“Wild Italy 8” e “Belice, epicentro di memoria” stasera su Rai 5


L’uomo e il paesaggio al centro di “Wild Italy 8” stasera su Rai 5. A seguire l’eredità di un terremoto in “Belice, epicentro di memoria”

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Le trasformazioni subite dal paesaggio e dalla vita selvatica in Italia, di pari passo con l’evoluzione dell’uomo dall’Età della pietra a oggi, con una previsione per il futuro prossimo. Le racconta, con lo stile di un romanzo di avventure, la serie “Wild Italy 8”, in onda da domenica 4 agosto alle 21.15 su Rai 5. La serie, realizzata in due anni, con rigore scientifico, in tutto il territorio nazionale, e con uno sguardo al Mediterraneo e al contesto europeo, ha portato alla raccolta di una imponente documentazione filmata sui paesaggi, gli ecosistemi, le specie animali e vegetali, visualizzate nel loro “contesto” temporale e, nel racconto, “accoppiate” ai passaggi cruciali della storia umana.

Nel primo episodio dal titolo “L’anno Zero. Un popolo di raccoglitori” si torna al Paleolitico quando meno di centomila esseri umani si muovevano nel territorio della penisola, allora coperto da una immensa foresta, da cui emergevano solo le vette delle montagne, le paludi, le zone steppiche, lasciate dalle glaciazioni. Questi uomini, muniti di pochi strumenti di pietra grezza, erano raccoglitori dei prodotti spontanei, dalle piante commestibili ai piccoli animali, e spesso di impossessavano delle carcasse delle prede abbattute da predatori ben più efficienti, come lupi, orsi, linci. Il paesaggio naturale era quello che la storia recente e lontana aveva forgiato, dopo una intensa attività vulcanica e dopo una serie di glaciazioni, l’ultima delle quali, quella di Wurm, fece sentire i suoi effetti fino a dodicimila anni fa. Annidate nelle parti più inaccessibili del nostro territorio, alcune foreste, relitte delle epoche glaciali, conservarono il fascino dei boschi primigeni, con un corteggio di piante e di animali, oggi messi in pericolo dai cambiamenti climatici. Allora inizia l’anno Zero della Storia della Natura in Italia: il punto di partenza della nostra civiltà, in un ambiente integro, assolutamente privo di modificazioni antropiche.

La formazione del popolamento animale e vegetale che i primi uomini dovettero affrontare, è raccontata dalle torbiere con i depositi di polline fossile, dalle grotte marine, vero e proprio archivio di fatti su come attraverso le invasioni dal Nord, le immigrazioni dal cuore dell’Asia, viaggi dal Maghreb si sia formato il patrimonio di biodiversità più ricco, fra tutti quelli delle attuali nazioni europee.

IL TERREMOTO DEL BELICE

Tra gli anni 1950 e 1968 la valle del Belice, per volontà di Danilo Dolci e dei suoi collaboratori, si trasforma da una terra arida, povera e abbandonata, in un laboratorio di sviluppo. Si organizzano seminari di formazione, si plasma la coscienza di classe dei braccianti e dei contadini più poveri, si fanno progetti partecipati, si costruiscono dighe e si prova ad accompagnare la popolazione verso una vita meno faticosa, con un maggior grado di consapevolezza e di attenzione ai propri diritti. Ma nel 1968 un terremoto tremendo, come non c’erano più stati da decenni, si abbatte su cose e persone rimettendo tutto in gioco. Lo racconta Lucrezia Lo Bianco, nel doc “Belice, epicentro di memoria” in onda domenica 4 agosto alle 22.10 su Rai 5, che torna in quella valle per raccontarne la storia recente e vedere a che punto si è adesso.

Dopo il sisma, gli aiuti arrivano con molta difficoltà, i soldi della ricostruzione fanno gola a molti, nessuno è preparato a una catastrofe del genere. La gente, in attesa di una casa, rimane nelle baracche anche per 40 anni e spesso la casa nuova non è quella che sembrerebbe giusta.