La sedicenne vittima di uno stupro di gruppo, avvenuto a Riccione, soffriva di una dipendenza da cellulare e social sui quali si offriva per 300 euro
Aveva offerto sesso a pagamento dai social per 300 euro a due sconosciuti che poi l’hanno abbandonata sul bordo della strada, in stato confusionale, non troppo lontano da casa. La sedicenne vittima di uno stupro di gruppo, avvenuto a Riccione, soffriva di una dipendenza da cellulare e social media, che usava per mettere in atto azioni ben oltre il limite del consentito, come inviare foto proibite a sconosciuti e vendere il proprio corpo. A monte della terribile vicenda, che vede coinvolta una ragazzina minorenne, ci sarebbe quindi una storia di grave disagio psicologico.
COSA È SUCCESSO
Scaricata sulla strada da un auto, da due uomini con cui aveva passato le ultime ore, senza il ricordo chiaro di quanto le fosse successo, la ragazzina ha avuto la forza di chiamare il 112. Ora la Procura della Repubblica di Rimini, ha aperto un fascicolo di indagine per violenza sessuale di gruppo pluriaggravata su minorenne, ma non solo, sta vagliando l’ipotesi che non si sia trattato di un caso isolato, e che possa esistere una rete social di prostituzione minorile. L’indagine è condotta dai carabinieri di Riccione, coordinata dal sostituto procuratore Davide Ercolani.
IN OSPEDALE CONFERMATA LA DUPLICE VIOLENZA E ATTIVATO IL “CODICE ROSA”
“Non ricordo cosa è successo, abbiamo fumato droga”, avrebbe riferito la sedicenne a sanitari e carabinieri intervenuti sul posto. Portata poi in Ospedale sono stati confermati i sospetti di una duplice violenza sessuale ed è stato attivato il ‘codice rosa’. Successivamente lei stessa ha raccontato di essersi accordata con due uomini sconosciuti per un’uscita serale, di aver fumato con loro hashish e perso il controllo. Le indagini hanno poi rivelato la la 16enne attraverso i canali social, usando meccanismi di pagine nascoste e link da seguire, si prostituiva proponendo un listino prezzi completo.
IL LEGALE: “RAGAZZA DIPENDENTE DAI SOCIAL CON UNA FAMIGLIA NORMALE” INUTILI TERAPIA PSICOLOGICA E COMUNITÀ DI RECUPERO
A rivelare i problemi di dipendenza e il disagio della ragazzina è l’avvocato che rappresenta la sua famiglia, Aldo Pancini. Come si legge sul quotidiano Corriere Romagna, il legale spiega le difficoltà avute con la figlia: “I genitori dicono che è cambiata da quando ha avuto in mano il cellulare. Sta ore sui social e questo l’avrebbe indotta anche ad avere comportamenti al limite, ad isolarsi dagli altri e ad avere un rapporto conflittuale in famiglia”. In passato, la giovane sarebbe stata anche mandata in una comunità di recupero terapeutico “per disintossicarsi dall’uso del cellulare dei social e per essere reinserirla in un ambiente scolastico”, racconta Pancini.
Secondo la famiglia quindi, malgrado l’aiuto dei servizi sociali e della terapia psicologica, era impossibile tenere il cellulare fuori dalla portata della 16enne. L’avvocato racconta poi che in passato era intervenuto anche il Tribunale dei minori, nominando un procuratore speciale per seguire la giovane in un percorso di recupero E . “Una famiglia normale- assicura- con una piccola impresa e nessun problema economico che ha perso la figlia a causa della realtà virtuale”. L’isolamento dai suoi coetanei e la vita che scorreva praticamente solo sui social: questo il contesto che la rendeva vittima facile di uomini più grandi.
LE INDAGINI SUI DUE AGGRESSORI VANNO AVANTI
Le indagini in corso stanno stringendo il cerchio sui due aggressori, che sembrerebbero della zona: in ausilio degli inquirenti le riprese delle telecamere di sorveglianza, che potrebbero aver colto il momento dell’abbandono della ragazza, e soprattutto le verifiche sul suo profilo social e dei suoi contatti via cellulare.