Spondiloartrite in pazienti oncologici: risultati positivi per Secukinumab


Studio ha dimostrato come l’impiego di secukinumab non sia risultato associato a recidiva o a progressione oncologica in pazienti con spondiloartrite

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Sono stati presentati al congresso EULAR i risultati rassicuranti di uno studio osservazionale italiano, coordinato dal prof. Lorenzo Dagna dell’IRCCS dell’ospedale S. Raffaele di Milano, che ha dimostrato come l’impiego di secukinumab, farmaco ampiamente utilizzato in ambito reumatologico e dermatologico, non sia risultato associato a recidiva o a progressione oncologica in pazienti con spondiloartrite  e una storia di malattia oncologica (1).
Secukinumab, pertanto, stando a questi dati, potrebbe rappresentare un’opzione sicura in questo scenario clinico. Lo studio presentato al congresso è stato anche pubblicato in forma completa su Rheumatology International questa primavera (2).

I presupposti e gli obiettivi dello studio
“Pur non esistendo studi ad oggi disponibili che suggeriscano l’esistenza di una relazione causale tra le spondiloartriti e le malattie oncologiche – ricorda ai nostri microfono il prof. Lorenzo Dagna (Primario dell’Unità di Immunologia, Reumatologia, Allergologia e Malattie Rare, IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.) – è molto frequente riscontrare la compresenza di entrambe le condizioni cliniche nello stesso individuo”.

“Nei pazienti reumatologici che sono candidati a trattamento con farmaci biologici – continua – si può notare come le schede tecniche di questi farmaci, di fatto, abbiamo sempre escluso negli studi  clinici alla base della loro approvazione proprio i pazienti con un’ anamnesi oncologica recente –  almeno 5 anni di malattia oncologica. E’ osservazione comune nella pratica clinica che anche questi pazienti oncologici possano sviluppare malattie di pertinenza reumatologica. Spesso, però, si tende a mettere in secondo piano la cura di quest’ultima per il timore che il trattamento possa interferire con la malattia oncologica stessa o con le terapie oncologiche in essere”.

Secukinumab, come è noto, è un anticorpo monoclonale diretto contro l’interleuchina-17, approvato per il trattamento della psoriasi e della spondiloartrite. Il profilo oncologico favorevole del secukinumab nei pazienti con una storia di malattia oncologica è stato dimostrato nei pazienti con psoriasi. Tuttavia, fino ad ora non sono ancora stati pubblicati dati sistematici a questo riguardo per i pazienti con spondiloartrite.
L’obiettivo di questo studio, pertanto, è stato quello di valutare la sicurezza oncologica del secukinumab nei pazienti affetti da questo gruppo di malattie.

Disegno dello studio e risultati principali
In questo studio retrospettivo, sono stati identificati dalla coorte di pazienti reumatologici in cura presso il S. Raffaele di Milano quelli affetti da spondiloartrite in trattamento con secukinumab e con una storia di neoplasia.
Per prima cosa, i ricercatori hanno raccolto i dati demografici, terapeutici, reumatologici e oncologici di questi pazienti. È stato quindi analizzato l’outcome neoplastico (cioè la recidiva o la progressione di neoplasia) dopo l’inizio del trattamento con secukinumab.

Lo studio ha incluso 22 pazienti con spondiloartrite. La diagnosi oncologica più frequentemente riportata era rappresentata dal carcinoma alla mammella (9 [41%] pazienti). Ad un paziente erano state diagnosticate due diverse neoplasie (tumore renale e tiroideo) prima dell’inizio del trattamento con secukinumab. L’operazione chirurgica è risultata essere l’intervento medico oncologico più comune osservato nel campione di pazienti in studio (n=19; 86%), seguito dalla chemioterapia (n=7; 32%) e dalla radioterapia (n=7; 32%).

In questi pazienti, il trattamento con secukinumab era stato iniziato dopo una mediana di 24 mesi dalla diagnosi di malattia oncologica.

“Dai risultati dello studio – spiega Dagna – è emerso che questi pazienti erano per la maggior parte in remissione: tre pazienti presentavano una malattia oncologia ancora attiva, in trattamento con chemioterapia o radioterapia”.

“Nel corso del follow-up durato più di 2 anni – continua – è stata sostanzialmente dimostrata la mancanza di variazioni e l’assenza di problematiche di tipo oncologico a seguito della terapia con secukinumab – che, peraltro, ha permesso di controllare perfettamente l’infiammazione articolare di questi pazienti”. Nello specifico, non si sono verificati né recidive né progressioni di malattia; lo stesso dicasi per gli eventi avversi seri (incluse infezioni gravi con ospedalizzazione). Inoltre, Il valore ASDAS di attività di malattia si è più che dimezzato (da 2,5 a 1,2).

“Con questo trattamento, pertanto – ha sottolineato Dagna – è stata preservata la safety oncologica, insieme al miglioramento della qualità della vita di queste persone”.

Take home message
Invitato ad un commento ai nostri microfoni, il prof. Dagna ha affermato che, pur in presenza di un campione di pazienti limitato e nonostante il disegno osservazionale dello studio (che richiederebbe ulteriori conferme provenienti da un trial randomizzato ad hoc), i risultati ottenuti, nel complesso, rassicurano sulla prescrizione di secukinumab in reumatologia in pazienti con un’anamnesi oncologica positiva.

“Sarebbe opportuno – aggiunge – che ascoltassimo questi pazienti, che ci chiedono di non mettere in secondo piano la malattia infiammatoria reumatologica a seguito di una diagnosi oncologica. L’ideale, quindi, sarebbe garantire un trattamento che permetta di preservare la funzione articolare, la qualità della vita di questi pazienti, non generando segnali di sicurezza oncologica – e i risultati del nostro studio vanno proprio in questa direzione”.

Bibliografia
1) Farina N et al. Secukinumab in patients with spondylarthritis and a history of malignancy: experience from a large monocentric cohort. Abs. AB0212
2) Farina N et al. Secukinumab is not associated with cancer recurrence or progression in patients with spondyloarthritis and history of neoplastic disease. Rheumatol Int (2024). https://doi.org/10.1007/s00296-024-05571-y