Yala, un Eden nello Sri Lanka, per “Paradisi da salvare” e a seguire “L’Aquila, la bellezza della rinascita” stasera su Rai 5
A guardarlo bene, lo Sri Lanka ha la forma di una lacrima, come se, simbolicamente, piangesse per essere stato separato dal subcontinente indiano. Si dice che fino al XV secolo esistesse un collegamento via terra tra l’isola di Ceylon e l’India. Ciò che invece si vede oggi è una serie di isolotti che formano un istmo, sebbene interrotto da bracci di mare con acque poco profonde, che rendono impossibile la navigazione. Questa lingua di terra, battezzata ‘Ponte di Adamo’ dai marinai musulmani del Medioevo che facevano tappa a Ceylon, diventò leggendaria. L’abbondanza di piante e animali, infatti, rappresentavano per loro l’espressione tangibile del Paradiso voluto da Dio: il Giardino dell’Eden di Adamo ed Eva.
Lo racconta l’ottava puntata della serie “Paradisi da salvare”, in onda domenica 21 luglio alle 21.15 su Rai 5. Lo Sri Lanka oggi è un paese di oltre 20 milioni di abitanti che vivono insieme a una fauna selvatica notevole per la sua diversità e abbondanza. Nel sud-est del Paese, nella parte più selvaggia, quella più distante dalle aree urbane, le vaste pianure boscose lungo l’immensità delle spiagge dell’Oceano Indiano sono come un Eden preservato dai tumulti della civiltà.
Il Parco Naturale Yala si estende su quasi mille km quadrati. Le sue verdi savane paludose sono cosparse di sorprendenti affioramenti rocciosi. Promontori alti dai 10 ai 50 metri, costituiti da rocce risalenti al quaternario, che evocano i conflitti tettonici tra i continenti. La placca asiatica e quella dell’Oceano Indiano sono infatti in conflitto permanente e queste ‘formazioni’ ne sono una dimostrazione.
A seguire, sono passati 15 anni dal sisma che il 6 aprile 2009 devastò l’Aquila e spezzò vite, sogni e speranze. Un giorno che tutti vorrebbero dimenticare. Eppure, il cuore dell’Aquila non ha mai smesso di battere. La città, come un’araba fenice, è risorta dalle proprie ceneri grazie al coraggio, al carattere indomito dei suoi abitanti e al loro legame ancestrale con la propria terra. Gli aquilani, infatti, non si sono mai arresi, e l’intera comunità continua senza sosta a partecipare al lungo cammino della ricostruzione della città e del suo tessuto sociale. Ne parla il doc di Monica Ghezzi “L’Aquila, la bellezza della rinascita”, in onda domenica 21 luglio alle 22.15 su Rai 5.
Oggi l’Aquila è una città viva e bellissima. La sua storia ricca e profonda emerge tra i vicoli, le piazze, i palazzi ricostruiti e le macerie che talvolta si ergono, all’ improvviso, come spettri, riportandoci con forza a quel tragico giorno che ha cambiato per sempre la città e i suoi abitanti. L’Aquila ha una “doppia anima”, così come la racconta Francesco, giornalista e filmmaker aquilano: da un lato, non si vuole dimenticare e si rimane ancorati al passato nel ricordo delle vittime; dall’altro, si prova ad andare avanti, a guardare al futuro, senza rinnegare, per questo, il dolore che ancora avvolge il cuore di ogni cittadino aquilano.
All’indomani del sisma, una delle leve principali per ripartire è stata quella della cultura e della creazione di un polo di studi superiori di eccellenza internazionale: il “Gran Sasso Science Institute”. Lo racconta con passione Paola Inverardi, l’attuale rettrice che, insieme ad altri docenti universitari, ha dato vita a un progetto visionario. Il “Gran Sasso Science Institute”, infatti, si è rivelato uno straordinario motore che ha fatto ripartire la comunità scientifica e universitaria dell’Aquila.
L’amore indissolubile per la propria città traspare in particolare dalle parole di Anna, ex ingegnere chimico, che ha abbandonato la sua professione per aprire un caffè letterario nel cuore del centro storico, offrendo così il suo contributo alla ripresa della vita cittadina. Così come Federico che con l’Associazione “Viviamolaq” da anni lavora a eventi sperimentali di architettura partecipata, o Claudia con il magnifico “Off Site Art”, un progetto di arte pubblica che trasforma i cantieri della ricostruzione in gallerie d’arte.
Andare all’Aquila significa, anche, visitare le sue montagne. Non manca quindi un’escursione sul Gran Sasso, nella magnifica piana di Campo Imperatore. Un vasto altopiano a 2150 metri di altitudine dove sorge la più alta stazione astronomica italiana, l’Osservatorio d’Abruzzo. Qui Nandini, una giovane astrofisica indiana dottoranda del “Gran Sasso Science Institute” racconta il suo rapporto con la città de L’Aquila e, soprattutto, con le stelle.
L’Aquila ha un rapporto privilegiato con la scienza e lo studio dei misteri dell’universo, in particolare i neutrini e la materia oscura che sono al centro degli studi di Cecilia, una giovane studiosa dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, il centro di ricerca sotterraneo più grande e importante al mondo.