Sindrome VEXAS: studio evidenzia le principali manifestazioni cutanee


I risultati di uno studio di coorte pubblicato su JAMA Dermatology hanno messo in luce lo spettro delle manifestazioni cutanee delle sindrome VEXAS

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I risultati di uno studio di coorte pubblicato su JAMA Dermatology hanno messo in luce lo spettro delle manifestazioni cutanee delle sindrome VEXAS, comunemente presenti già nelle prime fasi del decorso della malattia, e hanno chiarito che i reperti istologici più comuni comprendono vasculite leucocitoclastica, dermatosi neutrofila e dermatite perivascolare.

Descritta per la prima volta nel 2020, la VEXAS (sindrome autoinfiammatoria somatica legata all’X con vacuoli e interessamento dell’enzima E1) è una malattia autoimmune multisistemica a esordio in età adulta che può rappresentare una sfida diagnostica per i medici. È causata da varianti patogene del gene UBA1, situato sul cromosoma X, e le persone che ne sono affette presentano un’ampia gamma di manifestazioni, tra cui citopenia/mielodisplasia, infiammazione sistemica multiorgano e coinvolgimento cutaneo.

«I pazienti possono presentarsi a diverse tipologie di specialisti a seconda dei sintomi prevalenti e i medici potrebbero non considerare immediatamente un’eziologia genetica in un soggetto anziano» ha osservato commentato l’autore senior Edward Cowen, del ramo dermatologico del National Institute of Arthritis and Musculoskeletal and Skin Diseases (NIAMS). «Anche se il coinvolgimento cutaneo si verifica in oltre l’80% dei pazienti, è pleomorfo e può assomigliare a una varietà di altre condizioni come la vasculite e la sindrome di Sweet (o dermatosi neutrofila febbrile acuta)».

Chiarite le manifestazioni cutanee della sindrome
Per definire lo spettro di manifestazioni cutanee nella sindrome VEXAS insieme ai risultati genetici, istologici e altri risultati clinici, i ricercatori del National Institutes of Health (NIH) e diverse altre istituzioni hanno condotto uno studio di coorte valutando i dati di 112 pazienti tra il 2019 e il 2023 con varianti genetiche che definiscono la VEXAS nel gene UBA1.

Dei 112 pazienti, 73 sono stati sottoposti solo a revisione della cartella clinica e 39 sono stati valutati prospetticamente al NIH. Tutti tranne uno erano uomini, il 94% erano bianchi e avevano un’età media di 64 anni. Il coinvolgimento cutaneo si è verificato nell’83% dei pazienti e nel 61% dei casi è stata la caratteristica di presentazione più comune della sindrome.

Nei 64 referti istopatologici disponibili relativi a 60 pazienti i principali risultati cutanei erano vasculite leucocitoclastica in 23 pazienti (36%), dermatosi neutrofila in 22 (34%) e dermatite perivascolare in 19 (30%). Un risultato istologico chiave era un modello distinto di infiammazione dermica neutrofila “istiocitoide”, presente in 13 campioni su 15 (86%) sottoposti a riesame centrale. «Questo modello può essere occasionalmente osservato anche in pazienti con sindrome di Sweet, non correlati a VEXAS, ma era una caratteristica distintiva riscontrata nella maggior parte delle biopsie cutanee di pazienti con VEXAS» ha affermato Cowen.

«Insieme alla leucocitoclasia, un altro reperto patologico, queste caratteristiche possono essere indizi utili per avvisare il patologo di una potenziale diagnosi di VEXAS. Questo modello di infiammazione cutanea a predominanza mieloide era fortemente associato anche alla variante patogena della leucina del gene UBA1» ha aggiunto. «Al contrario, la vasculite cutanea era fortemente associata alla variante patogena della valina nel gene UBA1. Questo è importante perché la variante della valina è stata precedentemente collegata in modo indipendente a una diminuzione della sopravvivenza».

Nei risultati relativi alle varianti genetiche patogene, i ricercatori hanno osservato che la variante p.Met41Leu era più frequentemente associata a infiltrati dermici neutrofili in 14 pazienti su 17 (82%) con questa variante e spesso somigliava alla sindrome istiocitoide di Sweet. Inoltre, la variante p.Met41Val era associata a lesioni vasculitiche in 11 su 20 pazienti (55%) con questa variante e a un infiltrato leucocitario misto in 17 di questi 20 pazienti (85%).

Gestione delle manifestazioni cutanee con steroidi orali
Riguardo ai possibili trattamenti, le manifestazioni cutanee sono migliorate nel 92% dei pazienti sottoposti a prednisone orale, mentre la terapia con anakinra, un antagonista del recettore dell’interleuchina-1, ha migliorato la malattia cutanea nel 56% dei soggetti, anche se i tre quarti di questi (75%) hanno sviluppato gravi reazioni nel sito di iniezione, tra cui ulcerazione in due casi e formazione di ascessi in un paziente.

Cowen ha osservato che la VEXAS è associata a un’elevata mortalità (22% in questa coorte) ed è necessario un alto grado di sospetto per effettuare una diagnosi prima che si verifichi un danno significativo agli organi terminali. «Questa diagnosi dovrebbe essere presa in considerazione in tutti i maschi anziani che presentano dermatosi neutrofila, in particolare la sindrome istiocitoide di Sweet, la vasculite o la leucocitoclasia senza vasculite» ha fatto presente. «I pazienti che sembrano avere un coinvolgimento cutaneo isolato possono avere citopenia, pertanto si dovrebbe prendere in considerazione l’emocromo completo con differenziale e VES e CRP per valutare macrocitosi, citopenie e infiammazione sistemica».

Referenze

Tan IJ et al. Skin Manifestations of VEXAS Syndrome and Associated Genotypes. JAMA Dermatol. 2024 Jun 12:e241657. 

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