Psoriasi: intervenire sulla transizione ad artrite psoriasica è possibile


Come intervenire precocemente sulla transizione da psoriasi ad artrite psoriasica è stato argomento di una relazione tenutasi al congresso 2024 della SIDeMaST

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La psoriasi e l’artrite psoriasica sono due patologie infiammatorie molto legate fra loro, al punto che la seconda si sviluppa nel 30% circa dei pazienti con psoriasi e rappresenta la principale comorbidità della malattia cutanea. Come intervenire precocemente sulla transizione da psoriasi ad artrite psoriasica è stato argomento di una relazione tenutasi al congresso 2024 della SIDeMaST.

La psoriasi (PsO) è una malattia infiammatoria della pelle associata a comorbidità sia di natura metabolica, come obesità, diabete, steatosi epatica e rischio cardiovascolare, che di natura infiammatoria, in particolare l’artrite psoriasica (PsA), il cui esordio fino al 70% dei casi è preceduto proprio dalla psoriasi.

«Questo attribuisce a noi dermatologi un ruolo molto importante di sentinella per il precoce riconoscimento della PsA, ma possiamo anche andare oltre e in questo contesto si inserisce la transizione tra psoriasi e artrite psoriasica» ha osservato Paolo Gisondi, Professore Associato di Dermatologia e Direttore della Scuola di Specializzazione in Dermatologia e Venereologia, presso l’Università degli Studi di Verona.

Le citochine coinvolte nella fisiopatologia della psoriasi sono condivise con l’artrite psoriasica, nello specifico l’interleuchina (IL)-17, il TNF alfa e la IL-22 agiscono anche su osteoclasti e osteoblasti e sono responsabili dell’infiammazione a livello della sinovia.

La prevalenza dell’artrite psoriasica a livello globale è di circa il 24%, e il 20-30% delle persone affette da psoriasi presenta o presenterà nel tempo l’artrite psoriasica. Uno studio ha mostrato un ritardo tra le due manifestazioni di circa una decina d’anni, un dato coerente con quanto rilevato da studi di laboratorio su modelli murini ingegnerizzati.

Da parte dei reumatologi c’è un’alta attenzione sulla progressione da PsO a PsA e una consensus ha concordato sulla terminologia da utilizzare per definire le varie fasi di questa transizione:

  • Pazienti ad alto rischio di PSA: soggetti affetti da psoriasi con coinvolgimento cutaneo severo, interessamento ungueale e BMI elevato, oltre alla genetica, al fumo e al trauma alle entesi.
  • Pazienti con PSA subclinica: soggetti con psoriasi e artralgia e/o evidenze all’imaging (ecografia o risonanza) di infiammazione sinoviale/entesite (inclusi borsite, entesofiti e ispessimento dei tendini) in assenza di sinovite clinica.
  • Pazienti con PSA clinica: soggetti con psoriasi e sinovite clinicamente evidenziabile.

Il valore di secukinumab nella transizione da PsO a PsA
Lo studio IVEPSA (Interception in Very Early PsA), a braccio singolo, prospettico, in aperto, della durata di 24 settimane, ha coinvolto 20 pazienti trattati con secukinumab al dosaggio utilizzato per il trattamento della psoriasi (300 mg) una volta a settimana per il primo mese e successivamente una volta al mese.

L’obiettivo era valutare gli effetti del farmaco sulle alterazioni strutturali e infiammatorie delle articolazioni periferiche in pazienti con psoriasi moderata/grave (PASI >6) o con interessamento del cuoio capelluto e delle unghie, in assenza di artrite ma con segni di entesopatia evidenziabili con l’imaging ad alta risoluzione. Alla risonanza al basale le lesioni infiammatorie prevalenti erano sinoviti e tendiniti.

In questo contesto secukinumab si è rivelato molto efficace sulle manifestazioni cutanee, con riduzioni significative del punteggio PASI e della superficie cutanea coinvolta (BSA) e con un miglioramento del punteggio relativo alla qualità della vita (DLQI).

Oltre al distretto cutaneo, il farmaco ha mostrato miglioramenti significativi del punteggio della scala VAS Pain relativa al dolore, della scala VAS-G (VAS for global muscoloskeletal disease activity) relativa al punteggio che il paziente attribuisce alla sua sintomatologia articolare e del questionario PsAID (psoriatic arthritis impact of disease) che valuta la qualità della vita del paziente. Il trattamento con secukinumab ha inoltre spento l’infiammazione individuata al basale dalla risonanza nell’83,3% dei pazienti.

Real life nella psoriasi, con secukinumab elevata persistenza al trattamento nel lungo periodo
«Ormai abbiamo un’esperienza a lungo termine con secukinumab, un farmaco che ha cambiato un po’ anche il modo di pensare dei dermatologi e gli obiettivi terapeutici. Otto anni fa con questo farmaco abbiamo iniziato a parlare di PASI 100, quindi di clearance cutanea completa» ha affermato il dr. Marco Galluzzo, Specialista in Dermatologia e Venereologia, UOSD Dermatologia Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Tor Vergata, Roma. «In questa sessione affronteremo il tema della drug survival, o persistenza al trattamento, che fornisce informazioni su quanto il paziente rimane in terapia, un dato che ha anche dei risvolti farmacoeconomici».

Il primo studio di real life che ha misurato la questione della drug survival di secukinumab nel breve termine è stato condotto in Portogallo su 302 pazienti con BMI medio di 27,7, metà dei quali presentava il coinvolgimento di aree difficili (54% con interessamento del cuoio capelluto, oltre il 30% con coinvolgimento ungueale e più del 20% con anche psoriasi in area genitale).

A 104 settimane la persistenza al trattamento era del 71,7%, con una sospensione del farmaco in 84 pazienti principalmente per perdita di efficacia. Analizzando i sottogruppi, i soggetti con una maggiore persistenza al farmaco erano quelli con una durata della malattia di almeno 5 anni al momento dell’inizio del trattamento, i partecipanti naïve alla terapia biologica, quelli già trattati in precedenza con non più di un biologico e i partecipanti senza interessamento di aree difficili da trattare.

I dati ad interim del 2022 sullo studio SERENA attualmente in corso, condotto su quasi 3.000 pazienti con psoriasi, artrite psoriasica o spondilite anchilosante, ha mostrato che in 1.756 soggetti con psoriasi cronica a placche il retention rate a un anno era dell’88%, a 2 anni del 76,4% e a 3 anni del 60,5%. Il trattamento è stato sospeso in 648 casi principalmente per perdita di efficacia (43%) e per gli eventi avversi, che con la classe degli anti-interleuchina (IL)-17 sono più frequentemente rappresentati dalle candidosi orali (3%).

Lo studio italiano di real life SUPREME 2.0 ha valutato la drug survival e l’efficacia di secukinumab a lungo termine (42 mesi) nei pazienti arruolati nel trial SUPREME negli anni 2015-2016. Dei 297 partecipanti coinvolti nell’analisi (BMI ≥ 25 nel 66% dei casi), una gran parte (70,7%) era ancora in trattamento dopo quasi 3 anni e mezzo (in misura maggiore nei naïve alla terapia biologica), con una risposta PASI 90 coerente nel tempo in una percentuale elevata di pazienti (79,6%).

Elevata persistenza al trattamento anche dopo 5 e 6 anni
Uno studio retrospettivo di real life ha valutato la drug survival di secukinumab nel corso di 5 anni in 172 pazienti che per il 30% avevano anche una concomitante artrite psoriasica e che per il 65% avevano già utilizzato i biologici. Le analisi hanno mostrato un’interruzione della terapia nel 30% dei soggetti, corrispondente a un retention rate del 70% dopo 5 anni. È stata osservata una drug survival inferiore nei pazienti già trattati in precedenza con terapie biologiche e in quelli con obesità.

Uno studio molto recente, che ha coinvolto 8 centri di dermatologia in Italia, aveva lo scopo di valutare l’efficacia di secukinumab a lunghissimo termine, 6 anni, in pazienti che avevano iniziato il farmaco tra ottobre 2015 e giugno 2017. L’analisi su 166 adulti (70% uomini, 39% già trattati con biologici) ha evidenziato una rapida riduzione del PASI già nelle prime 12 settimane di terapia, con il 66,4% dei pazienti ancora aderente alla terapia.

Sono risultati essere a maggior rischio di interrompere il trattamento i soggetti con coinvolgimento delle aree difficili, come cuoio capelluto e genitali, e quelli con obesità. Le infezioni micotiche cutanee sono state l’evento avverso registrato più frequentemente (3%).

In sintesi:

  • Gli studi di real life hanno dimostrano un’elevata efficacia e persistenza del trattamento, abbinati a un favorevole profilo di sicurezza di secukinumab fino a 6 anni di follow-up.
  • Il profilo di sicurezza è risultato coerente con quello già noto, senza che fossero riportati nuovi segnali di sicurezza.
  • I diversi studi in tutto il mondo sulla drug survival di secukinumab nel trattamento di pazienti con psoriasi da moderata a grave suggeriscono che i soggetti con la più alta persistenza del trattamento sono giovani, naïve ai biologici o sottoposti a una sola precedente terapia biologica e senza una storia clinica di obesità.

Referenze

Gisondi P. Transizione PsO/PsA, il vantaggio di giocare d’anticipo.

Galluzzo M. Efficacia e sicurezza a lungo termine nella real-life.

Kampylafka E et al. Disease interception with interleukin-17 inhibition in high-risk psoriasis patients with subclinical joint inflammation-data from the prospective IVEPSA study. Arthritis Res Ther. 2019 Jul 26;21(1):178. 

Mendes-Bastos P et al. Persistence, effectiveness, and real-world outcomes in psoriasis patients treated with secukinumab in Portugal. Dermatol Ther. 2022 Jul;35(7):e15510. 

Augustin M et al. Secukinumab demonstrated sustained retention, effectiveness and safety in a real-world setting in patients with moderate-to-severe plaque psoriasis: long-term results from an interim analysis of the SERENA study. J Eur Acad Dermatol Venereol. 2022 Oct;36(10):1796-1804. 

Russo F et al. Long-Term Drug Survival and Effectiveness of Secukinumab in Patients with Moderate to Severe Chronic Plaque Psoriasis: 42-Month Results from the SUPREME 2.0 Study. Clin Cosmet Investig Dermatol. 2023 Dec 12:16:3561-3574. 

Sotiriou E et al. Long-term drug survival of secukinumab in real life in the era of novel biologics: a 5-year, retrospective study, including difficult-to-treat areas. J Eur Acad Dermatol Venereol. 2022 Aug;36(8):e626-e627.