Emocomponenti per uso non trasfusionale: ecco la guida aggiornata


Pubblicato il documento che indica il grado di appropriatezza clinica dell’impiego di sangue ed altri suoi componenti in relazione al contesto clinico e assistenziale

rapporto istisan

Un vero e proprio vademecum per individuare il grado di appropriatezza clinica dell’impiego degli emocomponenti per uso non trasfusionale, in relazione al contesto clinico e assistenziale in cui si colloca, ai criteri di efficacia, a sicurezza ed efficienza, e sulla base delle evidenze scientifiche a supporto. È la terza edizione di “Indicazioni terapeutiche sull’utilizzo degli emocomponenti per uso non trasfusionale” pubblicata nei giorni scorsi dal Centro nazionale sangue e consultabile integralmente a questo link.

Elaborato da un gruppo di lavoro (GdL) coordinato dallo stesso CNS, il lavoro si basa su un’analisi accurata della letteratura scientifica con particolare riferimento alle recenti meta-analisi. Il gruppo multidisciplinare ha ampliato la sua composizione che, attualmente, oltre alle società scientifiche già firmatarie ricomprende la Società Oftalmologica Italiana (SOI) e il Collegio delle Società Scientifiche italiane di Medicina estetica (CISME). Nello specifico, per il conseguimento delle finalità assegnate, il GdL porta avanti diverse tipologie di attività come:

  • L’istituzione di un network multidisciplinare di professionisti con competenze specifiche nell’ambito della produzione ed utilizzo clinico degli emocomponenti per uso non trasfusionale, al fine di aggiornare costantemente la lista delle indicazioni cliniche;
  • La valutazione delle evidenze scientifiche disponibili in letteratura secondo metodo “Grade” per la definizione del livello di raccomandazione e del grado di evidenza a supporto dello specifico impiego terapeutico;
  • L’individuazione, attraverso indagini conoscitive, di quegli ambiti di applicazione che, non ricadendo nelle condizioni previste dalla normativa trasfusionale vigente o derivando da processi di preparazione innovativi, necessitano di essere supportati da studi clinici finalizzati alla valutazione di sicurezza ed efficacia.

Sono molte le indicazioni ormai entrate nella pratica clinica corrente, per le quali la massiccia casistica suggerisce l’efficacia degli emocomponenti ad uso non trasfusionale quali presìdi terapeutici alternativi o di supporto ai trattamenti standard, con evidenza, in alcune applicazioni, di favorevole rapporto costo-efficacia. L’utilizzo di emocomponenti per uso non trasfusionale si è diffuso in diversi campi specialistici della medicina e della chirurgia e la loro modalità di impiego si può distinguere in:

  • applicazione su superfici cutanee o mucose, uso topico;
  • l’infiltrazione intra-tissutale o intra-articolare, uso infiltrativo;
  • l’applicazione locale in sedi chirurgiche, uso chirurgico.

Ma quali tipologie conosciamo di emocomponenti per uso non trasfusionale? La risposta è semplice. Si intendono prodotti di origine piastrinica, di origine plasmatica e di origine sierica il cui utilizzo è previsto:

  • per i prodotti di origine piastrinica nell’applicazione locale di fattori stimolanti la crescita tessutale contenuti nei granuli piastrinici (in questo caso la presenza di crioprecipitato o di altri materiali plasmatici ha la finalità sostanziale di supporto a tali fattori e alle attività biologiche da essi indotte);
  • per i prodotti di origine plasmatica, nell’applicazione di fattori plasmatici quali supporto ai fattori stimolanti la crescita contenuti nei granuli piastrinici o quali prodotti ad attività specifica;
  • per i prodotti di origine sierica per l’applicazione locale di fattori sierici ad azione anti-infiammatoria e riparativa di lesioni tessutali.