Valentina Petrillo sarà la prima trans a gareggiare tra le donne alle Paralimpiadi: la velocista napoletana farà 200 e 400 nella categoria per disabilità visiva
Mentre è ancora bollente il dibattito (poco scientifico, ma dannatamente politico) sulla supposta eccessiva mascolinità della pugile Khelif, oro a Parigi, ecco che una velocista italiana diventerà la prima atleta dichiaratamente transgender a gareggiare nelle gare femminili dei Giochi Paralimpici. Valentina Petrillo, 50 anni, ha compiuto la transizione nel 2019, ed è stata selezionata per rappresentare l’Italia nella categoria T12, per atleti con disabilità visiva. Correrà i 200 e i 400 metri.
Prima di cambiare sesso, Petrillo aveva vinto 11 titoli nazionali nelle categorie maschili: “Faccio ancora fatica a crederci e tengo i piedi per terra perché la mia possibilità di partecipare a Tokyo sfumò per un soffio”, ha detto Petrillo. “Inizierò a pensare ai Giochi di Parigi solo quando sarò arrivata in Francia”. Alla BBC ha detto che la sua partecipazione ai Giochi è un “importante simbolo di inclusione”.
A Petrillo è stata diagnosticata la sindrome di Stargardt all’età di 14 anni e le sue capacità visive sono limitate a 1/50 del normale. Ha vinto già vinto due due medaglie di bronzo ai Mondiali di atletica paralimpica dell’anno scorso.
Come il Comitato Olimpico Internazionale, anche il Comitato Paralimpico Internazionale consente di fatto ai singoli enti sportivi di stabilire le proprie linee guida sulla categorizzazione dello sport femminile. L’anno scorso la World Athletics ha vietato alle donne transgender di competere tra le donne in eventi internazionali come le Olimpiadi. Ma per le regole della World Para Athletics, un’atleta legalmente riconosciuta come donna può competere nella categoria per cui è qualificata a causa della sua disabilità.