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Malattia cardiovascolare aterosclerotica: studio analizza effetti aspirina

Aspirina riduce il rischio di diversi tumori dell'apparato gastrointestinale: arrivano conferme da uno studio del Mario Negri

Il genere del paziente non sembra influenzare significativamente l’effetto dell’aspirina nei pazienti affetti da malattia cardiovascolare aterosclerotica

L’analisi secondaria dello studio ADAPTABLE, pubblicata su “JAMA Cardiology”, ha evidenziato che il genere del paziente non sembra influenzare significativamente l’effetto dell’aspirina sotto il profilo della sicurezza e dell’efficacia nei pazienti affetti da malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD).

Secondo lo studio, nonostante le donne con ASCVD ischemica stabile possano mostrare una minore reattività all’aspirina rispetto agli uomini, questo fenomeno potrebbe essere attribuito all’impatto attenuato dell’aspirina sull’interazione tra piastrine e subendotelio nelle donne.

Anche se l’aspirina inibisce la cicloossigenasi 1 (COX-1) in modo comparabile in entrambi i sessi, le vie metaboliche alternative alla COX-1 sembrano essere meno influenzate nelle donne.

Catherine P. Benziger e il suo team presso l’Essentia Health Heart and Vascular Center hanno sottolineato l’importanza di determinare la dose ottimale di aspirina per entrambi i sessi, vista la prevalenza di ASCVD a livello mondiale e il potenziale impatto nella riduzione degli eventi cardiovascolari.

Assenza di differenze significative tra due dosi a confronto
Lo studio ADAPTABLE, un trial clinico randomizzato e pragmatico, ha confrontato le dosi di aspirina di 81 mg e 325 mg al giorno nella prevenzione secondaria in 15.076 pazienti con ASCVD cronica (età mediana 68 anni, 69% uomini, 9% afroamericani). Nonostante le aspettative, l’analisi non ha rivelato differenze significative negli eventi cardiovascolari o nel sanguinamento maggiore tra le due dosi.

Nell’analisi secondaria, sono state esaminate le differenze di genere nella risposta alle due dosi di aspirina. Gli esiti primari valutati includevano decessi per qualsiasi causa e ospedalizzazioni per infarto miocardico o ictus, mentre l’ospedalizzazione per sanguinamento maggiore che necessitava trasfusione era l’esito primario di sicurezza.

Le donne partecipanti allo studio erano generalmente più giovani, meno frequentemente caucasiche, fumavano di più e avevano una storia più consistente di arteriopatia periferica rispetto agli uomini. Durante un follow-up di circa 26 mesi, l’8,1% delle donne e il 7,1% degli uomini hanno sperimentato l’esito primario di efficacia, senza differenze significative legate al genere o alla dose di aspirina.

È stato osservato che le donne necessitavano meno frequentemente di rivascolarizzazione ma presentavano un rischio maggiore di ospedalizzazione per ictus. Inoltre, le donne trattate con 81 mg di aspirina mostravano un tasso di sanguinamento leggermente superiore rispetto a quelle trattate con 325 mg, sebbene i tassi complessivi di sanguinamento maggiore fossero molto bassi e non differissero significativamente tra le dosi o i sessi.

In conclusione, scrivono i ricercatori, lo studio ADAPTABLE non ha rilevato differenze di genere nell’efficacia e nella sicurezza dell’aspirina utilizzata per la prevenzione secondaria in pazienti con ASCVD.

Bibliografia
Benziger CP, Stebbins A, Wruck LM, et al. Aspirin Dosing for Secondary Prevention of Atherosclerotic Cardiovascular Disease in Male and Female Patients: A Secondary Analysis of the ADAPTABLE Randomized Clinical Trial. JAMA Cardiol. 2024 Jul 10:e241712. doi: 10.1001/jamacardio.2024.1712. Epub ahead of print. leggi

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