Il comandante del Bayesian, James Cutfield, è stato formalmente iscritto nel registro degli indagati. Parla uno degli architetti che ha costruito lo yacht
Il Comandante del veliero ‘Bayesian’ affondato nelle acque di Porticello (Palermo), James Cutfield, 51enne neozelandese, è indagato dalla procura di Termini Imerese. Per lui le accuse sono di naufragio e omicidio plurimo colposi. Ne dà notizia l’edizione online di ‘Repubblica-Palermo’. Fino a sabato l’indagine, come spiegato dal procuratore Ambrogio Cartosio in conferenza stampa, era contro ignoti. Nel naufragio persero la vita sette persone, 15 i sopravvissuti.
LE AUTOPSIE SULLE 7 VITTIME
In mattinata gli inquirenti conferiranno gli incarichi per le autopsie sulle salme, custodite nel cimitero dei Rotoli e presso l’Istituto di Medicina legale del Policlinico di Palermo. Per l’esecuzione degli esami saranno convocate le parti interessate. Non è escluso che nelle prossime ore il registro degli indagati possa accogliere anche i nomi di altri componenti dell’equipaggio del ‘Bayesian’.
IL PORTELLONE LATERALE APERTO?
Romani, l’architetto Franco Romani che ha progettato il mastodontico yacht a vela affondato a Porticello, intervistato dal Corriere della Sera e dal Quotidiano nazionale, ha spiegato di aver studiato il caso e di essersi fatto l’idea – alla luce del tragico naufragio – che il Bayesian quella notte avesse il portellone laterale aperto. Il portellone da dove escono i tender. Un grave errore, essendoci maltempo. “Avrebbero dovuto togliere l’ancora e assicurarsi che tutto fosse chiuso”. Il veliero, ha spiegato, era stato progettato per affrontare qualunque situazione. Faceva parte di una serie di barche particolarmente solide, tutte da 56 metri.
“SE CHIUDI TUTTO L’ACQUA NON ENTRA”
“Con una chiusura ermetica non sarebbe affondato”. Spiega infatti: “Se chiudi tutto, l’acqua non entra: in condizioni estreme, la barca può rollare quanto vuole, ma non va a fondo. Per questo credo che sia rimasto aperto il portellone di fianco, quello che si usa per uscire col tender e le immersioni. C’è un margine di 60 centimetri: quando la barca ha sbandato, sono entrate tonnellate d’acqua che hanno finito per invadere la sala macchine, se, come penso, pure quella è stata lasciata aperta – dice -. E non c’è stato più nulla da fare”. Nessuno della Perini Navi che ha costruito la nave è stato interpellato, fino a oggi, dalla Procura.