Alcuni deputati del Pd, in relazione al principio di incendio a bordo di un traghetto a Piombino, hanno pensato alla tragedia della Moby prince del 10 aprile 1991: ecco cosa accadde
“Abbiamo seguito con trepidazione quanto avvenuto nel porto di Piombino e c’è da ringraziare tutti coloro che sono intervenuti così prontamente per portare aiuto e soccorso”. Lo sottolinea così Francesco Gazzetti, responsabile del settore infrastrutture del Pd toscano. “Mentre tiriamo un respiro di sollievo per lo scampato pericolo il pensiero non può che andare a quella maledetta notte del 1991, quando nella rada del porto di Livorno, a bordo del traghetto Moby Prince, 140 persone trovarono invece la morte in una strage ancora senza colpevoli“.
Ecco perché, prosegue, “la speranza e l’auspicio è che la terza commissione d’inchiesta parlamentare che è stata istituita, su richiesta pressante delle associazioni dei familiari, riesca a completare un lavoro di approfondimento tanto atteso quanto importante. Lo dobbiamo per onorare la memoria di chi perse la vita il 10 aprile del 1991 e soprattutto lo dobbiamo proprio per quelle famiglie che da anni attendono verità e giustizia. Un modo per ricordare anche Angelo Chessa e per essere all’altezza di uomini come Loris Rispoli al quale mandiamo, tutte e tutti, un abbraccio fortissimo”.
Ribadiscono il concetto i deputati Pd in Commissione Moby Prince Simona Bonafè, Matteo Mauri e Andrea Casu: “L’incendio a bordo del traghetto a Piombino, con l’aiuto tempestivo dei soccorsi che ha evitato una strage ai passeggeri e al personale di bordo, ci riporta con la memoria a quella notte dell’aprile 1991 quando invece 140 persone furono lasciate morire senza aiuto. Come membri della commissione d’inchiesta sul Moby Prince sentiamo tutto il peso della responsabilità di ricostruire la verità storica di una strage che ancora non ha colpevoli. Lo dobbiamo ai familiari delle vittime prima di tutto, ma anche alla memoria di chi ha perso la vita”.
IL DISASTRO DEL MOBY PRINCE
Ma cosa accadde la sera del 10 aprile 1991? La motonave Moby Prince, salpata alle 22.03 dal porto di Livorno in direzione di Olbia in Sardegna, nell’uscire dal porto entrò in collisione con una petroliera, la Agip Abruzzo, andando a sbatterci contro con la prua. Colpì una cisterna che conteneva 2700 tonnellate di petrolio, che si riversò in mare e sul traghetto, prendendo subito fuoco a causa dell’impatto e delle scintille che si scatenarono. A bordo si scatenò un inferno. Era un viaggio di linea alla volta della Sardegna, non di alta stagione: i passeggeri a bordo erano 75, altri 65 persone erano i membri dell’equipaggio. Il comandante si chiamava Ugo Chessa. Morirono tutti, ad eccezione di una mozzo, il giovane napoletano Alessio Bertrand, salvato da un’imbarcazione privata. L’incendio inizialmente non si estese a tutto il traghetto ma solo nella parte anteriore. L’equipaggio, convinto che sarebbero presto arrivati i soccorsi, fece andare quasi tutti i passeggeri nel salone Deluxe, dotato di portelloni ignifughi, dove di fatto le persone rimasero intrappolate con il fuoco che nel frattempo si era propagato tutto intorno e in buona parte intossicate e uccise dal monossido di carbonio sprigionatosi dalla combustione del petrolio. Dalla nave il primo allarme partì alle 22.25, ma in realtà la catena dei soccorsi partì soltanto più tardi, dopo ripetuti solleciti da parte della petroliera Agip Abruzzo. Lo scafo in fiamme del Moby Prince non venne individuato fino alle 23.35. Tuttora per la tragedia non sono stati individuati colpevoli e responsabilità chiare, tanto che ci sta lavorando una nuova commissione d’inchiesta parlamentare.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT).