Dermatite atopica, con lebrikizumab malattia sotto controllo fino a due anni


Nei pazienti affetti da dermatite atopica da moderata a grave il trattamento con lebrikizumab ha consentito di tenere sotto controllo la malattia fino a due anni di terapia

Negli adulti affetti da dermatite atopica da moderata a grave l'anticorpo monoclonale sperimentale amlitelimab ha migliorato significativamente i segni e i sintomi della malattia

Nei pazienti affetti da dermatite atopica da moderata a grave il trattamento con lebrikizumab ha consentito di tenere sotto controllo la malattia fino a due anni di terapia, con risultanti importanti anche nelle aree difficili da trattare, come è stato evidenziato in una relazione tenutasi al congresso 2024 della SIDeMAST.

La dermatite atopica è una malattia infiammatoria cronica multifattoriale che ha un impatto notevole sulla qualità di vita dei pazienti, quindi disporre di più alternative terapeutiche offre la possibilità di utilizzare il farmaco più appropriato per rispondere alle esigenze di ogni singolo paziente, ha osservato la prof.ssa Silvia Mariel Ferrucci, Fondazione IRCCS Cà Granda, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano

Lebrikizumab è un anticorpo monoclonale di tipo Ig4 che si lega all’interleuchina (IL)-13 in un epitopo, consentendo quindi alla citochina di legare comunque il recettore alfa-1 ma impedendo l’eterodimerizzazione del recettore condiviso con la IL-4 (IL-13Rα1/IL-4Rα) e bloccando il segnale. Tuttavia non impedisce il legame della IL-13 con il recettore alfa-2 e quindi consente l’internalizzazione della citochina nella cellula e la sua funzione regolatrice endogena.

Negli studi registrativi ADvocate 1 e 2, dopo un periodo di screening 689 pazienti affetti da dermatite atopica moderata/grave (EASI ≥ 16, IGA ≥ 3, BSA ≥ 10%) sono stati randomizzati in rapporto 1:2 a ricevere placebo o lebrikizumab 250 mg ogni 2 settimane.

Una volta completate 16 settimane di terapia è stato valutato l’endpoint primario (IGA 0/1, EASI 75), dopodiché i pazienti responder sono entrati in una fase di mantenimento. Sono stati nuovamente randomizzati in rapporto 1:1:2 a ricevere placebo o lebrikizumab 250 mg ogni 4 settimane oppure ogni 2 settimane, mentre i non responder (braccio escape) sono stati trattati con lebrikizumab 250 mg ogni 2 settimane. Al termine delle 52 settimane previste, i partecipanti potevano accedere allo studio a lungo termine ADjoin.

Buoni risultati anche negli endpoint più sfidanti
Alla 16a settimana, in ADvocate 1 hanno raggiunto il punteggio di 0/1 (pelle libera o quasi libera da lesioni) con un miglioramento di almeno 2 punti rispetto al basale nell’Investigator Global Assessment (IGA) il 43% dei pazienti in trattamento attivo contro il 12,8% del braccio placebo. Hanno ottenuto una risposta EASI 75 (riduzione di almeno il 75% vs basale nell’Eczema Area and Severity Index) il 59,3 dei partecipanti nel gruppo lebrikizumab in confronto al 16,4% con il placebo. Nello studio ADvocate 2 i risultati sono stati rispettivamente 33,1% vs 10,9% per l’IGA e 50,8% vs 18,2% per la risposta EASI 75.

Riguardo agli endpoint più sfidanti, a 16 settimane con lebrikizumab in Advocate 1 la risposta EASI 90 è stata raggiunta dal 38,2% dei pazienti, una riduzione di almeno 4 punti nella scala del prurito dal 46,3%, un miglioramento di almeno 2 punti nella scala relativa alla perdita del sonno dal 38,7% e un miglioramento di almeno 4 punti nella qualità della vita dal 75,5%, in questo caso con una crescita molto rapida nelle prime 4 settimane di trattamento. Risultati sovrapponibili in tutti i parametri sono stati osservati in ADvocate 2.

Malattia sotto controllo anche nel lungo periodo
Nel periodo di mantenimento dalla settimana 16 alla 52, così come nello studio di estensione ADjoin fino a 194 settimane, i risultati si sono mantenuti costanti nel tempo, con circa il 96% dei pazienti in trattamento attivo che ha mantenuto la risposta EASI 75 e l’82% circa la risposta EASI 90, così come nel miglioramento del prurito, con risultati sovrapponibili indipendentemente dalla frequenza del dosaggio (ogni 2 o 4 settimane).

In entrambi i trial ADvocate e nello studio ADhere, l’analisi delle aree difficili da trattare ha messo in luce l’efficacia di lebrikizumab nel migliorare la cute e ridurre le lesioni della dermatite del volto e delle mani in molti pazienti (tra il 60 e il 70%), con o senza l’uso concomitante di steroidi topici (previsti in ADhere).

Nei dati aggregati degli studi registrativi lebrikizumab ha consentito il raggiungimento di un punteggio IGA pari a 0 nel 31% dei responders, una risposta EASI 100 nel 20% e una risoluzione completa o quasi del prurito (punteggio 0/1) nel 31%, risultati sovrapponibili con entrambi i dosaggi e che sono rimasti costanti nel tempo fino a 1 anno di trattamento.

In termini di sicurezza, nei dati aggregati di 8 studi di fase II/III sono stati riportati eventi avversi nel 64% dei 1.720 pazienti con maggiore esposizione al farmaco, prevalentemente di grado lieve/moderato e che in pochi casi (4,2%) hanno portato all’interruzione della terapia. Tra gli effetti collaterali segnalati più frequentemente anche con altri anticorpi monoclonali, tra i 1.720 partecipanti citati si sono verificate congiuntiviti nel 6,5% dei soggetti (1,8% con placebo) e herpes nell’1% (0,5% con placebo).

Referenze

Ferrucci SM. Lebrikizumab: una nuova strategia terapeutica in dermatite atopica

Silverberg JI et al. Two Phase 3 Trials of Lebrikizumab for Moderate-to-Severe Atopic Dermatitis. N Engl J Med. 2023 Mar 23;388(12):1080-1091. 

Murase JE et al. Improved and Cleared Facial and Hand Dermatitis With Lebrikizumab in Patients With Moderate-to-Severe Atopic Dermatitis. Poster 381 presented at Revolutionizing Atopic Dermatitis (RAD); Washington, DC, USA; 29 April – 1 May 2023.