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Tumore alla prostata: test genetico sulle urine individua casi più gravi

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Un nuovo test genetico effettuato sulle urine ha dimostrato una maggiore accuratezza diagnostica nell’individuazione dei tumori prostatici più aggressivi

Un nuovo test genetico effettuato sulle urine ha dimostrato una maggiore accuratezza diagnostica rispetto agli attuali biomarker nell’individuazione dei tumori prostatici più aggressivi per i quali è richiesto un trattamento immediato. La dimostrazione arriva da uno studio pubblicato su JAMA Oncology e coordinato da Arul M. Chinnaiyan, del Department of Pathology della University of Michigan, di Ann Arbor.

Gli autori hanno condotto uno studio di validazione di un test genetico, chiamato MPS2, mirato a determinare la presenza nelle urine di geni specifici associati a neoplasia prostatica di alto grado. Questo test permetterebbe, secondo i ricercatori, di ridurre il numero di procedure invasive come la biopsia per la conferma diagnostica di un tumore alla prostata di elevata malignità.

Il panorama attuale dei test per il carcinoma della prostata
«Lo screening del PSA porta all’effettuazione di un elevato numero di biopsie invasive non necessarie in uomini senza cancro e a frequenti sovradiagnosi di tumori di basso grado e indolenti (gruppo di grado 1, GG1)», scrivono gli autori. «Anche la risonanza magnetica multiparametrica effettuata in soggetti con PSA elevato è gravata da una limitata sensibilità per cui un esito negativo dell’esame è seguito da una biopsia».

«Le attuali linee guida del National Comprehensive Cancer Network (NCCN) indicano sei test basati su biomarcatori nel sangue e nelle urine, ciascuno contenente tre o meno marker genetici correlati al tumore prostatico di qualsiasi grado, che tuttavia hanno una specificità biologica limitata per i tumori di elevato grado. Sono dunque necessari test non invasivi per rilevare un tumore alla prostata di grado elevato, cioè GG2 o superiore».

Set di geni sovraespressi nelle neoplasie prostatiche
Sulla base di dati trascrittomici disponibili, i ricercatori hanno identificato nuovi geni specificamente sovraespressi da tumori prostatici di grado elevato. Il sequenziamento dell’RNA di 58.724 geni ha permesso di identificare 54 marker genetici correlati a neoplasia della prostata e, tra questi, 18 marker sovraespressi in modo univoco da tumori di grado elevato.

«L’espressione genica e i fattori clinici sono stati modellati in un nuovo test sulle urine volto a documentare la presenza dei marcatori genetici più significativi associati a carcinoma prostatico di elevato grado (MyProstateScore 2.0 o MPS2). I modelli sono stati creati in parallelo con (MPS2+) e senza (MPS2) volume della prostata. Il test è stato sottoposto a validazione esterna in cieco in uno studio di coorte del National Cancer Institute», spiegano gli autori.

Le coorti indagate nello studio 
Nella coorte di validazione sono stati valutati vari biomarcatori, tra cui il solo PSA sierico, il calcolatore del rischio del Prostate Cancer Prevention Trial e il Prostate Health Index.

Utilizzando un approccio con una sensibilità del 95% per il cancro alla prostata di grado 2 o superiore, i ricercatori hanno misurato l’accuratezza diagnostica e le implicazioni cliniche dei test.

La coorte di sviluppo del test comprendeva 761 uomini (età mediana: 63 anni), che avevano un livello mediano di PSA (IQR) pari a 5,6 (4,6-7,2) ng/ml mentre la coorte di validazione comprendeva 743 uomini (età mediana: 62 anni) nei quali il livello mediano (IQR) di PSA era di 5,6 (4,1-8,0) ng/ml.

I riscontri delle analisi
Tra gli uomini nella coorte di validazione, 151 (20,3%) avevano un cancro alla prostata di alto grado alla biopsia. I ricercatori hanno notato valori dell’area sotto le curve ROC (receiver operating characteristic) di 0,6 utilizzando il solo PSA, 0,66 utilizzando il calcolatore di rischio del Prostate Cancer Prevention Trial, 0,77 utilizzando il Prostate Health Index, 0,76 utilizzando il modello derivato multiplex a 2 geni, 0,72 utilizzando il modello derivato multiplex a 3 geni e 0,74 utilizzando il modello MPS originale, rispetto a 0,81 utilizzando il modello MPS2 e 0,82 utilizzando il modello MPS2+.

Nei sottogruppi pertinenti, i ricercatori hanno notato che i modelli MPS2 avevano valori predittivi negativi dal 95% al 99% per i tumori di grado 2 o superiore e del 99% per i tumori di  grado 3 o superiore.

Ricadute sulla pratica clinica
I ricercatori hanno valutato quali effetti avrebbero avuto i diversi test oggi disponibili, incluso il nuovo test genetico urinario, sulla necessità di effettuazione di procedure bioptiche.

Considerando la soglia di sensibilità del 95%, la percentuale di biopsie non necessarie che sarebbero state evitate utilizzando i differenti test era dell’11% per il solo PSA, del 20% per il calcolatore del rischio del Prostate Cancer Prevention Trial, del 26% per il Prostate Health Index, del 27% per il modello derivato multiplex a 2 geni, del 17% per il modello derivato multiplex a 3 geni e del 23% per MPS, percentuale che arrivava al 37% per MPS2 e al 41% per MPS2+.

In valori assoluti, il numero stimato di biopsie non necessarie evitabili per 1000 pazienti era di:

Considerazioni degli autori
«Nel nostro studio, il test urinario su 18 geni ha mostrato una maggiore accuratezza diagnostica per il carcinoma prostatico di grado elevato rispetto ai test attualmente disponibili», affermano gli autori.

«Da un punto di vista clinico, l’uso di questo test avrebbe evitato in modo sicuro ulteriori test non necessari con imaging o biopsia nel 35%-51% dei pazienti, pur mantenendo un’elevata sensibilità per i tumori più aggressivi per i quali risulta di particolare benefico una diagnosi precoce», concludono Chinnaiyan.

Bibliografia
J.J. Tosoian, et al. Development and Validation of an 18-Gene Urine Test for High-Grade Prostate Cancer. JAMA Oncol. Published online April 18, 2024. leggi

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