Morto l’orso investito ieri a Canistro, sulla Sora-Avezzano


È morto l’orso investito ieri a Canistro, sulla Sora-Avezzano. L’appello di Legambiente: “Grave perdita in termini di biodiversità, servono risorse per la tutela”

orso bruno

Sembrava che stesse bene, dopo essere stato investito da una macchina nella notte tra lunedì e martedì sulla Sora-Avezzano, invece l’esemplare di orso bruno marsicano non ce l’ha fatta ed è morto. Spiega l’accaduto il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, sulla sua pagina facebook. L’orso, in un primo momento, era uscito da dove si era rifugiato dopo l’incidente ed aveva di nuovo attraversato la statale, che nel frattempo era chiusa agli automobilisti. Si era trasferito a monte della statale in un boschetto impervio e inaccessibile. “Monitorato dai Guardiaparco e dai Carabinieri Forestali proprio per vedere se si riprendeva o se, come succede anche per noi, nelle ore successive ad un incidente, il quadro clinico peggiorava- ricostruisce l’ente- Verso le ore 12.30 l’orso è risceso sulla strada e ha cominciato a dare segni di sofferenza. Sintomi che non aveva questa mattina (ieri, ndr) ma che evidenziavano il peggioramento del quadro clinico dell’orso. L’equipe veterinaria del Parco ha optato per la cattura, al fine di verificare le condizioni complessive e valutare le soluzioni da adottare, come da prassi, nei soggetti politraumatizzati. Dopo aver sedato e stabilizzato l’animale si è potuto constatare che non aveva fratture evidenti degli arti, né fuoriuscite di sangue, anche se il monitoraggio dei parametri vitali testimoniava un quadro clinico molto grave che nel giro di poco tempo ha portato alla morte dell’orso”.

“Come da protocollo- prosegue il Parco- l’orso è stato trasportato all’Istituto Zooprofilattico di Teramo per la necroscopia. L’orso morto aveva circa 20 anni, era abbastanza anziano, come rilevato dalla dentatura, completamente consumata”. Prosegue il Parco nazionale: “Le scelte operate hanno seguito i protocolli standard che si applicano quando ci sono situazioni complesse ed emergenziali, e quando ci si trova ad operare in condizioni critiche, con un orso adulto, sicuramente spaventato dall’incidente, di 183 kg, in grado di muoversi, perché all’inizio si è spostato da solo, e quindi teoricamente anche pericoloso per gli operatori. L’orso aveva anche segni di dermatite cronica molto diffusi: intorno al viso e sulle zampe. La dermatite, come spesso abbiamo spiegato, è una manifestazione di tipo dermatologico degli orsi bruni, in generale, ma non invalidante ai fini della sopravvivenza stessa. Nella popolazione di orso bruno marsicano sono stati segnalati casi di dermatite cronica attribuita alla presenza di un parassita: pelodera strongyloides, dai primi anni ’90″. “La perdita di un altro esemplare di orso per incidente riporta con forza il richiamo alla cautela quando si percorrono le strade dove vive il plantigrado– ha dichiarato il Presidente del Parco Giovanni Cannata- dobbiamo assolutamente invertire la curva che vede come causa maggiore di morte degli orsi marsicani le attività antropiche”.

orso investito

ORSO MORTO, LEGAMBIENTE: SERVONO RISORSE PER TUTELA

“Dopo la morte di Juan Carrito, investito nel gennaio 2023 sulla strada statale 17, che collega Castel di Sangro a Roccaraso, ieri un altro orso bruno marsicano è morto investito questa volta sulla statale Sora-Avezzano all’altezza di Canistro in Valle Roveto. La morte di un orso- commenta Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente- è sempre una grave perdita in termini di biodiversità perché la scomparsa di anche un solo esemplare in una popolazione talmente ridotta in termini numerici rappresenta un danno di enormi proporzioni, in considerazione anche del fatto che le femmine si riproducono poche volte nell’arco della loro vita e non sono in grado di compensare, con le nascite, eccessivi livelli di mortalità. Gestire e coesistere con questi esemplari significa anche saper mettere in campo interventi non più rimandabili. Tra questi è urgente la messa in sicurezza dal rischio rappresentato dalle infrastrutture di trasporto (strade, autostrade, ferrovie…), applicando misure di road ecology oramai studiate da anni e poco applicate, così come servono corridoi ecologici veri per mitigare il consumo di suolo e la frammentazione degli habitat”.

“Per questo torniamo a proporre e a chiedere con urgenza- aggiunge Raimondi- il corridoio di connessione tra il Parco d’Abruzzo e il nascente Parco nazionale del Matese lungo il corso dell’Alto Volturno, fondamentale per la tutela dell’orso. Su questo chiediamo al Ministero dell’ambiente di finanziare con maggiori risorse economiche le attività di tutela dell’orso bruno marsicano, oggi assolutamente inadeguate e mettere le regioni e le aree protette in condizione di tutelare efficacemente la specie a rischio. Si potrebbe iniziare a finanziare proprio il Parco Nazionale Abruzzo Lazio Molise
(PNALM), un’area protetta con cento anni storia e già portavoce di azioni virtuose nella gestione dell’orso bruno marsicano, per fare gli investimenti di road ecology necessari per rendere le infrastrutture più sicure anche per gli orsi. La tutela, la conservazione e la gestione di questa specie endemica dell’appennino va portata avanti attraverso interventi di lungo periodo e un impegno comune basato su un’alleanza solida e forte tra parchi, comunità locali e istituzioni”, conclude.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)