Il padre di Turetta dopo le frasi dette al figlio in carcere e la conseguente ondata di indignazione: “Mi vergogno, temevo si suicidasse”
Hanno fatto parecchio scalpore le frasi pronunciate da Nicola Turetta al figlio in carcere per l’omicidio di Giulia Cecchettin. Un faccia arrivato agli onori della cronaca attraverso delle intercettazioni pubblicate dal magazine Giallo e diventato oggetto di numerose critiche sui social.
L’uomo, così, oggi chiede scusa dalle pagine del Corriere della Sera: “Chiedo scusa per quello che ho detto a mio figlio. Gli ho detto solo tante fesserie. Non ho mai pensato che i femminicidi fossero una cosa normale. Erano frasi senza senso. Temevo che Filippo si suicidasse. C’erano stati tre suicidi a Montorio in quei giorni. Ci avevano appena riferito che anche nostro figlio era a rischio. Quegli instanti per noi erano devastanti. Non sapevamo come gestirli. Vi prego, non prendete in considerazione quelle stupide frasi. Vi supplico, siate comprensivi”.
L’ondata di indignazione arrivata in queste ultime ore è stata enorme. Anche la sorella di Giulia, Elena, ha commentato dispiaciuta quanto emerso da quel colloquio del 3 dicembre scorso. “Hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza…Quello è! Non sei un terrorista, voglio dire… Devi farti forza”, si legge nella trascrizione delle intercettazioni.
“ERO SOLO UN PADRE DISPERATO, CERTE COSE NON SI DICONO NEMMENO PER SCHERZO”
“Non ho dormito questa notte. Sto malissimo- dice Turetta al Corriere-. Sono uscito di casa per non preoccupare ulteriormente mia moglie e l’altro mio figlio. Ora si trovano ad affrontare una gogna mediatica dopo quel colloquio pubblicato dai giornali. Io ed Elisabetta avevamo appena trovato la forza di tornare al lavoro. Abbiamo un altro figlio a cui pensare, dobbiamo cercare di andare avanti in qualche modo, anche se è difficilissimo. Domani chi avrà il coraggio di affrontare gli sguardi e il giudizio dopo quei titoloni che mi dipingono come un mostro. Ero solo un padre disperato. Chiedo scusa, certe cose non si dicono nemmeno per scherzo, lo so. Ma in quegli istanti ho solo cercato di evitare che Filippo si suicidasse“.
“GLI HO DETTO DETTO DELLA LAUREA PER TENERLO IMPEGNATO”
Turetta commenta, poi, quanto detto riguardo il corso di studi di Filippo: “Gli ho detto ‘ti devi laureare’, non perché mi interessasse, o perché sperassi in un futuro fuori dal carcere per lui, ma solamente per tenerlo impegnato e non fargli pensare al suicidio. È logico che non se ne farà niente di quella laurea, dovrà giustamente scontare la sua pena per quello che ha fatto”.
Ora anche Filippo “si rende conto di quello che ha fatto. Siamo riusciti infatti ad affrontare l’argomento. Vuole scontare la sua pena. Non ha nessuna speranza o intenzione di sottrarsi alle sue responsabilità”.