Dermatite atopica: abrocitinib efficace anche nelle aree difficili


Nel trattamento della dermatite atopica, abrocitinib ha mostrato flessibilità del dosaggio, una maggiore rapidità d’azione e un’efficacia uniforme su tutte le zone del corpo

Negli adulti affetti da dermatite atopica da moderata a grave l'anticorpo monoclonale sperimentale amlitelimab ha migliorato significativamente i segni e i sintomi della malattia

Nel trattamento della dermatite atopica, il JAK inibitore orale abrocitinib ha mostrato di avere come punti forza la flessibilità del dosaggio, una maggiore rapidità d’azione rispetto al gold standard e un’efficacia uniforme su tutte le zone del corpo, compresi i distretti difficili da trattare, che rappresentano una sfida terapeutica nella pratica clinica. Se ne è parlato durante la 98^ edizione del congresso nazionale della SIDeMaST.

«Si potrebbe pensare che il farmaco, dato il meccanismo d’azione che prevede l’inibizione selettiva reversibile della JAK1, richieda un trattamento continuo e che la questione della flessibilità del dosaggio possa essere secondaria» ha affermato la relatrice Anna Campanati, Professore associato Clinica Dermatologica, Università Politecnica delle Marche. «Tuttavia non è così, poiché la dermatite atopica è una malattia capricciosa che accompagna la vita del paziente e passa attraverso delle fasi di recrudescenza e delle fasi di remissione, per cui è necessario avere la possibilità di modulare il dosaggio in funzione dell’attività o meno della malattia».

Flessibilità del dosaggio
Questo aspetto è stato valutato nello studio REGIMEN, che aveva due obiettivi principali:

  • valutare la persistenza della risposta clinica nei pazienti responder ad abrocitinib 200 mg in relazione al dose tapering (riduzione del dosaggio) o all’interruzione del trattamento
  • verificare la ripresa della risposta terapeutica dopo la reintroduzione del farmaco in quei pazienti che avevano subito una riduzione della dose dopo le prime 12 settimane di terapia.

Il disegno dello studio prevedeva tre periodi:

  • un primo periodo in aperto di run-in in cui tutti i pazienti ricevevano abrocitinib 200 mg per 12 settimane, seguiti da
  • un periodo in doppio cieco di mantenimento di 40 settimane in cui i pazienti venivano randomizzati a continuare a ricevere il farmaco alla dose di 200 mg, alla dose ridotta di 100 mg oppure il placebo,
  • una terza fase in cui i pazienti che sviluppavano una riacutizzazione della malattia venivano sottoposti alla terapia di salvataggio con abrocitinib 200 mg più terapia topica.

Periodo 1 – Run in
Nel primo periodo ha raggiunto l’endpoint primario combinato (IGA 0/1, EASI 75) il 64,7% dei pazienti, che sono quindi passati alla seconda fase, il cui obiettivo era verificare il tasso di riacutizzazioni e il tempo mediano alla loro comparsa.

Periodo 2 – Mantenimento
Nel secondo periodo ha avuto una recidiva il 77,5% dei pazienti nel gruppo placebo, il 39,6% del gruppo 100 mg e il 16,5% del gruppo che aveva continuato con la dose piena. Tra i pazienti sottoposti al placebo l’81% ha sviluppato un flare, in un tempo mediano di circa 28 giorni.

«Questo dato fornisce un’indicazione importante, ovvero che se un paziente responder ad abrocitinib 200 mg interrompe la terapia per qualsiasi motivo possiamo aspettarci nell’81% dei casi una recidiva dopo circa un mese» ha fatto presente Campanati.

Nel gruppo di pazienti che ha continuato il trattamento attivo, il tasso di flare è stato molto più basso, intorno al 18,9% con la dose da 200 mg e del 42,6% con 100 mg.

«Il dato interessante è che emerge chiaramente che un paziente che riceve abrocitinib 200 mg in continuo ha un abbattimento del 90% del rischio di sviluppare una riacutizzazione nel tempo, una percentuale che si attesta al 73% con la dose da 100 mg» ha continuato. «Quindi il dosaggio 200 mg sicuramente mette a riparo dal rischio di recidiva, che rappresenta una delle sfide terapeutiche che noi incontriamo più frequentemente nella pratica clinica».

Periodo 3 – Rescue
I pazienti che sviluppavano flare entravano nel periodo di salvataggio, in cui ricevevano tutti abrocitinib 200 mg in associazione alla terapia topica per un periodo di 12 settimane, per valutare la capacità di recuperare la risposta clinica EASI 75.

  • In questa fase i pazienti con flare che erano stati sottoposti al placebo (76,4%) hanno catturato velocemente la risposta clinica, con circa il 91,8% dei soggetti con restituzione della risposta terapeutica in 12 settimane.
  • I partecipanti con flare che erano stati trattati con la dose da 200 mg (16,2%) avevano un tasso di ricattura della risposta terapeutica più basso (55%), legato a un margine di miglioramento minore in quanto il delta di risposta terapeutica in questo caso dipendeva soltanto dall’aggiunta della terapia topica.
  • Invece nei soggetti con flare che erano passati alla dose da 100 mg (39,2%) il tasso di ricattura terapeutica a 12 settimana si attestava al 74,5%, più elevato grazie al passaggio a un dosaggio superiore.

Un modello simile è stato osservato anche per altri outcome di efficacia, come la ricattura della risposta IGA 0/1 e il miglioramento del punteggio del picco del prurito su una scala a 4 punti (PP-NRS4). La somministrazione di abrocitinib 200 mg più terapia topica è stato in grado di far raggiungere al paziente una remissione clinica in termini di prurito e IGA 0/1 dopo una recidiva.

«In questo studio non sono emersi eventi di sicurezza differenti rispetto a quelli descritti dalla letteratura nell’ambito degli studi precedenti, con effetti collaterali relativamente poco frequenti e di entità tutto sommato controllabile e gestibile»

Rapidità d’azione
Lo studio comparativo di fase III JADE DARE, randomizzato, in doppio cieco, ha confrontato abrocitinib 200 mg con dupilumab nel trattamento della dermatite atopica in pazienti adulti con malattia di grado severo (EASI ≥16, IGA ≥3, NRS prurito ≥4).

Abrocitinib si è dimostrato più rapido di dupilumab grazie alla capacità di indurre una risposta EASI 90 già alla settimana 4 che è persistita alla settimana 16, con una differenza statisticamente significativa fra le due molecole e una spiccata azione sul prurito che è regredito in pochi giorni.

«È vero che molti dati di letteratura ci dicono che in realtà comparare un JAK inibitore con dupilumab è un po’ come confrontare un centometrista con un maratoneta e che nel lungo periodo le differenze in termini di efficacia tendono ad assottigliarsi quando si prendono in considerazione degli obiettivi terapeutici standard come l’EASI 75, ma è anche vero che la differenza in termini di rapidità di azione tra le due molecole persiste se si considerano degli obiettivi sfidanti come l’EASI 90» ha osservato la relatrice.

Questo è stato confermato anche da una analisi post hoc di JADE DARE, nella quale è emerso che la possibilità dopo 26 settimane di ottenere la remissione quasi completa della malattia (EASI 90), l’assenza del prurito (PP-NRS 0/1) e un impatto della malattia minimo o nullo sulla qualità della vita (DLQI 0/1), è risultata doppia con abrocitinib rispetto a dupilumab. Ha infatti raggiunto questa risposta in domini multipli il 12% dei pazienti trattati con dupilumab in confronto al 24% con abrocitinib 200 mg.

Efficacia nei distretti difficili da trattare
I distretti difficili complicano molto la gestione terapeutica perché, anche quando si riesce a ottenere un buon controllo della malattia, impediscono di raggiungere la soddisfazione globale effettiva del paziente. Si tratta infatti di aree visibili che hanno un impatto maggiore sulla qualità di vita e la cui presenza può compromettere la compliance al trattamento.

Un’analisi post hoc del trial JADE COMPARE ha evidenziato che abrocitinib 200 mg è in grado di determinare una risposta EASI 75 anche nell’area della testa e del collo mediamente in 29 giorni, con un effetto più rapido rispetto alla dose da 100 mg (57 giorni). La risposta delle aree critiche inoltre è stata indipendente dal grado dell’interessamento cutaneo e con una rapidità sovrapponibile al resto del corpo, sottolineando un’uniformità della risposta.

In conclusione:

  • Abrocitinib 200 mg, insieme ai dosaggi da 100 e 50 mg, garantisce la possibilità di utilizzare un dosaggio flessibile, un valore aggiunto in una patologia cronica che persiste spesso per tutto l’arco della vita del paziente e che può andare incontro a fenomeni di riduzione della compliance al trattamento.
  • Abrocitinib è un farmaco rapido che garantisce una rapidità di insorgenza dell’efficacia terapeutica già al secondo giorno di trattamento, in misura superiore agli standard of care.
  • Inoltre abrocitinib consente di superare il problema delle aree difficili da trattare uniformando la risposta clinica.

Referenze

Campanati A. Abrocitinib in Dermatite Atopica: Ready 2 Relieve.