Mieloma multiplo di nuova diagnosi non candidabile al trapianto: con isatuximab aggiunto a tripletta standard rischio di progressione o morte ridotto del 40%
In pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi non eleggibili al trapianto autologo di cellule staminali emopoietiche, l’anticorpo monoclonale anti-CD38 di seconda generazione isatuximab (Isa), in combinazione con la tripletta standard costituita da bortezomib, lenalidomide e desametasone (VRd), seguito da un mantenimento con isatuximab-Rd (il regime IMROZ), produce un miglioramento statisticamente significativo della sopravvivenza libera da progressione (PFS) rispetto a VRd seguito da Rd.
Lo dimostrano i risultati dello studio di fase 3 IMROZ presentati di recente in una sessione orale al congresso della European Hematology Association (EHA), a Madrid, da Thierry Facon, Professore di Ematologia del Dipartimento di Hematology Ematologia dell’Ospedale Universitario di Lille, in Francia. Per la loro importanza, i dati erano stati presentati pochi giorni prima anche al meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), a Chicago, e pubblicati in contemporanea sul New England Journal of Medicine.
Miglioramento significativo della sopravvivenza libera da progressione con IsaVRd
IMROZ è il primo studio di fase 3 a livello mondiale su un anticorpo monoclonale anti-CD38 in combinazione con lo standard di cura VRd a migliorare significativamente la PFS e a mostrare risposte profonde in questa popolazione di pazienti che spesso hanno una prognosi non soddisfacente.
Con un follow-up mediano di 59,7 mesi, al momento dell’analisi (cut-off dei dati: 26 settembre 2023), nei pazienti trattati con la quadrupletta IsaVRd seguita dal mantenimento con IsaRd la mediana di PFS non era ancora stata raggiunta (NR), mentre è risultata di 54,34 mesi (IC al 95% 45,207-NR) nei pazienti trattati con la sola tripletta VRd seguita dal mantenimento con Rd (HR 0,596; IC al 98,5% 0,406-0,876; log-rank P = 0,0005), con una riduzione del 40% del rischio di progressione della malattia o di morte a favore del regime con isatuximab. Inoltre, il tasso stimato di PFS a 60 mesi è risultato del 63,2% nel braccio sperimentale contro 45,2% nel braccio di controllo.
Il beneficio di PFS è stato osservato nella maggior parte dei sottogruppi, comprese alcune popolazioni di pazienti difficili da trattare, con fattori prognostici negativi.
Inoltre, nello studio accademico francese BENEFIT, presentato anch’esso a Madrid, in cui è stato confrontato il regime IsaVRd con la tripletta IsaRd, si è visto che il trattamento con la quadrupletta permette di ottenere risposte più profonde rispetto alla tripletta senza bortezomib, con un aumento significativo dei tassi di MRD-negatività; ma il dato forse più interessante che emerge dal lavoro è la fattibilità della somministrazione di bortezomib una volta alla settimana (anziché due, come previsto nel protocollo IMROZ), senza perdere in efficacia.