In libreria “La rivoluzione degli outsider” di Claudia Parzani


Claudia Parzani ci accompagna in una profonda riflessione sulla leadership e il mondo in cui viviamo, ricca di aneddoti personali e storie di personaggi e casi più e meno noti

claudia parzani

Questo libro si apre con un’immagine: moltissimi maschi, tutti in piedi nei loro completi grigi ed eleganti. Perché da sempre a decidere e detenere il potere sono loro: uomini soli al comando, competenti ed efficienti, forti, quasi granitici, infallibili agli occhi dei più, spesso restii a pianificare la loro successione e riconoscere quando è arrivato il momento di cedere il timone. Sono gli uomini che per molti anni ha osservato Claudia Parzani, presidente di Borsa Italiana, prima giovanissima, per capire a chi avrebbe voluto assomigliare un giorno, e poi quando si è seduta con loro nelle stanze dei bottoni.

Oggi, però, questa immagine statuaria del leader inizia a sgretolarsi. Forse anche perché il mondo sta cambiando sempre più velocemente, le sfide che ci aspettano sono molte e complesse e i leader che continuano a seguire un modello sempre uguale a se stesso possono essere via via meno efficaci. Claudia Parzani parte da qui per accompagnarci in una profonda riflessione sulla leadership e il mondo in cui viviamo, ricca di aneddoti personali e storie di personaggi e casi più e meno noti, sfogliando un immaginario album di ricordi e pensieri che rendono la lettura appassionante.

Per poi porsi la domanda più importante: chi oggi ha le capacità per traghettarci verso il futuro? La risposta risiede negli outsider per eccellenza, donne e giovani: coloro che, non conoscendo le regole, non appartenendo a nessun gruppo di potere precostituito, non avendo nulla da perdere perché pochi si aspettano qualcosa da loro, meglio di tutti possono infrangere le regole del passato e smantellare l’immagine monolitica del leader a cui siamo sempre stati abituati. E che, con il loro esempio, potranno ispirare altri outsider a cercare un proprio spazio nel mondo, a perseguire una carriera, innescando un circolo virtuoso che conduce a «un’azienda e una società in cui non si annotano più le differenze contandole come se fossero un meno, ma come un valore con il segno più davanti, a rappresentare una conquista, l’ottenimento di un elemento mancante, l’aggiunta di una caratteristica nuova che arricchisce, fortifica, solidifica». In un percorso che alla fine riconoscerà il talento e porterà a emergere l’unico protagonista di cui abbiamo bisogno: il merito.