Torna in libreria per Bibliotheka “Una di maggio”, la prima prova narrativa del maggiore storico dell’ebraismo veneziano Riccardo Calimani
«C’è qualcosa di irreale stasera», disse piano la ragazza. «Perché?» chiese a bassa voce Emanuel. «Tutto troppo tranquillo, perfetto, disegnato quasi senza eccitazione».
Venezia, maggio, fine anni Sessanta. Il giovane Emanuel Nissim, malinconico lettore e grande amante della musica, in un crescente gioco di sentimenti contrastanti va alla ricerca della propria incerta identità. Confuso e perplesso, si macera tra istintivi desideri carnali e vaghe smanie intellettuali. Dinanzi a lui due figure femminili: Giulia, ammaliante e audace fin quasi all’insolenza, e l’aristocratica zia, Regina Jesurum Friedenberg, con tutta la severa eleganza dei suoi ottant’anni, rappresentante di quel mirabile mondo giudaico-veneziano, fatto di libertà e patriottismo, che ha reso grande la civiltà della città lagunare.
La restituzione dell’autentico humus di una città che è da sempre porta d’accesso all’Oriente appare la qualità più originale di “Una di maggio” il primo romanzo scritto da Riccardo Calimani appena ventiseienne, finemente damascato nell’antitesi tra vecchio e nuovo, verità e inganno, luci e ombre. Apprezzato all’uscita da Pampaloni e Zanzotto, è stato rivisitato e riscritto a distanza di oltre mezzo secolo ed esce in libreria il 12 luglio per le edizioni Bibliotheka (112 pagine, 16 euro).
Veneziano, classe 1946, Riccardo Calimani è autore di molti volumi dedicati soprattutto alla storia degli ebrei e di Venezia. Nel 1986 ha ottenuto il Premio cultura della Presidenza del Consiglio dei ministri, nel 1997 il Premio europeo per la cultura. Per nove anni è stato presidente del Meis, Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara.