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Artrite psoriasica: con risankizumab miglioramenti di entesite e dattilite

Lo studio CONTROL, un trial multicentrico, randomizzato e in aperto di fase 4, conferma i benefici dell'aggiunta di adalimumab a metotressato

Artrite psoriasica: un’analisi post-hoc dei dati registrativi degli studi KEEPsAKE 1 e 2, ha documentato l’efficacia di risankizumab per la remissione della dattilite e dell’entesite

Un’analisi post-hoc dei dati registrativi degli studi KEEPsAKE 1 e 2, presentata nel corso del congresso EULAR, ha documentato l’efficacia di risankizumab, inibitore di IL-23, nell’indurre la remissione della dattilite e dell’entesite in pazienti con artrite psoriasica (PsA), indipendentemente dal sito colpito e dalla severità di queste manifestazioni cliniche, suffragando l’impiego di questo trattamento in un ampio spettro di pazienti con PsA.

“Dattilite ed entesite – spiega ai nostri microfoni la dr.ssa Eleonora Celletti (Reumatologa presso l’UOC di Cinica Medica – Servizio di Reumatokogia – presso Ospedale SS. Annunziata, Chieti) – sono due manifestazioni estremamente frequenti della PsA. L’interessamento entesitico è dato dalla infiammazione dei tendini a livello dell’osso ed è spesso difficile da diagnosticare rispetto alle forme oligo- poli-articolari, dato che i pazienti non sanno spesso riconoscere questo sintomo come associato ad una artropatia psoriasica. Come l’entesite, anche la dattilite –   che coinvolte la guaina tendinea e quella articolare – è anch’essa specificatamente patognomica della PsA”.

“Trattandosi, infine, di due manifestazioni cliniche spesso difficili da trattare – aggiunge Celletti – dati che le terapie convenzionali non sono efficaci per contrastarle, si ricorre ai farmaci biologici, più mirati”.

Informazioni su risankizumab
Risankizumab (RZB) è un anticorpo monoclonale IgG1 umanizzato che si lega selettivamente alla subunità p19 dell’IL-23. Questa citochina è notoriamente coinvolta nella patogenesi nelle diverse manifestazioni infiammatorie della malattia psoriasica (sinovite periferica, entesite, dattilite e spondilite), in modo diretto o indiretto. Negli Usa, il farmaco è già approvato per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a grave negli adulti candidati alla terapia sistemica o alla fototerapia, nonché per il trattamento dell’artrite psoriasica attiva negli adulti. Anche nell’Unione Europea, RZB è indicato da tempo per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a grave negli adulti candidati alla terapia sistemica.

All’inizio dello scorso anno, l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha approvato la rimborsabilità in Italia di RZB 150 mg (somministrato mediante iniezione sottocutanea), da solo o in associazione con metotrexato (MTX), per il trattamento della PsA attiva in adulti che hanno manifestato una risposta insoddisfacente o un’intolleranza ad uno o più DMARDs.

Gli studi KEEPsAKE e gli obiettivi dell’analisi post-hoc
L’analisi presentata al Congresso si basa sui dati provenienti dagli studi registrativi di fase 3 KEEPsAKE 1 e 2 sull’impiego di risankizumab in pazienti con PsA.

Nello specifico, KEEPsAKE 1 è uno studio di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, a gruppi paralleli, globale e multicentrico. Lo studio ha confrontato RZB con placebo in pazienti con PsA attiva con risposta insoddisfacente o intolleranza ad almeno un DMARDcs. KEEPsAKE 2 invece, avente un disegno simile allo studio KEEPsAKE 1, ha confrontato RZB con placebo in pazienti con PsA e risposta insoddisfacente ai farmaci biologici o ai DMARDcs.

In entrambi i trial, i pazienti reclutati sono stati randomizzati 1:1 a trattamento con  RZB 150 mg o PBO nella prima fase in doppio cieco della durata pari a 24 settimane. Durante la fase di estensione in aperto, tutti i pazienti sono stati trattati con RZB 150 mg.

L’obiettivo di questa analisi è stato quello di valutare l’efficacia di RZB su entesite e dattilite in base alla sede e alla gravità al basale in pazienti adulti con PsA.

Entrando nei dettagli, i ricercatori hanno incluso per l’analisi in questione i dati raggruppati degli studi KEEPsAKE 1 e 2.
Nei pazienti con indice di entesite di Leeds (LEI) > 0 al basale, è stata valutata la proporzione di pazienti che hanno sperimentato la risoluzione dell’entesite alla settimana 24 nei siti seguenti:
– epicondilo laterale destro e sinistro dell’omero.
– inserzioni del tendine di Achille destro e sinistro nel calcagno
– condili femorali mediali destro e sinistro.

Inoltre, è stata valutata anche la proporzione di pazienti con indice di dattilite di Leeds (LDI)>0 al basale che hanno raggiunto la risoluzione di questa manifestazione clinica.
Da ultimo, i ricercatori hanno determinato la risoluzione dell’entesite in base alla gravità della manifestazione clinica, calcolando la percentuale di pazienti che avevano raggiunto il punteggio LEI=0 nei sottogruppi seguenti:
– entesite lieve (indice LEI compreso da 0 a <2)
– entesite moderata (indice LEI compreso da 2 a  ≤ 3)
– entesite grave (indice LEI compreso da > 3 a ≤ 6)

Allo stesso modo, la risoluzione della dattilite in base alla gravità della dattilite è stata valutata considerando la percentuale di pazienti con un numero totale di dita colpite da questa manifestazione infiammatoria (da > 0 a ≤ 2 e ≥ 3 al basale).

Da ultimo, è stata riportata la presenza di entesite e dattilite in base ai siti colpiti e alla gravità di queste due manifestazioni cliniche al basale, rispettivamente, alla settimana 24, alla settimana 52 e alla settimana 100.

Risultati principali
Dall’analisi dei dati in pool dei partecipanti agli studi KEEPsAKE 1 e 2, è emerso che 892 pazienti (RZB: 444 pazienti; placebo: 448 pazienti) presentavano un’entesite al basale, mentre 392 pazienti (188 trattati con RZB e 204 con placebo) presentavano dattilite al reclutamento in uno dei due trial.

In tutti i siti valutati indicati sopra, il trattamento con RZB è stato in grado di indurre la risoluzione dell’entesite e della dattilite in proporzioni più ampie di pazienti rispetto a quanto osservato nel gruppo placebo alla settimana 24.Non solo: la percentuale di pazienti che hanno ottenuto la risoluzione dell’entesite e della dattilite grazie al trattamento con RZB si è mantenuta costante in tutti i siti valutati.

Inoltre, i pazienti che sono passati, mediante switch, dal trattamento con placebo a RZB 150 mg alla settimana 24 hanno mostrato percentuali simili di risoluzione dell’entesite e della dattilite a quelle dei pazienti sottoposti a trattamento ininterrotto con l’inibitore di IL-23 fino alla settimana 52.

Quando si è passati alla valutazione della risoluzione dell’entesite e della dattilite in base alla loro gravità al basale, è emerso che i pazienti con malattia più lieve al reclutamento in uno dei due trial hanno mostrato risposte in linea con quanto atteso in ciascuno dei 3 timepoint considerati.

Nei pazienti con malattia più grave al basale, è stato riscontrato un miglioramento costante nella risoluzione dell’entesite e della dattilite dalla 24a alla 52a settimana con il trattamento con RZB; inoltre, il miglioramento della risoluzione dell’entesite e della dattilite si è mantenuto fino a 100 settimane.

Riassumendo
“I risultati di questa analisi post-hoc degli studi KEEPsAKE 1 e 2  presentata all’EULAR documentano, essenzialmente, l’efficacia profonda e duratura di RZB 150 mg nel ridurre e nel portare a risoluzione l’entesite e la dattilite, a prescindere dal sito coinvolto e dalla gravità della manifestazione clinica – ribadisce Celletti”.

“Tali risultati – aggiunge – depongono a favore di un possibile impiego preferenziale di questo inibitore di IL-23 quando ci si trova ad interagire con pazienti con un interessamento entesitico attivo”.

Bibliografia
McGonagle D et al. Impact of risankizumab on enthesitis and dactylitis by location and baseline severity in patients with psoriatic arthritis from the KEEPsAKE 1 and KEEPsAKE 2 trials. POS0963. EULAR 2024, Vienna.

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