Più ipercortisolismo nei pazienti con diabete di tipo 2 scarsamente controllato


Nei pazienti con diabete di tipo 2 scarsamente controllato, elevata prevalenza di ipercortisolismo con l’uso di più farmaci

t.care eudf italia verapamil insulina orale tirzepatide dka diabete cannabis semaglutide orale

Quasi un quarto dei pazienti con diabete di tipo 2 scarsamente controllato arruolati nello studio CATALYST presentava ipercortisolismo, prevalentemente associato all’assunzione di più farmaci, suggerendo che potrebbe essere necessario cambiare la gestione di questi soggetti, hanno concluso i ricercatori nel corso di una relazione al congresso 2024 dell’American Diabetes Association (ADA).

«Siamo rimasti molto sorpresi da questa prevalenza nel nostro studio» ha affermato l’autore principale John Buse, Verne S. Caviness Distinguished Professor e direttore del Diabetes Center presso la University of North Carolina School of Medicine, Chapel Hill, North Carolina. «Se questo dato venisse estrapolato vorrebbe dire che più di un milione di persone negli Stati Uniti potrebbero teoricamente avere questa condizione, solo a causa di un diabete scarsamente controllato».

Prevalenza della condizione molto oltre le aspettative
Sulla base dei dati di letteratura i ricercatori si aspettavano una prevalenza prossima all’8% per l’ipercortisolismo, una condizione nota come sindrome di Cushing e considerata relativamente rara, con circa 1,2-3,2 casi per milione all’anno. Tuttavia negli Stati Uniti potrebbe essere più diffuso di quanto si pensasse in precedenza. I sintomi possono includere aumento di peso, pressione alta, debolezza muscolare e cambiamenti di umore, senza considerare che l’ipercortisolismo è anche un potenziale fattore scatenante del diabete di tipo 2.

Attualmente i pazienti vengono in genere sottoposti a screening per l’ipercortisolismo solo in presenza di un forte sospetto, di solito seguendo le linee guida dell’Endocrine Society, ma raramente lo screening viene effettuato sui soggetti con diabete scarsamente controllato.

Buse ha riferito che lui e altri ricercatori stanno in un certo senso aspettando prima di spingere l’ADA a dire che tutti coloro che hanno un diabete non adeguatamente controllato dovrebbero essere curati per ipercortisolismo. «Non siamo ancora pronti a dirlo e potremo sollecitare un cambiamento solo una volta che saranno disponibili i risultati della seconda fase dello studio, ancora in corso, che randomizzerà i partecipanti a CATALYST a ricevere placebo o mifepristone».

Nello studio uno screening rigoroso dell’ipercortisolismo
Per essere idonei per la sperimentazione CATALYST, i pazienti dovevano avere un’emoglobina glicata (HbA1c) del 7,5-11,5%, assumere tre o più farmaci ipoglicemizzanti, assumere insulina più un altro ipoglicemizzante, assumere due o più ipoglicemizzanti e avere una o più complicanze micro o macrovascolari, oppure assumere due o più ipoglicemizzanti e due o più farmaci antipertensivi.

L’età media dei partecipanti era 61 anni, il 45% erano donne, il 71% erano bianchi, il 19% erano neri, l’HbA1c media era 8,8 e l’indice di massa corporea (BMI) medio era 33,5 kg/m2. Il 79% stava assumendo più di tre farmaci ipoglicemizzanti, un terzo insulina più un SGLT2 inibitore e circa un terzo insulina più un GLP-1 agonista.

Per garantire l’esclusione dei soggetti con cortisolo falsamente elevato, non sono stati arruolati coloro che utilizzavano contraccettivi orali o chiunque avesse un consumo eccessivo di alcol, gravi malattie psichiatriche o gravi apnee notturne non trattate, diabete di tipo 1 o lavoro notturno. I ricercatori hanno utilizzato il test di soppressione notturna con desametasone 1 mg per rilevare l’ipercortisolismo endogeno, verificando i risultati positivi con la valutazione di laboratorio dell’ormone adrenocorticotropo, del deidroepiandrosterone solfato e del cortisolo e con scansioni TC surrenali.

Da notare che il 66% degli arruolati con ipercortisolismo non presentava anomalie all’imaging, il 23% aveva un adenoma surrenale unilaterale e circa il 10% presentava un’altra anomalia surrenale.

Rischio di ipercortisolismo più elevato con l’assunzione di più farmaci
Il rischio di ipercortisolismo è risultato più alto in quanti assumevano due o più farmaci ipoglicemizzanti e due o più antipertensivi (odds ratio, OR, 1,871), ha riferito la ricercatrice Vivian Fonseca, professoressa di medicina e farmacologia presso il Tulane University Health Sciences Center, New Orleans.

La probabilità di avere la condizione era anche proporzionale al carico complessivo di farmaci, infatti i soggetti che assumevano medicinali cardiovascolari, inclusi antipertensivi, farmaci lipidici, farmaci psichiatrici e analgesici e oppioidi, erano tutti a rischio più elevato.

Nei partecipanti che assumevano tre o più farmaci antipertensivi (21% del campione dello studio) le probabilità di avere ipercortisolismo erano due volte più elevate e circa il 35% di questi soggetti è risultato affetto dalla condizione. Altre caratteristiche più fortemente associate all’ipercortisolismo includevano etnia non ispanica, fibrati e l’uso di tirzepatide.

Risultati da rivalutare una volta completato lo studio 
«Si tratta di uno studio molto provocatorio e una prevalenza del 24%, almeno a prima vista, è un percentuale sorprendentemente alta» ha commentato Lynnette Nieman, ricercatrice senior presso la Diabetes, Endocrine and Obesity Branch presso il National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases. «Tuttavia i dati presentati sono solo nella fase di screening e lo studio completo mira a stabilire se il mifepristone, un antagonista del recettore dei glucocorticoidi, potrebbe aiutare a controllare meglio il diabete».

«Sarà molto interessante vedere tutti i dati in forma pubblicata e sarebbe utile capire se qualcuno di questi pazienti ha una sindrome di Cushing conclamata o se ha solo un lieve rialzo del cortisolo» ha aggiunto. «In questa fase questi dati non cambieranno il modo in cui mi approccio ai pazienti diabetici, ma è ragionevole cercare attentamente segni e sintomi di Cushing in chiunque abbia ipertensione o diabete difficili da controllare».

Referenze

Buse JB et al. Prevalence of hypercortisolism in difficult-to-control type 2 diabetes. ADA 2024.