Artrite psoriasica: studio indaga come articolazioni rispondono agli anti-TNF


Studio ha cercato di capire se le articolazioni in sedi anatomiche diverse delle persone con artrite psoriasica potessero rispondere in modo diverso al trattamento con anti-TNF

Artrite psoriasica: izokibep

Sono numerose le opzioni di trattamento oggi disponibili per l’artrite psoriasica (PsA) e l’EULAR raccomanda, come è noto, l’adozione di un approccio pratico e progressivo alla gestione delle terapia, basato sulle manifestazioni specifiche e sull’attività di malattia. Ma la valutazione dei risultati del trattamento si concentra principalmente sul miglioramento del numero di articolazioni colpite, senza tener conto delle loro sedi specifiche.

Nelle persone affette da artrite reumatoide, è stato dimostrato che le variazioni trascrittomiche identificate nei fibroblasti sinoviali di diverse sedi articolari si traducono in fenotipi specifici dell’articolazione, con caratteristiche e reattività distinte alle citochine.

Questi risultati suggeriscono che le diverse articolazioni potrebbero rispondere in modo differente a specifici trattamenti immunosoppressivi. Ma è così anche per l’artrite psoriasica?

A questo interrogativo ha cercato di rispondere uno studio presentato nel corso del congresso annuale EULAR, nel corso del quale i ricercatori si sono proposti di capire se le articolazioni in sedi anatomiche diverse delle persone con PsA potessero rispondere in modo diverso al trattamento con un inibitore del fattore di necrosi tumorale (TNFi).  

Disegno dello studio
Per il loro studio, i ricercatori hanno attinto ai dati di real life provenienti da diversi registri europei che collaborano alla rete EuroSpA, relativi ad oltre 1.700 pazienti affetti da PsA che avevano iniziato un primo trattamento con un TNFi.

L’outcome primario dello studio era rappresentato dal tempo alla prima risoluzione della tumefazione articolare a livello della singola articolazione in base alla conta di 28 articolazioni, valutato al basale e in diversi timepoint nell’arco di un biennio.

Al basale, il numero medio di articolazioni tumefatte e dolenti era rispettivamente pari a 4,8 e a 7,4, con un punteggio medio di attività della malattia basato sulla proteina C-reattiva (DAS28-CRP) pari a 4,7.

Risultati principali
Se si considerano le articolazioni dell’arto superiore – con l’articolazione interfalangea prossimale del terzo dito (PIP3) come riferimento – è stato osservato un tasso significativamente più elevato di risoluzione della tumefazione articolare a livello del gomito e della spalla. Al contrario, è stato riscontrato un tasso inferiore di risoluzione dell’edema articolare per il polso rispetto all’articolazione PIP3. Tuttavia, non è stata dimostrata una differenza nella risoluzione dell’edema articolare nel ginocchio rispetto al gomito.

Tali risultati suggeriscono che la risposta clinica ad un TNFi nella PsA sembra dipendere dalla localizzazione dell’articolazione, almeno in termini di tempo alla prima risoluzione della tumefazione articolare. Questo approccio è stato in grado anche di identificare indirettamente le articolazioni che avevano meno probabilità di andare incontro a risoluzione della tumefazione nonostante il trattamento con TNFi.

Ciò suggerisce che alcuni fattori locali potrebbero influenzare l’efficacia del trattamento in articolazioni specifiche, come i fattori meccanici o i fenotipi specifici dei fibroblasti sinoviali.
Di qui la necessità di approfondire quanto osservato in studi futuri, aventi come obiettivo quello di verificare se le risposte articolari specifiche nella PsA siano associate a modalità d’azione terapeutica distinte.

Bibliografia
Ciurea A, et al. Differential joint-level responses to TNF inhibitors in psoriatic arthritis: A collaborative European observational cohort study. Presented at EULAR 2024; OP0034. Ann Rheum Dis 2024; DOI: 10.1136/annrheumdis-2024-eular.2535.