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Bpco: alti livelli di omega 3 legati a migliore qualità di vita

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La qualità di vita legata allo stato di salute respiratoria e il rischio di esacerbazioni possono migliorare con livelli elevati di acidi omega 3 nei pazienti ex fumatori con Bpco

La qualità di vita legata allo stato di salute respiratoria e il rischio di esacerbazioni possono migliorare in presenza di livelli elevati di acidi omega 3 nei pazienti ex fumatori con Bpco, stando ai risultati di uno studio pubblicato su Chronic Obstructive Pulmonary Diseases: Journal of the COPD Foundation.

Razionale e disegno dello studio
I livelli di acidi grassi omega 3 sono notoriamente associati a risposte anti-infiammatorie, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio.

Attingendo ai dati di uno studio prospettico di coorte, gli autori del nuovo studio hanno valutato 57 ex fumatori (età media: 65,28 anni; 59,6% donne; 49,1% di etnia Caucasica; BMI medio: 32,63 kg/m2) con Bpco di grado moderato-grave per determinare come i livelli di due acidi grassi polinsaturi omega-3 – l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA) plasmatici – determinati nel corso di un numero massimo di tre visite mediche, influiscono sulla morbilità associata alla Bpco.

“L’esame degli omega-3 plasmatici – hanno precisato i ricercatori – fornisce dati più accurati rispetto alla valutazione dei livelli di assunzione di omega-3 con la dieta e contribuisce a ridurre l’onere per i partecipanti allo studio di ricordare di compilare il diario alimentare”.

Durante le visite mediche di controllo, i ricercatori hanno anche eseguito la spirometria e fatto compilare ai pazienti il St. George’s Respiratory Questionnaire (SGRQ), il COPD Assessment Test (CAT), nonché la scala di dispnea del Medical Research Council (mMRC) modificata.

Risultati principali
I ricercatori sono riusciti a raccogliere dalla coorte di pazienti reclutata 133 campioni di EPA e DHA, che avevano concentrazioni medie plasmatiche pari a 14,7 μg/mL  e a 40,2 μg/mL dei due acidi grassi, rispettivamente.
In un modello aggiustato in base ai dati demografici, la funzione polmonare, gli anni di tabagismo, le comorbilità e le condizioni economiche del quartiere di residenza, i ricercatori hanno osservato una diminuzione significativa di 2,7 punti (IC95%: da -5,2 a -0,2) del punteggio totale SGRQ per ogni incremento pari a una deviazione standard (~22,2 μg/mL) dei livelli di EPA e DHA.

Inoltre, è stato riscontrato un legame significativo tra l’aumento dei livelli di EPA e DHA e la riduzione della probabilità di esacerbazioni moderate (OR = 0,4; IC95%: 0,2-0,9).

“I risultati di questo studio, pertanto – spiegano i ricercatori – confermano l’ipotesi emersa da lavori precedenti sull’esistenza di un’associazione tra i livelli di acidi grassi omega-3 alimentari (registrati mediante compilazione di un diario alimentare) e il miglioramento della salute respiratoria (…), dimostrato in modo più diretto che livelli più elevati di acidi grassi omega-3 nel sangue sono associati ad una migliore salute respiratoria nei pazienti con Bpco, tenendo conto anche di molti altri fattori confondenti, tra cui le condizioni socio-economiche”.

Viceversa, i livelli di EPA e DHA non sono risultati significativamente correlati ai punteggi CAT, ai punteggi mMRC o al rischio di esacerbazioni gravi di malattia.

Focalizzando l’attenzione sui biomarcatori infiammatori, è stata documentata una riduzione significativa della concentrazione media di IL-6 per ogni incremento pari ad una deviazione standard di EPA più DHA (-14,3%; IC95%: 1,2%-25,7%).

Questo è stato l’unico biomarcatore con un legame significativo con i livelli plasmatici di EPA e DHA tra i marcatori valutati (IL-6, IL-8, TNF-alfa, IFN-gamma).

L’aggiunta alla valutazione dell’acido docosapentaenoico (DPA) e dell’acido alfa-linolenico (ALA) all’EPA e al DHA ha prodotto risultati simili a quelli principali sopra descritti, con un legame significativo tra elevati livello totali di  acido grassi omega-3 e una riduzione del punteggio totale SGRQ (-2,8 punti; IC95%: da -5,3 a -0,3), nonché una riduzione del rischio di esacerbazioni moderate (OR = 0,4; IC95%: 0,2-0,97).

I ricercatori hanno sottolineato che i livelli di DHA e DPA hanno svolto un ruolo importante nelle associazioni sopra riferite.

Inoltre, dalla valutazione dei biomarcatori infiammatori, è emerso che il DHA e il DPA sono stati anche i principali responsabili della relazione significativa tra la riduzione della concentrazione di IL-6 e un livello elevato di omega-3 totali (-15,5%; IC95%:da -26,1% a -3,3%).

“Sarà compito dei prossimi studi verificare ulteriormente questo aspetto, comprendendo come l’aumento degli acidi grassi omega-3 nella dieta possa migliorare i risultati nella Bpco, al fine di  fornire più direttamente prove utili all’aggiornamento delle linee guida”.

Bibliografia
Kemper TA et al. Higher Plasma Omega-3 Levels are Associated With Improved Exacerbation Risk and Respiratory-Specific Quality of Life in COPD. Chronic Obstr Pulm Dis. 2024; 11(3): 293-302. doi: http://doi.org/10.15326/jcopdf.2023.0468
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