Il dark web è spesso ritratto come un covo di attività illegali e pericoli nascosti, ma quanto c’è di vero in questa narrazione? Ecco 6 miti da sfatare
Navigare su internet e fare ricerche è diventato parte integrante delle nostre vite.
Il web, da sempre distinto tra surface web, ovvero spazio facilmente accessibile e indicizzato dai motori di ricerca come Google e il deep web, parti della rete non indicizzati dai motori di ricerca, ad oggi presenta una terza e sempre più misteriosa e fraintesa dimensione: il dark web.
Meglio conosciuto come una parte del web non indicizzata dai motori di ricerca tradizionali e accessibile solo attraverso specifici software come Tor (The Onion Router), offre un alto grado di anonimato sia per i visitatori che per gli operatori dei siti, rendendo difficile tracciare le attività svolte al suo interno.
A causa delle crescenti preoccupazioni sulla sicurezza informatica, la privacy, e l’aumento dei crimini digitali, il dark web è diventato un vero e proprio tema di attualità.
Gli attacchi informatici su larga scala, i furti di dati personali e aziendali, e la diffusione di contenuti illegali hanno attirato l’attenzione delle forze dell’ordine e dei legislatori.
E la crescente sofisticazione delle tecniche utilizzate dai criminali informatici e la difficoltà nel monitorare e regolare queste attività, rappresentano una sfida significativa per la sicurezza globale.
Il dark web, quindi, ormai avvolto da un’aura di mistero e segretezza, viene spesso ritratto come un covo di attività illegali e pericoli nascosti.
E con l’aumento delle preoccupazioni globali sulla sicurezza informatica e la privacy online, è fondamentale comprendere meglio cosa si celi realmente in queste profondità digitali.
Ma quali sono le vere peculiarità di questa terza dimensione? Quali sono i miti da sfatare?
“La prima cosa che nessuno prende mai in considerazione è che il dark web non contiene solo cose illegali. Esistono anche siti legittimi che offrono servizi di informazione e comunicazione sicura. Organizzazioni di diritti umani, giornalisti e cittadini nei regimi repressivi utilizzano il dark web per proteggere la loro privacy e libertà di espressione.
Il secondo elemento trascurato nell’analisi del dark web, infatti, è che non tutto ciò che avviene nel dark web è legato a crimini. Esistono mercati e forum dove si discute di temi legittimi e legali. L’anonimato offerto dal dark web è uno strumento che può essere utilizzato tanto per scopi leciti quanto illeciti” spiega Danilo Cimino, informatico che ha lavorato anche all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, al CERN di Ginevra e fondatore del blog Cose di Computer, per una divulgazione democratica dei temi informatici e insegnare agli utenti ad utilizzare la tecnologia in modo responsabile.
“Il dark web non contiene più siti di quelli normali. Ne contiene solo qualche decina di migliaia contro i circa 2 miliardi di quelli indicizzati da Google. Questa differenza sostanziale evidenzia quanto il dark web sia solo una piccola frazione dell’intera rete Internet e di quanto la sua percezione sia completamente falsata.
Non sono cifre tirate a caso: le stime su quanti siti esistano nel dark web vengono fatte da aziende specializzate nella “threat intelligence” (analisi delle minacce informatiche), estremamente autorevoli, tra le quali vi sono Recorded Future e Gitnux.
E anche la difficoltà nella ricerca è un punto chiave di questa analisi.
Non si possono cercare informazioni facilmente nel dark web.
I motori di ricerca laggiù non funzionano come quelli tradizionali. Gli utenti devono conoscere esattamente gli indirizzi dei siti che vogliono visitare, rendendo l’esplorazione del dark web molto più complicata e quindi meno comune”.
E se è vero che il dark web rimane uno spazio complesso all’interno della websfera, i canali di informazione e intrattenimento come film e serie tv hanno portato avanti un racconto, un immaginario sempre più sensazionalistico e criminale, che ha per sempre influenzato la percezione della realtà.
Dalla famosa serie tv Black Mirror a CSI Cyber, il dark web, infatti, continua ad apparire come un mondo indefinito e ancora misterioso.
“Il dark web non è della CIA (o dell’FBI come raccontato dai film o dalle serie tv). Sebbene sia vero che agenzie governative potrebbero monitorare alcune attività, il dark web non è mai stato creato o gestito dalla CIA. La sua origine, al contrario, è legata a progetti accademici e militari volti a sviluppare comunicazioni sicure e molto spesso il grande schermo alimenta la narrativa di un controllo governativo onnipresente, che però non riflette la realtà. La stessa immagine amplificata concerne anche le red rooms, descritte da sempre come luoghi dove si trasmettono in diretta atti di violenza estrema, che sono con tutta probabilità una leggenda metropolitana, non essendoci prove concrete della loro esistenza.
Conoscere le verità sul dark web è fondamentale: non solo aiuta a demistificare questa parte nascosta di Internet, ma aiuta chiunque sia davanti ad un device a riconoscere i rischi e le potenzialità.”