Un livello più elevato di assunzione giornaliera di sodio, è stato associato a un rischio maggiore di sviluppare la dermatite atopica
Un livello più elevato di assunzione giornaliera di sodio, stimato in base alla sua escrezione urinaria nelle 24 ore, è stato associato a un rischio maggiore di sviluppare la dermatite atopica, come suggeriscono i risultati di uno studio trasversalepubblicati sulla rivista JAMA Dermatology.
Nello studio sono stati analizzati i dati di una coorte di oltre 215mila adulti presenti nel database della U.K. Biobank per stimare l’escrezione urinaria di sodio nelle 24 ore in base ai biomarcatori delle urine raccolti in un singolo momento. L’età media dei partecipanti era di 56,5 anni, il 54,3% erano donne e il 95,2% erano bianchi. Nel complesso il 5% aveva una diagnosi di dermatite atopica, incluso l’11,8% con malattia attiva, entro 2 anni dal momento della raccolta delle urine.
I ricercatori hanno aggiustato i risultati in base ad età, sesso, razza ed etnia, indice di deprivazione di Townsend e istruzione per misurare l’associazione tra l’escrezione urinaria stimata di sodio nelle 24 ore, che rappresenta circa il 90% dell’assunzione alimentare di sodio in una giornata, e la dermatite atopica.
Troppo sodio nella dieta associato a un rischio più elevato di dermatite atopica
L’analisi ha mostrato che un aumento di 1 g nell’escrezione urinaria stimata di sodio nelle 24 ore era associato a maggiori probabilità di avere la dermatite atopica (OR aggiustato, aOR, 1,11), la malattia in fase attiva (aOR 1,16) e un aumento della gravità della patologia cutanea (aOR 1,11).
Questo risultato è stato confermato anche da una coorte di convalida di 13mila partecipanti statunitensi alla National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), dove un aumento di 1 g di assunzione giornaliera di sodio nella dieta, stimato tramite questionari di richiamo dietetico, è stato associato a un rischio più elevato di dermatite atopica in corso (aOR 1,22).
L’escrezione urinaria media di sodio osservata nelle 24 ore di 3,01 g al giorno rappresenta un livello di assunzione più elevato rispetto al massimo raccomandato dal National Health Service di 6 g o circa 1 cucchiaino di sale al giorno (ovvero 2,3 g di sodio), hanno spiegato l’autore senior Katrina Abuabara dell’Università della California a San Francisco e colleghi. Infatti, in un modello di partecipanti con escrezione urinaria di sodio nelle 24 ore non superiore ai 2,1 g raccomandati non sono state rilevate associazioni con la dermatite atopica (aOR 0,88, 95% CI 0,70-1,11).
Questi risultati a livello di popolazione erano in linea con altri dati che collegavano livelli più elevati di assunzione di sodio nella dieta con la dermatite atopica, hanno osservato gli autori, aggiungendo che «un eccesso di sodio nella dieta, comune nel fast food, può essere associato alla dermatite atopica. Infatti la risonanza magnetica del sodio ha mostrato che la maggior parte del sodio scambiabile del corpo è immagazzinato nella pelle e che la sua presenza in questa sede è associata a condizioni autoimmuni e infiammatorie croniche».
Un eccesso di sodio potrebbe avere un ruolo nell’associazione tra dermatite atopica e ipertensione
In un’analisi di sensibilità che ha ulteriormente corretto i risultati in funzione dell’uso di farmaci per la pressione sanguigna auto-riferito dai pazienti, una maggiore escrezione stimata di sodio nelle urine delle 24 ore è stata associata a maggiori probabilità di dermatite atopica (aOR 1,09) e malattia attiva (aOR 1,15). Quando è stato preso in considerazione l’indice di massa corporea, è stata rilevata un’associazione tra una maggiore escrezione stimata di sodio nelle urine delle 24 ore e maggiori probabilità di dermatite atopica (aOR 1,08), un’associazione tuttavia non significativa con la malattia attiva (aOR 1,03).
«Un consumo eccessivo di sodio potrebbe svolgere un ruolo nell’associazione epidemiologica osservata tra dermatite atopica e ipertensione» hanno scritto gli autori. «La malattia cutanea è associata a un aumento dal 10% al 20% del rischio di esiti di malattie cardiovascolari ed è stata riscontrata una forte associazione dose-risposta con l’attività e la gravità dell’eczema».
«L’interpretazione dei risultati è limitata dall’uso di un singolo campione di urina nello studio, che cattura solo l’assunzione alimentare delle ultime 24 ore e non è la misura migliore dell’assunzione abituale o a lungo termine di sodio» ha commentato Deirdre Hooper, co-fondatrice di Audubon Dermatology a New Orleans. «Inoltre non sappiamo se dipende da come viene metabolizzato il sodio o dalla quantità assunta con la dieta. In ogni caso, dato che le diete ricche di sodio sono collegate alle malattie cardiovascolari, provarne una povera sodio non è certamente una cattiva cosa».
Le ricerche future dovrebbero valutare se la variazione dell’assunzione di sodio nel tempo potrebbe innescare riacutizzazioni della dermatite atopica e se questo possa aiutare a spiegare l’eterogeneità nella risposta ai nuovi trattamenti immunomodulatori per la malattia, hanno concluso gli autori.
«Una riduzione dell’assunzione di sodio è stata raccomandata per gestire la dermatite atopica più di un secolo fa, ma devono ancora essere condotti studi che esaminino l’associazione della riduzione di sodio nella dieta con la concentrazione di sodio nella pelle o la gravità della malattia cutanea» hanno aggiunto. «La riduzione del sodio si è dimostrata un intervento conveniente per l’ipertensione e altri esiti di malattie cardiovascolari e i nostri risultati supportano studi sperimentali di questo approccio nella dermatite atopica».
Referenze
Chiang BM et al. Sodium Intake and Atopic Dermatitis. JAMA Dermatol. 2024 Jun 5:e241544.