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Olimpiadi 2024, nella boxe Carini si ritira contro la trans Khelif e scoppia la polemica

olimpiadi 2024

“Basta, fa malissimo!”, e la pugile Carini abbandona dopo 46 secondi alle Olimpiadi 2024 contro l’algerina Khelif, al centro delle polemiche per i valori troppo “maschili”

Quarantasei secondi. Un solo pugno, un destro a segno, evidentemente fortissimo. Angela Carini è andata all’angolo, s’è fatta sistemare il caschetto. Poi è tornata al centro del ring, ma ci ha ripensato subito. Di nuovo all’angolo. Basta, stop. “Fa malissimo!”, urla al suo allenatore. Si fa slacciare i guantoni. Non saluta l’avversaria. Incassa il verdetto e poi si inginocchia in lacrime. E così il “caso” Imane Khelif deflagra definitivamente, con l’avversaria che getta la spugna e lascia la pugile algerina in balia del suo destino “politico” più che sportivo.

“Non me la sono più sentita di combattere dopo il primo minuto. Ho iniziato a sentire un dolore forte al naso. Non è da me arrendermi, ma proprio perché non ci riuscivo ho detto basta e messo fine al match”, spiega Carini. “Io sono salita sul ring per mio padre, la scorsa Olimpiade mio padre era in fin di vita, questa era la mia Olimpiade e volevo percorrere l’ultimo chilometro. Se mi sono fermata l’ho fatto solo per la mia famiglia“.

“Non so se ha il naso rotto; devo parlare con la ragazza – ha detto ripreso, dal Guardian, l’allenatore dell’atleta azzurra – Ma molte persone in Italia hanno provato a chiamarla e a dirle: ‘Non andare, per favore; è un uomo, è pericoloso per te‘”

Recap: il Comitato Olimpico Internazionale ha ammesso al torneo femminile di boxe Khelif e la taiwanese Lin Yu-ting, escluse dai Mondiali femminili poco più di un anno fa perché i risultati dei loro esami medici non rispettavano i criteri per l’accesso alle categorie femminili dell’International Boxing Association. Troppo “mascoline”, troppo pesanti i loro colpi. Il Telegraph ci ha imbastito su una vera e propria campagna mediatica, con tanto di testimonianze delle precedenti avversarie del tipo “sono fortunata ad esserne uscita viva”.

L’incontro contro Carini valeva l’accesso ai quarti di dei pesi welter, ma aveva preventivamente scatenato la bufera politica, con tanto di intervento “istituzionale” del Ministro dello Sport Abodi. In realtà Khelif non è una donna trans, e secondo il Cio rispetta i criteri medici per l’ammissione alle gare, diversi da quelli dell’IBA. L’IBA però non è più affiliata al CIO, è stata sospesa nel 2019 per corruzione. Il suo oresidente Kremlev, imprenditore russo vicino a Putin, ha spostato in Russia la sede dell’organizzazione. Il main sponsor dell’IBA è Gazprom.

LE REAZIONI IMMEDIATE DELLA POLITICA

“Non sono d’accordo con la scelta del CIO, è un fatto che con i livelli di testosterone presenti nel sangue dell’atleta algerina la gara in partenza non sembra equa”, ha commentato la premier Giorgia Meloni, arrivata a Casa Italia a Parigi. “Mi dispiace ancora di più che si sia ritirata. Mi ero emozionata ieri quando lei ha scritto ‘Combatterò’ perché in queste cose sicuramente contano la dedizione, la testa e il carattere però poi conta anche poter competere ad armi pari”.

Secondo la presidente del Consiglio “bisogna fare attenzione a discriminare nel tentativo di non discriminare perché alcune tesi portate all’estremo rischiano di impattare soprattutto sui diritti delle donne. Penso che atleti che hanno caratteristiche genetiche maschili non debbano essere ammessi alle gare femminili e non perché si voglia discriminare qualcuno, ma per tutelare il diritto delle atlete di poter competere ad armi pari”

“Sul ring di Carini e Khelif non c’era spirito olimpico ma l’ideologia woke. E’ stata dimostrata la superiorità muscolare dell’atleta algerina, come già mostrato da numerose testimonianze. Bene ha fatto l’atleta italiana a ritirarsi. Auspichiamo la protesta formale del Coni a difesa dello spirito olimpico”. Così il presidente della Commissione Sport della Camera Federico Mollicone.

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