Artrite psoriasica: terapia con izokibep efficace in fase 3


Positivi i risultati a 16 settimane dello studio di fase 3 sull’impiego di izokibep, inibitore di IL-17A, nel trattamento dell’artrite psoriasica

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Sono stati presentati nel corso del congresso EULAR i primi risultati a 16 settimane dello studio di fase 3 sull’impiego di izokibep, inibitore di IL-17A, nel trattamento dell’artrite psoriasica (PsA). I risultati confermano i benefici osservati negli studi di fase 2 e fanno ben sperare in un ampliamento delle opzioni terapeutiche disponibili nel trattamento di questa condizione clinica.

Razionale e disegno dello studio
Izokibep è un inibitore di IL-17 A di piccole dimensioni e dotato di potenza elevata, che si connota per una robusta penetrazione tissutale grazie alle sue piccole dimensioni molecolari, circa un decimo di quelle di un anticorpo monoclonale. In ragione delle sue piccole dimensioni, si ipotizza che il farmaco penetri meglio a livello tissutale. Inoltre, a differenza di altri agenti farmacologici, si lega a entrambe le subunità dell’IL-17A e anche all’albumina sierica, prolungando così la sua emivita in circolazione.

Il trial di fase 2b/3 messo a punto, i cui dati preliminari sono stati presentati al congresso, si è proposto di valutare l’efficacia e la sicurezza di izokibep fino alla 16a settimana in pazienti (pts) con PsA attiva.
Lo studio prevedeva un periodo di trattamento di 16 settimane, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo (PBO). I pazienti eleggibili erano affetti da PsA attiva, insorta nell’adulto (durata ≥6 mesi e ≥3 articolazioni dolenti/tumefatte) e si connotavano per una risposta insoddisfacente, un’intolleranza o una controindicazione a un FANS, un csDMARD e/o un TNFi.

I pazienti inclusi nel trial erano stati randomizzati, secondo uno schema 1:1:1, a trattamento con izokibep 160 mg ogni 2 settimane (Q2W), IZO 160 mg ogni settimana (QW) o PBO QW. L’endpoint primario era rappresentato dalla risposta ACR50 alla 16a settimana.

Circa la metà dei pazienti era di sesso maschile, con una preponderanza di individui di etnia Caucasica (95%).  La durata di malattia era pari, in media, a 7 anni.

La conta delle articolazioni tese e gonfie al basale era in media di circa 16,5 e 8,9, rispettivamente. Circa il 60% presentava un certo grado di entesite, con valori medi dell’Indice di Entesite di Leeds (LEI) pari a 2,9. I punteggi dell’Health Assessment Questionnaire-Disability Index (HAQ-DI) erano in media 1,0 all’inizio dello studio.

Risultati preliminari
Lo studio aveva una durata prevista pari ad un anno; tuttavia, alla data di presentazione dei risultati al congresso, erano disponibili solo i dati a 16 settimane.

Dai dati preliminari ottenuti in concomitanza con questo timepoint, è emerso che il 40% e il 43% dei pazienti trattati con 160 mg di izokibep, rispettivamente a cadenza settimanale o bisettimanale, hanno raggiunto l’endpoint primario del soddisfacimento della risposta ACR50. Non solo: altre misure di outcome hanno dimostrato la notevole efficacia del nuovo farmaco, con un profilo di safety praticamente sovrapponibile tra i due dosaggi utilizzati.

Nello specifico, proporzioni più ampie di pazienti in trattamento con izokibep ad una delle due dosi testate hanno soddisfatto le risposte ACR70, PASI100 e il raggiungimento dello stato di minima attività di malattia (MDA), come pure il raggiungimento della differenza minima clinicamente importante (MCID) (≥0,35) relativa all’indice di disabilità (HAQ-DI) rispetto al placebo.

Le analisi per sottogruppi, inoltre, hanno mostrato tassi di risoluzione dell’entesite clinicamente significativi con izokibep rispetto a placebo nei pazienti con un elevato carico di entesite al basale.
Gli eventi avversi (AEs) legati al trattamento si sono verificati nel 66%, 72% e 41% dei pazienti trattati con izokibep Q2W, izokibep QW e placebo, rispettivamente.

Gli eventi avversi più comuni sono stati quelli correlati al sito di iniezione, la maggior parte dei quali di gravità lieve o moderata e che raramente hanno portato all’interruzione del trattamento (1%, 4% e 0% dei pazienti trattati con izokibep Q2W, izokibep QW e placebo, rispettivamente).

Gli effetti indesiderati gravi sono stati riportati a tassi ridotti (2%, 3% e 1%). Anche i tassi di colite ulcerosa (1%, 1% e 0%) e di candidosi (0%, 1% e 1%) sono risultati poco rilevanti, né sono stati registrati decessi o casi di uveite a seguito del trattamento.

Bibliografia
Mease P, et al “Efficacy and safety of izokibep, a novel IL-17A inhibitor, in patients with active psoriatic arthritis: week 16 results from a randomized, double-blind, placebo-controlled, multicenter phase 2b/3 study” EULAR 2024; Abstract LBA0005.