In alcuni bimbi con dermatite atopica e alopecia areata, il trattamento con dupilumab è stato associato a parziale ricrescita dei capelli
I risultati preliminari di una piccola serie di casi presentati sotto forma di poster al congresso della Society for Investigative Dermatology (SID) hanno dimostrato che nei bambini affetti sia da dermatite atopica che da alopecia areata il trattamento con dupilumab per una media di quasi 68 ha comportato una ricrescita significativa dei capelli.
L’alopecia areata provoca un enorme disagio psicosociale e influisce notevolmente sulla qualità della vita del paziente, oltre a incidere negativamente sull’intera famiglia. Ha un impatto particolarmente negativo sui bambini, che non dispongono ancora dei meccanismi di coping che potrebbero avere gli adulti. Le attuali opzioni di trattamento per l’alopecia areata comportano effetti collaterali negativi per l’uso a lungo termine e, una volta che la terapia viene interrotta, i capelli in genere cadono dopo pochi mesi.
«Ci sono evidenze di una forte relazione tra alopecia areata e malattie atopiche come l’eczema, la rinite allergica, l’asma e le allergie alimentari nella popolazione generale, e un’associazione ancora più forte nei bambini. Tra i bambini con alopecia areata, il 33% ha la dermatite atopica, il 21% ha l’asma, il 20% ha il raffreddore da fieno e il 14% ha un altro tipo di allergia» ha affermato la ricercatrice principale dello studio Emma Guttman-Yassky, professoressa di dermatologia presso la Icahn School of Medicine del Mount Sinai, New York City. «Penso che probabilmente questa malattia verrà inclusa nella marcia atopica, il che potrebbe consentirci di adattare alcuni trattamenti dal mondo dell’atopia all’alopecia e potremmo aprire una nuova strada per un trattamento sicuro e a lungo termine per i nostri bambini affetti da alopecia areata».
Sospetto di una correlazione tra atopia e alopecia
Quando furono condotti gli studi originali di fase II e III con dupilumab in pazienti con dermatite atopica, Guttman-Yassky, che faceva parte del team di ricerca, ricorda di aver osservato che in alcuni pazienti che soffrivano anche di alopecia a chiazze si è verificata una ricrescita dei capelli. «All’epoca l’alopecia era considerata solo una malattia causata dal Th1 e mi sono chiesta come questo potesse accadere. Analizzando la letteratura ho trovato molte pubblicazioni che collegano l’atopia in generale all’alopecia areata e la più importante pubblicazione dermatologica ha dimostrato che l’eczema e l’atopia in generale sono le comorbilità più frequenti nell’alopecia areata».
«Questo e altri risultati, come il collegamento genetico dell’interleuchina (IL)-13 con l’alopecia e livelli elevati di IgE elevate in questi pazienti collegano questa malattia con la disregolazione immunitaria Th2, in particolare nel contesto dell’atopia» ha continuato. «Inoltre in un ampio studio sui biomarcatori che ha coinvolto il cuoio capelluto e il sangue di pazienti con alopecia abbiamo riscontrato aumenti dei biomarcatori Th2 associati alla gravità della malattia».
Esperienza su una piccola serie di casi di pazienti pediatrici
In una serie di casi di bambini che soffrivano sia di dermatite atopica che di alopecia areata, i ricercatori hanno valutato la ricrescita dei capelli utilizzando il Severity of Alopecia Tool (SALT) in 20 pazienti pediatrici (età media 10,8 anni) che erano in cura al Mount Sinai.
Sono stati raccolti i dati demografici dei pazienti, la storia di atopia, i livelli di immunoglobulina E (IgE) e i punteggi SALT alle visite di follow-up ogni 12-16 settimane per più di 72 settimane e sono state eseguite le correlazioni di Spearman tra punteggi clinici, dati demografici e livelli di IgE.
Con dupilumab ricrescita significativa dei capelli nei bambini
Al basale il punteggio SALT medio dei pazienti era 54,4, il livello medio di IgE era 1.567,7 UI/ml e il 75% dei bambini aveva anche una storia familiare di atopia. Il follow-up medio è stato di 67,6 settimane.
I ricercatori hanno osservato una riduzione significativa dei punteggi SALT alla settimana 48 rispetto al basale (punteggio medio di 20,4, P<0,01) e un miglioramento continuo fino ad almeno 72 settimane (P<0,01 rispetto al basale). Hanno inoltre notato che i pazienti che avevano ottenuto una risposta al trattamento alla settimana 24 avevano livelli di IgE basali > 200 UI/ml.
In altri risultati, le IgE al basale erano correlate positivamente con il miglioramento dei punteggi SALT alla settimana 36 (P<0,05), mentre i punteggi SALT al basale erano correlati positivamente con la durata della malattia (P<0,01) e correlati negativamente con il miglioramento dei punteggi SALT alle settimane 24, 36 e 48 (P<0,005).
«La robustezza della risposta mi ha sorpreso» ha commentato Guttman-Yassky. «Nell’alopecia areata dupilumab richiede tempo per agire, ma una volta che fa effetto si vedono i risultati. Ci vogliono dai 6 ai 12 mesi per vedere la ricrescita dei capelli». Tra i limiti dell’analisi ha riconosciuto la piccola dimensione del campione e il fatto che non si trattava di uno studio standardizzato, ma sulla base di questi risultati e di quelli sui pazienti adulti ritiene molto incoraggiante il potenziale di dupilumab nei bambini alopecia areata.
Il prossimo studio randomizzato e controllato su un campione più ampio
Di recente il Mount Sinai ha annunciato che il National Institutes of Health ha assegnato un finanziamento quinquennale di 6,6 milioni di dollari a Guttman-Yassky per valutare ulteriormente dupilumab come trattamento per i bambini affetti da alopecia areata.
Verrà condotto uno studio multicentrico controllato su 76 bambini con alopecia con interessamento di almeno il 30% del cuoio capelluto, che saranno randomizzati in rapporto 2:1 a ricevere dupilumab o placebo per 48 settimane, seguite da 48 settimane di trattamento in aperto con dupilumab per tutti i partecipanti, con 16 settimane di follow-up, per un totale di 112 settimane.
«Questo finanziamento ci consentirà di intraprendere un viaggio di trasformazione, allargando i confini della ricerca sull’alopecia e aprendo la strada a soluzioni innovative a questa gravosa malattia» ha fatto presente Guttman-Yassky. «Lo studio si propone di espandere la nostra comprensione meccanicistica dell’alopecia e di far luce sui circuiti immunitari regolatori nella sua patogenesi, in particolare nei bambini e negli adolescenti. In caso di successo potremo cambiare il trattamento dell’alopecia, consentendo l’uso e l’ulteriore sviluppo di terapie mirate che possono essere sicure per l’uso a lungo termine».