tecnica ne sconsiglia l’uso nei pazienti con cirrosi scompensata.

Poiché Iqirvo è stato approvato nell’ambito del percorso accelerato della Fda, utilizzando un endpoint biomarcatore surrogato, i suoi benefici in termini di sopravvivenza o di prevenzione dello scompenso epatico “non sono stati dimostrati”, secondo le aziende. Per mantenere l’approvazione di Iqirvo, Ipsen e Genfit potrebbero dover condurre uno studio di conferma per verificarne i benefici clinici.

La richiesta, che ha ottenuto la revisione prioritaria, si basa sui dati positivi dello studio di fase III ELATIVE, pubblicato sul NEJM. Lo studio ha dimostrato un beneficio del 47% con elafibranor più UDCA sull’endpoint primario composito, rispetto a placebo più UDCA. L’obiettivo principale di risposta alla colestasi è stato definito come fosfatasi alcalina (ALP) <1,67 volte il limite superiore della norma (ULN), una riduzione dell’ALP ≥15% e bilirubina totale ≤ULN a un anno.

“Per un numero significativo di persone affette da PBC, i trattamenti disponibili non controllano la condizione e possono esacerbare i sintomi della PBC. Se non gestita, la PBC può progredire, portando all’insufficienza epatica e, in alcuni casi, alla necessità di un trapianto di fegato… elafibranor rappresenta quindi un’opzione terapeutica di cui c’è grande bisogno”, ha dichiarato Christelle Huguet, responsabile Ricerca e Sviluppo di Ipsen.

Nel 2021 Ipsen ha ottenuto in licenza il farmaco dalla francese Genfit cui aveva corrisposto 120 milioni di euro in anticipo e il diritto a ricevere fino a 360 milioni di euro in pagamenti di milestone, oltre a royalties a doppia cifra fino al 20%. Adesso, dopo l’approvazione Fda, Genfit si aspetta di ricevere 89 milioni di euro (95,8 milioni di dollari) in pagamenti di milestone.

Un settore diventato molto competitivo
Ipsen non è l’unico attore nella corsa a terapie efficaci per la PBC. Storicamente, il farmaco disponibile da alcuni anni per questa indicazione è l’acido obeticolico (Ocaliva) sviluppato da  Intercept Pharmaceuticals. Intercept, che ha tentato e fallito nello sviluppo del suo farmaco per la steatoepatite associata a disfunzione metabolica, a settembre ha accettato di essere acquistata dall’italiana Alfasigma per 800 milioni di dollari. Lo scorso anno le vendite del farmaco negli Usa hanno raggiunto 287,5 milioni di dollari. Nel 2022 Intercept per 450 milioni di dollari aveva ceduto ad Advanz Pharma alcune filiali estere (compresa quella italiana), così come i diritti riguardanti le operazioni internazionali di Intercept, compresa una licenza per commercializzare l’acido obeticolico per la colangite biliare primaria (PBC) al di fuori dagli Stati Uniti.

L’altro competitor sarà il seladelpar, un altro agonista PPAR delta recentemente entrato nella pipeline di Gilead Sciences nell’ambito dell’acquisizione di CymaBay Therapeutics per un valore di 4,3 miliardi di dollari. Il farmaco è in fase di revisione presso la Fda e la decisione è prevista per il prossimo 14 agosto. La scorsa settimana, Gilead ha condiviso ulteriori dati a lungo termine sul farmaco, tra cui il costante miglioramento dell’endpoint composito e il sollievo dal prurito.

Il key opinion leader (KOL) James Boyer si è recentemente espresso sulla collocazione degli agonisti PPAR nel paradigma terapeutico. In un’intervista rilasciata a FirstWord, ha suggerito che i pazienti che necessitano di una terapia alternativa dopo l’UDCA sono in genere sottoposti a acido obeticolico, ma quelli che presentano livelli elevati di ALP o prurito possono passare a elafibranor o seladelpar. I pazienti con livelli elevati di ALP dopo almeno sei mesi di UDCA saranno probabilmente trattati con agonisti PPAR invece che con Ocaliva.

Conosciamo la PBC
La PBC è una malattia epatica colestatica autoimmune, rara e progressiva, nella quale l’organismo attacca e distrugge gradualmente i piccoli dotti biliari del fegato. Se non trattata, la bile e le tossine possono accumularsi e causare cicatrici nel fegato, portando anche all’insufficienza epatica. I sintomi della PBC, tra cui fatigue e prurito, possono incidere in modo significativo sulla qualità di vita. Tuttavia, anche se alcune persone che vivono con la PBC non presentano sintomi, il rischio di progressione della malattia e di danni al fegato persiste, pertanto è essenziale intervenire con una gestione attiva della malattia. Si stima che questa condizione autoimmune cronica colpisca circa 100mila persone negli Stati Uniti, la maggior parte delle quali sono donne di età compresa tra i 30 e i 60 anni.