Venezuela: Maduro oscura X, l’ex Twitter, per 10 giorni


Maduro oscura X (Ex Twitter) per 10 giorni. E Tajani chiede “la liberazione dei dissidenti politici in Venezuela”. Il Paese vive tra i disordini dopo la contestata vittoria del presidente chavista

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Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro ha firmato un’ordinanza con cui il social network X – noto in precedenza come Twitter – sarà oscurato, e gli accessi bloccati, per dieci giorni. Ciò accade mentre il Governo italiano, per voce del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, chiede “la liberazione dei dissidenti politici detenuti in Venezuela“. Proprio su X, il capo della Farnesina scrive: “Continuiamo a seguire gli sviluppi attraverso la Task Force che ho attivato. Lavoriamo in coordinamento con i partner affinché il Venezuela possa finalmente tornare ad essere un Paese libero”.

Sul caso X, secondo la stampa internazionale, la decisione è stata presa in quanto il proprietario della piattaforma Elon Musk è accusato di diffondere discorsi d’odio che starebbero incoraggiando i disordini. A proporre il provvedimento, firmato da Maduro stesso, la Commissione per le telecomunicazioni. Da quasi due settimane il Paese latinoamericano è scosso da proteste e disordini per via dell’esito delle presidenziali del 28 luglio scorso.

LE ELEZIONI

La Commissione elettorale nazionale (Cne) ha confermato la vittoria al primo turno col 51% dei voti del presidente uscente Nicolas Maduro, che così effettuerà un terzo mandato. Tuttavia, un riconteggio dei voti effettuato dall’alleanza dei partiti di opposizione guidata dalla ex candidata alle presidenziali Maria Corina Machado sostiene ci siano stati brogli e assegna la vittoria a Edmundo Gonzalez Urrutia, che avrebbe battuto Maduro con il 67% dei consensi. Il fatto che la Cne non abbia rivelato dati e informazioni che confermino il risultato diffuso sta rafforzando le critiche delle opposizioni, che denunciano anche 17 morti nelle repressioni delle proteste, migliaia di arresti e ostacoli all’ingresso della stampa internazionale. In settimana, sono state confermate le accuse di “terrorismo” per quattro giornalisti venezuelani, arrestati mentre seguivano le proteste contro Maduro. “Denunciamo l’uso illegale e arbitrario delle leggi anti-terrorismo, soprattutto contro i giornalisti incarcerati nelle proteste post-voto” afferma in una nota il sindacato nazionale dei giornalisti.

I SOSTENITORI DELLA VITTORIA CHAVISTA

C’è però anche chi sostiene la vittoria del presidente chavista: tre premi Nobel per la Pace – l’argentino Adolfo Pérez Esquivel, l’ex presidente dell’Honduras Manuel Zelaya e l’ex presidente della Bolivia Evo Morales – insieme ad altri 300 intellettuali hanno firmato una lettera in cui denunciano “i tentativi di colpo di stato” da parte dell’opposizione e dei settori di estrema destra contro la riconferma del presidente Maduro, e parlano di “un grande piano di destabilizzazione” mosso da forze “imperialiste” che potrebbe “giustificare un intervento militare straniero“. Dal 2012 il Venezuela è scivolato in una grave crisi economica, che ha portato anche la collasso dei servizi, inasprita da sanzioni da parte degli Stati Uniti alle esportazioni di petrolio venezuelano. All’esecutivo di Caracas, le opposizioni contestano restrizioni alle libertà democratiche tali da aver reso il Paese “una dittatura”.

VENEZUELA. AMNESTY: CORTE DELL’AJA AGISCA SUI CRIMINI POST-VOTO

Amnesty International ha inviato una lettera aperta al procuratore della Corte penale internazionale, Karim Khan, chiedendo di agire urgentemente sui crimini di diritto internazionale commessi in Venezuela. Come riferisce una nota, Erika Guevara-Rosas, alta direttrice delle ricerche e delle campagne di Amnesty, ha dichiarato: “Il silenzio del procuratore Karim Khan di fronte alla crisi in Venezuela è davvero allarmante. Il suo ufficio ha assistito all’uccisione di decine di persone per mano delle forze di sicurezza e dei gruppi armati filogovernativi, oltre alla detenzione arbitraria di più di 2mila persone in pochi giorni, solo per essersi opposte o per essere state percepite come dissidenti nei confronti del governo di Nicolas Maduro. A tutto questo si aggiungono attacchi, minacce e la stigmatizzazione dei difensori dei diritti umani e delle organizzazioni della società civile che denunciano l’operato arbitrario del governo, cercando nell’ufficio del procuratore un’ultima speranza di giustizia”.