Una folata di rock grottesco che è un Piacere: il disco d’esordio di Antonio Freno è una lista di cose che ci fanno stare molto bene, ma anche molto male
Una folata di rock grottesco che è un Piacere: il disco d’esordio di Antonio Freno è una lista di cose che ci fanno stare molto bene, ma anche molto male, come troppi Carboidrati e Birrette.
Si può vivere posseduti da un’autentica anima rock nel 2024? La risposta è sì, ma devi chiamarti Antonio Freno. Assurdo, inaspettato e violentemente ironico, dove l’ascoltatore comune è abituato a sentirsi fuori posto, Antonio sguazza. Piacere è un disco che accoglie tutto questo, con il valore aggiunto di tradurlo in un rock che affonda le radici in un altro tempo.
Dalla musica di Antonio Freno affiorano sonorità poco avvezze al panorama italiano: la voce dell’artista flirta con chitarre blues e motivi rock americani, assomigliando a tratti alle interpretazioni di Elvis. Il suo personaggio si pone al pari dei creativi dissacranti che poco badano alle opinioni di chi preferisce uno stile conservatore.
Il rock alternativo di Antonio rimane intatto lungo tutta la tracklist, concedendosi qualche scappatoia in Ode, brano sorretto da un arrangiamento orchestrale con tanto di fiati, e D’Estate, canzone piano e voce di stampo più italiano. Ma anche Cartomanzia, brano che pare rubato allo spartito dei Baustelle, e Compleanno, mezzo gospel sorretto da accordi di organo.
Tutto ciò che ci inebria, in fondo, è ciò che ci appaga, anche quando dicono che fa male. Antonio Freno è il tipo di persona che fa spallucce e gode della propria esistenza, anche senza i consigli del medico di base. Forse, a scanso di tutte le cose a cui si bada nella vita, essere rock oggi significa soprattutto questo.