In pazienti con mieloma multiplo recidivato/refrattario, triplo-esposti, il trattamento con il nuovo anticorpo bispecifico linvoseltamab ha mostrato risultati promettenti
In pazienti con mieloma multiplo recidivato/refrattario, triplo-esposti, il trattamento con il nuovo anticorpo bispecifico linvoseltamab ha mostrato risultati simili, se non migliori, rispetto a quelli ottenuti con l’anticorpo bispecifico teclistamab in uno studio di confronto indiretto fra i due trial LINKER-MM1 e MajesTEC-1. I risultati dell’analisi sono stati presentati al congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) tenutosi recentemente a Chicago.
Nel confronto, il trattamento con linvoseltamab ha mostrato tassi di risposta completa, sopravvivenza libera da progressione (PFS) e tempo alla terapia successiva (TTNT) superiori rispetto a quanto osservato con teclistamab.
«Finora non esistevano studi clinici testa a testa di confronto dell’efficacia di linvoseltamab rispetto a teclistamab. Noi abbiamo confrontato i due anticorpi in pazienti con mieloma multiplo recidivato/refrattario utilizzando un approccio di confronto indiretto, in cui si è tenuto conto delle differenze tra gli studi bilanciando i fattori prognostici riportati nei due trial», ha dichiarato durante la sua presentazione Sundar Jagannath, del Mount Sinai Tisch Cancer Institute di New York.
Confronto indiretto
Per il loro studio, i ricercatori sono partiti da una revisione sistematica della letteratura e del materiale presentato a congressi relativamente ai dati di efficacia clinica nei pazienti con mieloma recidivato/refrattario già esposti ad almeno un inibitore del proteasoma, un immunomodulatore e un anticorpo monoclonale anti-CD38.
Attraverso questa ricerca sono stati identificati due studi per il confronto: il trial LINKER-MM1 (NCT03761108), che includeva dati di pazienti trattati con linvoseltamab a una dose piena di 200 mg, e lo studio MajesTEC-1 (NCT03145181, NCT04557098), che ha testato teclistamab nel mieloma recidivato o refrattario. I pazienti dello studio LINKER-MM1 che erano stati trattati in precedenza con un coniugato anticorpo-farmaco diretto contro il BCMA sono stati esclusi dall’analisi, così da allineare le due popolazioni di pazienti.
Gli autori hanno quindi confrontato i tassi di risposta obiettiva (ORR) di risposta parziale molto buona (VGPR), di risposta completa (CR) o migliore, di negatività della malattia minima residua (MRD), nonché la durata della risposta (DOR), la PFS e la sopravvivenza globale (OS), valutati da comitati di revisori indipendenti (IRC), includendo anche come endpoint esplorativo il TTNT.
Matching per i fattori prognostici
I dati dei pazienti dello studio LINKER-MM1 sono stati ponderati in modo da corrispondere alle principali caratteristiche di base dei pazienti dello studio MajesTEC-1. Tra questi, le variabili più importanti sono il rischio citogenetico, l’età, lo stato di refrattarietà, il punteggio ISS, il performance status ECOG e la presenza di malattia extramidollare/plasmocitomi. Inoltre, sono stati considerati altri fattori prognostici come la clearance della creatinina, la concentrazione della lattato deidrogenasi, il numero di linee di terapia precedenti, un precedente trapianto di cellule staminali autologhe, il tempo trascorso dalla diagnosi, i livelli di emoglobina e il sesso.
In particolare, l’analisi ha incluso i dati di 107 pazienti dello studio LINKER-MM1, con un follow-up mediano di 11 mesi, e quelli di 150 pazienti dello studio MajesTEC-1, con un follow-up mediano di 9,8 mesi.
Risultati migliori con linvoseltamab
In un primo confronto che non ha tenuto conto del matching basato sulle caratteristiche basali e sui fattori prognostici disponibili, linvoseltamab ha mostrato una migliore efficacia rispetto a teclistamab in tutti gli esiti. Dopo il matching basato sui fattori prognostici più importanti, alcuni risultati hanno continuato a essere significativamente migliori con linvoseltamab rispetto a teclistamab; fra questi, i tassi di CR (45% contro 32%; OR 1,74; IC al 95% 1,17-2,59), la PFS (non raggiunta [NR] contro 10,1 mesi, OR 0,52; IC al 95% 0,33-0,83) e il TTNT (NR contro NR; OR 0,49; IC al 95% 0,29-0,84).
Inoltre, sono risultati numericamente migliori con linvoseltamab rispetto a teclistamab l’ORR (72% contro 63%; OR 1,54; IC al 95% 0,99-2,38), la negatività della MRD (19% contro 13%; OR 1,50; IC al 95% 0,82-2,76), l’OS (NR contro 18,27 mesi; OR 0,75; IC al 95% 0,44-1,28) e la DOR (NR contro NR; OR 0,87; IC al 95% 0,41-1,86).
Analisi aggiustata in base ai fattori prognostici
È stata poi eseguita una seconda analisi che ha confrontato i dati basandosi su tutti i fattori prognostici disponibili e i risultati sono stati coerenti con quelli dell’analisi precedente. La PFS è risultata, infatti, significativamente più lunga con linvoseltamab rispetto a teclistamab (NR contro 10,10 mesi; OR 0,58; IC al 95% 0,34-0,99).
Inoltre, sono risultati numericamente favorevoli a linvoseltamab i dati di OS (NR contro 18,27 mesi; OR 0,82; IC al 95% 0,45-1,50), TTNT (NR contro NR; OR = 0,63; IC al 95% 0,35-1,12), ORR (71% contro 63%; OR 1,49; IC al 95% 0,91-2,43) e i tassi di CR (42% contro 32%; OR 1,56; IC al 95% 1,00-2,43) e di negatività della MRD (OR 1,31; IC al 95% 0,67-2,56).
Tuttavia, sono risultati numericamente favorevoli a teclistamab rispetto a linvoseltamab la DOR (NR vs NR; OR 1,19; IC al 95% 0,49-2,89) e il tasso di VGPR o migliore (59% contro 58%; OR 0,97; IC al 95% 0,63-1,57).
«In conclusione, questo confronto indiretto in cui si è tenuto conto del matching delle caratteristiche dei pazienti ha mostrato che linvoseltamab ha migliorato numericamente la maggior parte degli esiti di efficacia rispetto a teclistamab, con una PFS che ha raggiunto la significatività statistica», ha dichiarato Jagannath.
Bibliografia
S. Jagannath, et al. Indirect comparison of linvoseltamab versus teclistamab for triple-class refractory (TCE) relapsed/refractory multiple myeloma (RRMM). J Clin Oncol. 2024;42 (suppl 16):7560. doi:10.1200/JCO.2024.42.16_suppl.7560. leggi