Sarcoma dei tessuti molli: il trattamento con eftilagimod alfa aggiunto alla radioterapia standard e a pembrolizumab prima della rimozione chirurgica è promettente
In pazienti con sarcoma dei tessuti molli, il trattamento con eftilagimod alfa aggiunto alla radioterapia standard e a pembrolizumab prima della rimozione chirurgica del tumore sembra essere ben tollerato e dare risultati di efficacia iniziali incoraggianti. Lo evidenziano i primi risultati dello studio di fase 2 EFTISARC-NEO, comunicati dall’azienda che sta sviluppando il farmaco (la biotech australiana Immutep) in una nota.
I dati iniziali di efficacia dello studio, che è il primo a valutare eftilagimod alfa nel setting neoadiuvante e il primo a combinare l’agente con la radioterapia, hanno mostrato che quattro dei sei pazienti trattati (67%) hanno raggiunto una risposta quasi completa, che rappresenta l’endpoint primario dello studio. Con le attuali opzioni terapeutiche standard, tra cui la radioterapia, raramente si ottengono risposte complete, si legge nella nota aziendale.
«Le prime risposte patologiche ottenute con questa nuova combinazione sono molto incoraggianti e mostrano dati a supporto degli effetti sinergici potenziali di questo nuovo approccio terapeutico. In effetti, abbiamo osservato nei campioni di tessuto rimosso un grado di ialinizzazione/fibrosi elevato, che con i trattamenti standard si riscontra solo di rado», hanno dichiarato Katarzyna Kozak, e Paweł Sobczuk, del Maria Sklodowska-Curie National Research Institute of Oncology di Varsavia (MSCNRIO), autori principali dello studio. «Attendiamo con interesse di proseguire lo studio».
Il sarcoma dei tessuti molli ed eftilagimod, farmaco first-in-class
Il sarcoma dei tessuti molli ha una prognosi infausta e rappresenta una sfida importante per la comunità medica. L’insorgenza di questa malattia non è omogenea nelle diverse aree geografiche, con circa 23.400 nuovi casi/anno e un’incidenza grezza di 4,7 persone per 100.000 in Europa, mentre negli Stati Uniti si stima che si verifichino 13.400 nuovi casi all’anno e circa 5140 decessi. Sono dunque necessarie nuove opzioni terapeutiche per i pazienti affetti da questa patologia.
L’esclusivo sistema di targeting e di attivazione di cellule presentanti l’antigene (APC) come le cellule dendritiche, da parte di eftilagimod alfa promuove risposte immunitarie innate e adattative complete contro le cellule tumorali, fra cui l’espansione di cellule T CD8+ (citotossiche) in grado di riconoscere gli antigeni tumorali indotti dalla radioterapia. Si ipotizza che mediante la sua combinazione con la radioterapia e un anti-PD-1 eftilagimod alfa abbia il potenziale di stimolare una forte risposta immunitaria antitumorale proprio nel microambiente del tumore, che ha normalmente caratteristiche immunosoppressive.
«Siamo lieti di vedere questi primi risultati dello studio EFTISARC-NEO, che ha permesso di valutare clinicamente eftilagimod alfa per la prima volta in un setting non metastatico» ha dichiarato Frédéric Triebel, Chief Scientific Officer di Immutep. «La possibilità di analizzare campioni di tumore aiuta a chiarire la risposta immunitaria antitumorale significativa che eftilagimod alfa determina attraverso la sua azione diretta nella maturazione e nell’attivazione delle cellule presentanti l’antigene come agonista delle molecole MHC di classe II. Se le forti risposte patologiche manterranno un trend positivo in questa rara malattia orfana, percorreremo tutte le strade disponibili per portare rapidamente questa terapia innovativa ai pazienti con sarcoma dei tessuti molli, che necessitano di nuove terapie efficaci».
Lo studio EFTISARC-NEO
EFTISARC-NEO (NCT06128863), è uno studio in aperto, a braccio singolo, condotto presso il Maria Sklodowska-Curie National Research Institute of Oncology (MSCNRIO) e che prevede di trattare fino a 40 pazienti.
Pembrolizumab ed eftilagimod alfa vengono somministrati in concomitanza con la radioterapia. Il trattamento sistemico prosegue per 9 settimane (dalla settimana di studio 1 alla 9) e la radioterapia per 5 settimane (5 giorni a settimana, settimane 2-6). La resezione chirurgica è eseguita da 5 a 6 settimane dopo il completamento della radioterapia (settimane 11-12). Dopo l’intervento chirurgico non sono consentiti trattamenti adiuvanti e i pazienti sono sottoposti a follow-up per 24 mesi.
L’endpoint principale dello studio è il tasso di risposta patologica al momento della resezione chirurgica, definito come percentuale di ialinizzazione/fibrosi del tumore. In particolare, minore è il numero di cellule tumorali vitali e maggiore è l’estensione della ialinizzazione/fibrosi osservata nei campioni di tessuto tumorale, maggiore viene considerata l’efficacia della terapia. Gli endpoint secondari dello studio comprendono gli eventi avversi, il numero di pazienti che completano la terapia neoadiuvante, la sopravvivenza libera da malattia, la sopravvivenza libera da recidiva locale, la sopravvivenza libera da metastasi a distanza, la sopravvivenza globale e il tasso di risposta globale.
Criteri di inclusione ed esclusione
I criteri di eleggibilità per questo studio prevedono la presenza di tumori primari o localmente recidivanti dei tessuti molli, tra cui sarcoma pleomorfo indifferenziato, mixofibrosarcoma, liposarcoma di tipo dedifferenziato, liposarcoma mixoide e a cellule rotonde, sarcoma epitelioide, angiosarcoma o sarcoma dei tessuti molli non altrimenti specificato. I tumori devono essere di grado 2 o 3 e avere una dimensione superiore a 5 cm, determinata mediante diagnostica per immagini, o essere localmente recidivanti, indipendentemente dalle dimensioni. Un ulteriore criterio di inclusione è rappresentato da una malattia misurabile secondo i criteri RECIST v1.1, non metastatica.
Fra i criteri di esclusione rientrano, invece, un trattamento precedente con eftilagimod alfa, un anti-PD-1 o anti-PD-L1, nonché una precedente radioterapia nei siti coinvolti dal tumore.
Buona tollerabilità
Ad oggi, si legge nella nota, con la combinazione di eftilagimod alfa, pembrolizumab e radioterapia non sono stati rilevati nuovi segnali di sicurezza e la terapia è stata ben tollerata nei primi sei pazienti che hanno completato le 10 settimane di trattamento seguite dall’intervento chirurgico.
Lo studio è attualmente in corso con 14 pazienti arruolati, e ulteriori dati clinici saranno presentati a un congresso nella seconda metà del 2024.