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Fibrillazione atriale: anticoagulanti orali poco efficaci per recidive di ictus

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Nonostante l’uso di anticoagulanti orali in prevenzione secondaria, i pazienti affetti da fibrillazione atriale rimangono a rischio elevato di ictus ischemico ricorrente

Nonostante l’uso di anticoagulanti orali (OAC) come misura preventiva secondaria, i pazienti affetti da fibrillazione atriale (AF) rimangono a rischio elevato di ictus ischemico (IS) ricorrente e di conseguenze fatali. Una recente ricerca, pubblicata su “JAMA Neurology”, ha rivelato che sospendere l’OAC può raddoppiare il pericolo di IS ricorrente rispetto a chi persiste nella terapia anticoagulante.

Nello studio condotto in Danimarca su oltre 8000 individui con AF e IS, i ricercatori hanno osservato che, nonostante la terapia con OAC, il 20% dei pazienti che hanno subito un IS ricorrente aveva interrotto il trattamento, esponendosi a un rischio doppio di recidiva. Questi risultati sottolineano l’importanza vitale del mantenimento dell’OAC per prevenire ulteriori episodi ischemici.

Dati raccolti dai registri nazionali danesi
Lo studio mette in luce il persistente “rischio residuo” di IS nonostante la terapia con OAC, raccomandata dalle linee guida cliniche. I dati, raccolti dai registri nazionali danesi, hanno permesso di analizzare l’incidenza di IS ricorrente in pazienti con AF sotto trattamento OAC, esaminando le caratteristiche di coloro che hanno sperimentato una recidiva e valutando l’associazione tra l’interruzione dell’OAC e l’aumento del rischio di IS.

La coorte di studio, seguita per una media di quasi 3 anni, includeva 8119 pazienti, di cui il 54,1% erano uomini con un’età media di 78,4 anni. Durante il periodo di osservazione, 663 pazienti hanno avuto un IS ricorrente, l’80,4% dei quali era in trattamento con OAC al momento dell’evento.

I risultati hanno evidenziato che i pazienti che avevano interrotto l’OAC presentavano quasi il doppio del rischio di IS ricorrente e mostravano tassi di mortalità e gravità dell’ictus superiori rispetto a chi continuava la terapia.

Gli autori dello studio, guidati da Mette Foldager Hindsholm, del Dipartimento di Neurologia dell’Ospedale Universitario di Aarhus (Danimarca), hanno concluso enfatizzando la necessità di esplorare «strategie alternative di prevenzione secondaria», come l’occlusione dell’appendice atriale sinistra, per ridurre ulteriormente il rischio in queste popolazioni vulnerabili.

Bibliografia
Hindsholm MF, García Rodríguez LA, Brandes A, et al. Recurrent Ischemic Stroke in Patients With Atrial Fibrillation While Receiving Oral Anticoagulants. JAMA Neurol. 2024 Jun 24:e241892. doi: 10.1001/jamaneurol.2024.1892. Epub ahead of print. leggi

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