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Il corpo trovato nell’Adda è di Gianfranco Bonzi, vittima di una truffa romantica

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Identificato con il DNA il corpo trovato nell’Adda: è di Gianfranco Bonzi, il 59enne vittima di una “truffa romantica”. Era scomparso da Milano lo scorso marzo

Non ci sono più dubbi, il corpo ritrovato nel fiume Adda, il 22 giugno scorso, è Gianfranco Bonzi, il portiere 59enne scomparso da Milano da marzo, vittima di una “truffa romantica” che lo ha portato alla disperazione. Si ipotizza infatti per lui la morte per gesto volontario.
L’esame del Dna e le indagine svolte dai carabinieri per la Procura di Cremona hanno confermato che il cadavere scoperto da alcuni pescatori a Crotta d’Adda un mese fa è quello di Bonzi, di cui si era occupata anche la trasmissione “Chi l’ha visto”, nel tentativo di riportarlo a casa, in vita.

LA RELAZIONE CON DUA LIPA, MA ERA UN FAKE

L’uomo, come raccontato nel corso della trasmissione, sarebbe stato vittima di una “truffa romantica”, messa in scena da una donna che si spacciava per la popstar Dua Lipa, utilizzando un profilo social falso. Alla truffatrice infatti Bonzi avrebbe inviato alcune migliaia di euro, come risulta dai prelievi effettuati. E soldi avrebbe chiesto anche per parlare con l’inviata della trasmissione che era riuscita a rintracciarla.

Dal profilo Facebook di Bonzi, l’ultimo post, antecedente alla scomparsa, anticipava le sue intenzioni: “Questo è il mio ultimo post che pubblico e anche una delle ultime azioni della mia vita-ha scritto infatti- La causa una delusione amorosa che non sono riuscito a reggere”. Dopo la notizia dell’identificazione del corpo, il figlio Luca ha affidato anche lui ai social una preghiera al padre: “Ti prego non soffrire più”. .

TRUFFE ROMANTICHE, COSA SONO

“Romance Scam”, truffa sentimentale o truffa amorosa: diverse definizioni per la stessa cyber-truffa, ossia un raggiro compiuto per ottenere illecitamente denaro, utilizzando internet o i social come mezzo privilegiato di interazione con la vittima.

Può iniziare con un semplice like o un cuore a un post sui social, fatto per “agganciare” la vittima, il cui profilo è stato attentamente studiato e cercato dai truffatori. Continua con un corteggiamento virtuale: una vera e propria manipolazione che può durare mesi, persino anni, e convincere la vittima di avere una relazione sentimentale reale, anche se alla fine non ha mai incontrato il o la presunta partner che è sempre un “profilo fake”, un falso insomma. E malgrado sia una ‘relazione a distanza’, le vittime si sentono talmente coinvolti da arrivare a sostenere economicamente l’altra persona che ad un certo punto inizia a chiedere soldi, motivando la richiesta con una difficoltà temporanea. Quando, e se, ci si accorge – finalmente- della truffa, spesso le vittime non denunciano, per vergogna.

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