Nella gestione della prurigo nodularis e del prurito cronico di origini sconosciute il trattamento con abrocitinib si è dimostrato efficace e ben tollerato
Nella gestione della prurigo nodularis e del prurito cronico di origini sconosciute il trattamento con abrocitinib si è dimostrato efficace e ben tollerato nei pazienti adulti, come rilevato da un piccolo studio pubblicato sulla rivista JAMA Dermatology.
Il prurito cronico è un sintomo comune che riduce sostanzialmente la qualità della vita correlata alla salute. Nell’ambito delle dermatosi pruriginose croniche sono stati compiuti importanti progressi nella comprensione della patogenesi di condizioni altamente prevalenti come la dermatite atopica, tuttavia esistono diverse dermatosi pruriginose croniche con fisiopatologia poco compresa e poche terapie disponibili.
Tra queste condizioni si riconosce principalmente la prurigo nodularis (PN), una malattia cutanea caratterizzata da prurito intenso e noduli ipercheratosici sulle estremità e sul tronco. Colpisce in modo sproporzionato i pazienti neri e le donne ed è associata a molteplici comorbilità sistemiche. Il prurito cronico di origine sconosciuta (CPUO), un’altra dermatosi pruriginosa cronica poco studiata, è invece più diffuso tra gli anziani, hanno scritto gli autori guidati da Shawn Kwatra, professore e presidente di dermatologia presso la School of Medicine dell’Università del Maryland.
Un piccolo studio di fase II per testare le potenzialità di abrocitinib
Lo studio di fase II, controllato, non randomizzato, monocentrico, in aperto, si proponeva di valutare l’efficacia e la sicurezza di abrocitinib 200 mg per via orale una volta al giorno in pazienti adulti con PN o CPUO da moderati a gravi. I ricercatori hanno ipotizzato a priori che il trattamento con il JAK1 inibitore avrebbe portato a un miglioramento clinicamente significativo del prurito e della qualità della vita in entrambe le condizioni.
Abrocitinib è attualmente approvato dalla Fda per il trattamento della dermatite atopica e per questo studio è stata scelta la dose più alta disponibile (200 mg al giorno) in base alla sua potenziale efficacia su una piccola coorte con malattia da moderata a grave e sulla scorta dei dati di fase III disponibili che ne dimostrano l’efficacia e le sicurezza nei pazienti con dermatite atopica.
I partecipanti adulti con prurigo nodularis (n = 10, 10 donne, età media 58,6 anni) o CPUO (n = 10, 2 donne, età media 70,7 anni) sono stati arruolati in una clinica dermatologica da settembre 2021 a marzo 2022. Tutti hanno completato 12 settimane di trattamento e 18 hanno completato anche il periodo di follow-up di 4 settimane.
Miglioramento significativo del prurito in entrambe le condizioni
Prima del trattamento, i pazienti in entrambe le coorti PN e CPUO avevano punteggi medi elevati nella Peak Pruritus Numerical Rating Scale (PP-NRS, una scala a 10 punti dove zero corrisponde a nessun prurito e 10 al peggior prurito immaginabile), pari rispettivamente a 9,2 e 8,2.
Dopo 12 settimane di trattamento con abrocitinib, i punteggi PP-NRS sono diminuiti rispetto al basale (endpoint primario) del 78,3% nella coorte PN (da 9,2 a 2,4, P<0,001) e del 53,7% nella coorte CPUO (da 8,2 a 3,8, P=0,01). Alla fine dello studio, otto pazienti su dieci con PN e sei su dieci con CPUO hanno ottenuto un miglioramento di 4 punti sulla scala PP-NRS (endpoint secondario chiave), indice di un miglioramento clinicamente significativo.
Oltre al miglioramento sintomatico della prurigo nodularis è diminuita sostanzialmente anche la conta dei noduli cutanei, con i pazienti che hanno riscontrato una diminuzione del 30,6% nei punteggi PN IGA (PN Investigator Global Assessment) e una riduzione del 36,9% nel Prurigo Activity Score (PAS).
Anche le misurazioni della qualità della vita sono migliorate significativamente rispetto al basale, con una diminuzione media nei punteggi DLQI (Dermatology Life Quality Index) del 53,2% tra i pazienti con PN e del 49% tra i soggetti con CPUO. Inoltre sono migliorati significativamente rispetto al basale i risultati relativi al sonno, con 6 pazienti nel gruppo PN e 3 nel gruppo CPUO che hanno ottenuto una riduzione di almeno 4 punti nella scala di valutazione numerica dei disturbi del sonno.
L’evento avverso più comune è stata l’eruzione acneiforme, che si è verificata in due pazienti, e non sono stati segnalati effetti collaterali gravi.
«La velocità e la profondità del miglioramento del prurito in entrambe le condizioni sono state sorprendenti» ha commentato Kwatra. «Anche se sono necessari sudi futuri di fase III per confermare questi risultati, l’inibizione orale della JAK1 rappresenta un approccio terapeutico promettente nei pazienti con prurigo nodularis e prurito cronico di origine sconosciuta».
Referenze
Kwatra SG et al. Efficacy and Safety of Abrocitinib in Prurigo Nodularis and Chronic Pruritus of Unknown Origin: A Nonrandomized Controlled Trial. JAMA Dermatol. 2024 Jun 5:e241464.