Aggressione al giornalista Joly: ecco chi sono i 4 indagati


Un ferroviere, un tassista e due aspiranti sindaco: 4 indagati per le botte al giornalista Joly. Sotto la lente della Digos quattro attivisti di Casapound

andrea joly

Età media superiore a 44 anni, un tassista e un tecnico ferroviere, ma anche da due candidati sindaco per i comuni di residenza, nel torinese. Sono stati resi noti i nomi dei quattro attivisti di Casapound indagati per l’aggressione al giornalista del quotidiano “La Stampa” Andrea Joly. Nel gruppo finito sotto la lente degli agenti della Digos ci sono Euclide Rigato, 45 anni, Maurizio Galiano, 53 anni, Igor Bosonin 46 anni, Marco Berra, 35 anni. A unirli sicuramente la passione per la politica, di destra: Bosonin è stato infatti candidato a sindaco di Ivrea con la Lega, Rigato ex consigliere comunale di Varisella, Berra si è candidato alle amministrative a Cuneo nel 2016.

LE ACCUSE: LESIONI PERSONALI E VIOLENZA PRIVATA PER FUTILI MOTIVI

Sarebbero tutti volti conosciuti dalle forze dell’ordine e gli investigatori li hanno identificati attraverso la visione dei filmati delle telecamere di videosorveglianza. A “incastrarli” anche i tatuaggi e i vestiti indossati durante la festa all’Asso di Bastoni che sarebbe poi degenerata nel pestaggio del giornalista, “beccato” a riprendere con il cellulare i festeggiamenti per i 16 anni del circolo . E proprio gli indumenti sono stati al centro delle perquisizioni eseguite dagli agenti della Digos questa mattina, martedì 23 luglio, in casa dei sospettati. Gli indagati dovranno quindi rispondere di lesioni personali e violenza privata per futili motivi, al momento non sono state contestate altre aggravanti. All’alba di questa mattina è stata perquisita anche la sede dell’Asso di Bastoni, in via Cellini, davanti a cui sono avvenute le violenze, ma nel locale non sarebbe stato trovato nulla di utile alle indagini.

CASAPOUND: “SIAMO AL FIANCO DEGLI INDAGATI

“Un litigio nato da una provocazione, ingigantito e strumentalizzato”: Casapound in una nota ci tiene a dare la sua lettura della vicenda. E a puntare il dito contro “le perquisizioni di questa mattina nei confronti dei nostri militanti e della sede torinese dell’Asso di bastoni, con esito negativo” che, per il movimento, “sono semplicemente uno spreco di soldi pubblici”.

“Siamo al fianco degli indagati e siamo pronti a difenderci in tutte le sedi dove dimostreremo la nostra versione dei fatti”, rimarcano poi da CasaPound. “Non sappiamo nemmeno se esista un referto e di quanti giorni di prognosi stiamo parlando, ma considerato che già il giorno dopo la vicenda il giornalista ha ripreso a lavorare e a rilasciare interviste in ogni dove, è piuttosto evidente che un litigio nato da una provocazione sia stato ingigantito e strumentalizzato”, attacca il movimento politico. “Se Andrea Joly non è solo in cerca di visibilità ma voleva davvero documentare l’evento di CasaPound a Torino, perché non risponde al nostro invito alla festa nazionale che si terrà a Grosseto a settembre? Da parte nostra c’è tutta la volontà e la maturità di gettare acqua sul fuoco e di evitare un clima di tensione e odio che evidentemente a una parte politica invece fa comodo. Non ci faremo intimidire da azioni repressive e continueremo a difendere con fermezza le nostre idee e la nostra libertà di espressione. Chissà se i nostri militanti saranno contesi dai partiti per essere candidati in Parlamento come avvenuto per la Salis, o il presupposto sia partecipare ad azioni di terrorismo e aggressioni vigliacche armate di martelli, cosa ben diversa di un battibecco che ha causato due ginocchia sbucciate”.