Olimpiadi 2024: è polemica per la sfida di Angela Carini alla trans Imane Khelif


Olimpiadi 2024: l’algerina Imane Khelif, pugile trans ammessa dal Cio ai Giochi domani salirà sul ring nella categoria welter contro l’italiana Angela Carini. Scoppia la polemica

khelif

Il caso, già sollevato con una certa veemenza dal Telegraph in questi giorni (“è già un buon risultato se non muore nessuno…”), è arrivato a scoppio ritardato anche in Italia. E come spesso accade è esploso quando se ne sono accorti i politici. Perché l’algerina Imane Khelif, una delle due pugili trans (l’altra è Lin Yu-ting) escluse dai Mondiali di boxe per non aver superato il gender test – e ammesse invece dal Cio ai Giochi – domani salirà sul ring nella categoria welter contro l’italiana Angela Carini.

“Trovo poco comprensibile che non ci sia un allineamento nei parametri dei valori minimi ormonali a livello internazionale, che includa quindi europei, mondiali e Olimpiadi – ha commentato il Ministro dello Sport Andrea Abodi – Nell’evento che rappresenta i più alti valori dello sport si devono poter garantire la sicurezza di atleti e atlete, e il rispetto dell’equa competizione dal punto di vista agonisticoDomani, per Angela Carini non sarà così. Quello delle atlete e degli atleti transgender è un tema che va ricondotto alla categoria del rispetto in tutte le sue forme, ma dobbiamo distinguere la pratica sportiva dall’agonismo che deve poter consentire di competere ad armi pari, in piena sicurezza. È del tutto evidente che la dimensione dell’identità di genere in ambito agonistico pone il problema delle pari opportunità o delle stesse opportunità; non a caso, tante discipline sportive hanno posto dei vincoli per le atlete e atleti transgender necessari per poter permettere di gareggiare alle stesse condizioni. In questo caso assistiamo a un’interpretazione del concetto di inclusività che non tiene conto di fattori primari e irrinunciabili”.

Intanto il Telegraph riporta le dichiarazioni della messicana Brianda Tamara, che affrontò Imane Khelif a Guadalajara nel dicembre 2022: “Non credo di essermi mai sentita così nei miei 13 anni da pugile, né nei miei allenamenti con gli uomini”. Tamara subì colpi pesantissimi alla testa durante l’incontro, e dovette gettare la spugna al terzo round: “Quando ho combattuto contro di lei mi sentivo molto fuori dalla sua portata. I suoi colpi mi hanno fatto molto male. Grazie a Dio quel giorno sono uscita dal ring sana e salva, ed è bello che finalmente se ne siano accorti”.

L’International Boxing Association aveva squalificato Khelif dai campionati mondiali dello scorso anno a Delhi, poche ore prima del suo incontro per la medaglia d’oro contro la cinese Yang Liu, per “i suoi elevati livelli di testosterone che non soddisfacevano i criteri di ammissibilità”.

LE ATTIVISTE INFURIATE

Giovedì un’atleta italiana di boxe femminile, Angela Carini, sarà costretta a prendere i pugni da un atleta di sesso maschile, un atleta i cui pugni fanno più male, come dichiarato dall’atleta messicana che ha già combattuto contro di lui e che ringrazia Dio di essere uscita salva. Coni cosa ha da dire? Come potete accettare una tale mancanza di fair play in silenzio? Avete paura anche voi che certe lobby rumorose vi facciano la shitstorm? Beh credo che comunque ne valga la pena se serve a ristabilire il principio della giustizia sportiva. I diritti delle donne non sono barattabili. Abbiate il coraggio di prendere una posizione davanti a questa forma di misoginia. Noi siamo con tutte quelle sportive che hanno già preso posizione in materia. E riteniamo responsabile l’attuale presidente del comitato olimpico responsabile dei danni causati alle atlete“. Inizia così l’appello al Coni di tante attiviste femministe, associazioni, politici lanciato dal gruppo Fb ‘Perché Fb favorisce il cyberbullismo contro le donne?’. Immaginate voi di combattere sapendo che davanti avete un maschio biologicamente più forte e quanto questo sia psicologicamente avvilente e intimidatorio. Se volevate un esempio degli standard irrealistici imposti alle donne questa ne è la prova più palese. Volete vincere la medaglia femminile? Dovete combattere contro un uomo. Questa non è boxe, questo non è sport, vedere un maschio che sferra pugni in faccia a una donna è violenza sulle donne“, conclude l’appello.